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Il 19 e il 20 ottobre prossimi avrà luogo un’intensa due giorni di informazione, riflessione e cultura organizzata dal movimento No Ponte Calabria e dallo Spazio No Ponte di Messina

DDL Sicurezza e DL Ambiente e Infrastrutture costituiscono provvedimenti che attentano alle libertà costituzionali e ai princìpi democratici di equità e giustizia come mai prima d’ora nella storia della Repubblica. Per questo, è importante avviare una riflessione complessa che guidi le prossime fasi di mobilitazione contro il Ponte.

Sabato 19, a Villa San Giovanni, presso il CSC Nuvola Rossa, dalle 10,30 si terrà un’assemblea in presenza del PM Stefano Musolino (segretario nazionale di Magistratura Democratica), Arturo Salerni, legale del Progetto Diritti, e Alberto Ziparo, ingegnere dell’Università di Firenze e coordinatore degli studi sull’impatto del Ponte. Nel pomeriggio, dalle 15, l’assemblea sarà aperta alle realtà calabresi e siciliane di lotta sociale e ambientale per immaginare e definire le prossime tappe del percorso di contrasto al Ponte. Domenica 20, al villaggio UNRRA di Contesse (Messina), alle 18,30 andrà invece in scena lo spettacolo teatrale “Scecco, Cavallo e Re”, una spietata riflessione sull’inganno del potere.

Il DDL Sicurezza, approvato alla Camera e in procinto di essere votato in Senato, rappresenta una misura che incarna la recente fascistizzazione della produzione legislativa italiana e un approccio deleterio alle questioni sociali che, nonostante le retoriche ipocrite e rassicuranti del governo, sono sempre più pronte a esplodere. Sfruttando la percezione di insicurezza dovuta a reati di delinquenza e micro-criminalità, specie nelle grandi città italiane, il governo disegna misure liberticide e anticostituzionali che hanno l’obiettivo di scoraggiare la partecipazione popolare a mobilitazioni sociali come quella contro il Ponte.

Il reato di blocco stradale, finora “solo” illecito amministrativo, acquisisce statuto penale, estendendosi anche a picchetti e scioperi di lavoratori, e prevedendo una misura detentiva fino a due anni se il blocco viene attuato da più di una persona. Questa misura, ribattezzata anti-Gandhi in quanto si abbatte sulle forme pacifiche di resistenza passiva, si unisce all’introduzione dell’aggravante al reato di resistenza a pubblico ufficiale quando questo si manifesterà durante manifestazioni convocate “al fine di impedire la realizzazione di un’opera pubblica o un’infrastruttura strategica”, come TAV o Ponte sullo Stretto. E sappiamo bene come la “resistenza a pubblico ufficiale” nelle drammatiche e concitate fasi di un esproprio per garantire la cantierizzazione dell’opera del Ponte non significhi compiere un atto violento, ma semplicemente voler difendere pacificamente ma risolutamente la propria casa, la propria terra.

Questo disegno di legge prende forma mentre sono ancora in corso i contenziosi plurimilionari che vedono lo Stato chiamato in causa dal consorzio EuroLink e dalla società statunitense Parsons per la “sospensione” del progetto decisa nel 2012 dal governo Monti: fino a giugno 2025 non sarà possibile procedere a nuovi appalti, ma il governo accelera ugualmente e con il decreto Ambiente dispone addirittura che possa sostituirsi alla Commissione di Valutazione di Impatto Ambientale se questa non dovesse determinare risultati graditi! Assistiamo a forzature e stravolgimenti inquietanti del nostro ordinamento giuridico e costituzionale, volti a reprimere il dissenso proprio nel momento in cui le integrazioni della Stretto di Messina ai 239 rilievi della Commissione per la valutazione ambientale sono ancora un copia incolla delle precedenti stesure progettuali e rinviano a quell’irrealizzabile progetto definitivo recentemente bypassato dal Decreto Infrastrutture, per cui sarà possibile procedere alla realizzazione del Ponte per stralci funzionali garantendo ai privati il 10% di compenso per ogni fase costruttiva non realizzata. Tutto questo rivela ancora una volta l’inconsistenza fattuale del progetto Ponte, come denunciato anche dalle amministrazioni comunali dello Stretto.

Per questo è urgente incontrarsi, non cedere alla paura e alla rassegnazione, organizzarsi e immaginare come proseguire questa mobilitazione contro la svendita e la distruzione dei nostri territori.

Reggio Calabria, 17 ottobre 2024

NO Ponte Calabria

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