Extravergine d’oliva, in Calabria non ci abbiamo creduto e lo abbiamo trattato solo come una commodity, come una materia prima di scambio. Oggi non è più così. Anzi, non si è mai avuta forse la consapevolezza che c’è adesso in questa regione rispetto a quella che, con 159 mila ettari di uliveti (rispetto agli 11 mila di vigneti) e con 500 milioni di fatturato, rappresenta l’unica vera filiera strutturata calabrese. Insieme alla qualità, oggi abbiamo bisogno di raccontare storie di prodotti e di territori e di far innamorare tutte le generazioni di quella che è stata l’epopea dell’extravergine, sollecitando anche per questa via i calabresi a conoscersi di più, da un territorio all’altro, con tutti i loro Marcatori Identitari Distintivi (MID). Per questo bisogna continuare ad investire in formazione, anche a livello scolastico e dobbiamo abituarci tutti a parlare d’ora in avanti di piano olivicolo regionale, che è la nuova e forte prospettiva di metodo e di sviluppo dei prossimi anni sulla quale è impegnato, con il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (CREA), l’assessore regionale Gianluca Gallo.
Sono, questi, alcuni dei passaggi principali dell’intervento con il quale il direttore generale del dipartimento regionale agricoltura Giacomo Giovinazzo ha concluso l’importante e partecipato confronto dal titolo EVO CALABRIA, DALLA CARTA REGIONALE ALLA RISTORAZIONE, DALLE MENSE ALL’ESPERIENZA TURISTICA, ospitato nei giorni scorsi al Museo Civico del Mare, dell’Agricoltura e delle Migrazioni (MuMAM), nella Cittadella Fortificata Bizantina di Cariati.
Il dibattito, coordinato da Lenin Montesanto, Program Manager della Cabina di Regia dei MID della Regione Calabria, era inserito nell’ambito di un più ampio evento, una due giorni interamente dedicata alla promozione dell’identità enogastronomica (ALLA RICERCA DELL’IDENTITÀ E DEL PESCE DEI NOSTRI MARI. PER RISCOPRIRE UN BORGO. TESORI NASCOSTI TRA OLIO, VINO E PESCATO) promosso dalla società cooperativa Sentiero Sostenibile Srl di Corigliano-Rossano in collaborazione con il Flag Borghi Marinari dello Jonio, patrocinato dal Comune di Cariati e finanziato dalla Regione Calabria.
Il vero, odioso ed oicofobico paradosso di questa terra – ha esordito Montesanto aprendo il confronto – è che ci si ritrova spesso a dover parlarsi addosso, nei convegni e nei dibattiti come quello attuale, di diverse eccellenze come l’extravergine d’oliva, che però risultano sistematicamente latitanti nell’economia e nella vita quotidiana dei calabresi che, dalle mense scolastiche alla ristorazione, dagli scaffali della piccola e gande distribuzione fino purtroppo alle stesse dispense domestiche, privilegiano tutt’altro. Al termine di questa nuova e bella narrazione – ha anticipato il coordinatore rivolgendosi anzi tutto ai relatori di altre regioni – basterà uscire da questo Museo e andare a cena in un qualsiasi ristorante locale per accorgersi, ad esempio, che né si usa né si presenta e promuove, dalle cucine ai menù sul tavolo, alcun extravergine di qualità di quelli invece esposti in bella vista qui sul tavolo dei relatori. Il che – ha chiosato – è drammatico ed intollerabile da tutti i punti di vista.
Rispetto a questa fotografia difficilmente contestabile – ha tra l’altro detto il presidente del Consorzio Olio Igp Calabria Massimo Magliocchi – i sindaci e le amministrazioni comunali dovrebbero ad esempio favorire in tutti i modi la preferenza dell’extravergine locale di qualità nei capitolati per le mense scolastiche.
Fino ad oggi – ha spiegato nel suo intervento la presidente del Consorzio Turismo Olio Evo Mariagrazia Bertaroli incalzata sul punto da Montesanto – la Calabria ha pensato di poter vendersi da sola, soltanto attraverso la bellezza del proprio patrimonio.
È di tutta evidenza – ha aggiunto – che oggi, per costruire e condividere progetti ed economie sostenibili di turismo esperienziale serve saper investire e comunicare qualità, perché è soltanto quest’ultima che fa la vera differenza, non certo il prezzo. È il valore dell’esperienza territoriale e dei suoi prodotti che genera sentimenti, emozioni, reputazione e replicabilità. Ma, questi, sono risultanze di management nella progettazione turistica, di razionalizzazione dei processi e – ha concluso – di formazione turistica a tutti i livelli, da quello istituzionale allo stesso imprenditore agricolo.
Il confronto era stato aperto dagli indirizzi di saluto sia della direttrice del MuMAM Assunta Scorpiniti che, tra le altre cose, ha elogiato ed incoraggiato i giovani produttori di extravergine, protagonisti dell’evento, a continuare a credere e ad essere attori del processo di cambiamento sociale e culturale in atto, soprattutto in termini di responsabilità e sostenibilità; sia del sindaco Cataldo Minò che ha colto l’occasione per ribadire contenuti, metodi e step dell’impegno di promozione culturale messo in campo in questi primi mesi dalla neo insediatasi amministrazione comunale.
Di impegno ad educare soprattutto i giovani alla qualità nella preferenza delle produzioni agricole locali ha parlato il delegato civico all’agricoltura Giuseppe Parise, produttore e rappresentante di Confagricoltura sottolineando come anche l’incremento esponenziale e congiunturale dei prezzi dell’evo in questi mesi non abbia comportato, come forse da parte di alcuni ci si aspettava, una drastica riduzione dei consumi, imponendo semmai una rivalutazione culturale e pedagogica di questo prodotto straordinario.
All’ottima, sintetica ed efficace relazione sulle proprietà benefiche dell’extravergine del professore Ludovico Montebianco Abenavoli, docente di Gastroenterologia all’Università Magna Graecia e direttore della Scuola di specializzazione in Malattie dell’Apparato Digerente all’Università Magna Graecia, che ha insistito sul valore della dieta mediterranea e su quanti nel mondo –ha detto – sono impegnati a contrastarla, si sono aggiunti i contributi del consigliere delegato alle politiche per i turismi e marketing territoriale Antonio Scarnato sul valore economico del turismo dell’extravergine nella cornice del turismo esperienziale; dell’agronomo Francesco Cufari che ha ripercorso l’evoluzione storica della produzione e trasformazione dell’extravergine calabrese, da immangiabile a prodotto attuale di qualità che oggi deve essere narrato meglio assieme ai territori; del commissario dell’Arsac Fulvia Caligiuri che rilanciando la funzione e la missione di sperimentazione dell’istituzione da lei guidata ed ha ribadito che il problema attuale del settore olivicolo regionale non è di qualità ma di capacità commerciale; e, infine, di Roberto Bonofiglio, tra i soci fondatori di Mi ‘Ndujo, tra i partner assieme all’associazione Otto Torri sullo Jonio e protagonisti del Villaggio dell’Identità e della Sovranità Alimentare nella Cittadella Fortificata di Cariati; un’esperienza imprenditoriale e identitaria virtuosa alla quale sono stati destinati nel corso del dibattito diverse attestazioni di stima e complimenti, tra i quali quelli conclusivi del direttore Giovinazzo per il quale il vero valore aggiunto replicabile di iniziative di successo come Mi ‘Ndujo è – ha spiegato – quella di saper trasmettere valore aggiunto a produzioni autentiche e di qualità dei nostri territori.