“Pochi possono dirsi: “Sono qui”. La gente si cerca nel passato e si vede nel futuro” - Georges Braque
HomeCalcioCarminello è reggino e va difeso (almeno) dai reggini

Carminello è reggino e va difeso (almeno) dai reggini

di Paolo Ficara – Il rispetto – da tutti e per tutti – lo avevamo già chiesto. Adesso ci aggiungiamo anche la parola “identità”. Una stagione calcistica che non s’aveva da fare, per dirla alla Manzoni, ci auguriamo porti in qualche maniera al risultato più importante che può essere raggiunto dalla tifoseria di Reggio Calabria: una compattezza ritrovata.

Ahinoi, non siamo affatto sulla buona strada.

Era inizio agosto, la sentenza del Tar del Lazio verso il ricorso della Reggina era appena trapelata. Uno sfogo social duro e commovente da parte di Carmine Quartuccio, per tutti Carminello, a sua insaputa ci aveva inspirato l’articolo in cui chiedevamo a Felice Saladini di posare il giocattolo. Non volendo strumentalizzare lo storico capo ultrà, ma apprezzandone la lucidità nel dire a Saladini di fermarsi con i ricorsi, ci venne spontaneo metterci in scia. Senza dirglielo direttamente o apertamente, ritenevamo avesse ragione da vendere.

Motivo per cui ci siamo rimasti male, nel momento in cui Carminello e l’intero gruppo del tifo organizzato avevano organizzato la manifestazione allo stadio, di fatto per spingere in vista del Consiglio di Stato. Eppure, fino a due giorni prima, l’idea era opposta. Con il massimo rispetto dei ruoli e delle persone, temiamo che un gruppo di innamorati della Reggina sia stato turlupinato dal solito finto eroe, abile nello spacciare i propri interessi soggettivi – mantenere il contratto nonché la propria sfera di potere – per interessi collettivi.

L’attuale stagione calcistica è complicata per mille motivi, non stiamo a tediarvi. Ma se avrà un’utilità, dovrà essere quella di estirpare più comparati possibile. Restituendoci quella compattezza che ci manca proprio come popolo. E che consente da troppo tempo, a livello politico in primis, di essere dominati e superati da chiunque. Quindi rendiamoci conto di dove siamo finiti, a furia di voler vedere il marcio nel vicino di casa.

Carminello si è sfogato a mente fredda, con un altro video social, dopo la gara persa sul campo dalla Fenice contro il Sant’Agata. E seguita poi da un ricorso che, a termini di regolamento, dovrebbe far assegnare i tre punti agli amaranto. Di questo sfogo non possiamo sicuramente condividere la forma. Ma il dubbio che uno come Carminello, frequentatore dello stadio da quando tanti di noi andavamo a scuola o non eravamo neppure nati, possa aver notato qualcosa che proprio non gli è andato giù sulla singola partita, può anche venirci.

Ovviamente può saperlo solo lui. A differenza sua e per scelta ben precisa, non stiamo frequentando lo stadio in attesa di vedere che fine fa la Reggina in tribunale. Quindi non possiamo supportare o sviluppare la sostanza – ribadiamo, sicuramente non la forma – del suo sfogo. Né, in una situazione normale e con tutto il rispetto, ci interesserebbe: il tifoso è tifoso, in quanto tale è umorale, non va strumentalizzato a piacimento né elevato ad opinionista.

Il concetto è un altro. Tra Carminello ed un catanese, tra Carminello ed un lametino, tra Carminello ed un palermitano, se c’è una diversità di vedute sul modo di intendere lo svolgimento – o l’approccio – di una singola gara o di un campionato di calcio, o in forma estesa di una gestione societaria, nel dubbio ascoltiamo Carminello. Perché almeno abbiamo certezza, dobbiamo avere certezza, che non può volere il male della squadra della propria città.

Altrimenti sarebbe come se i nostri nonni o bisnonni, durante la seconda guerra mondiale, vedendo avvicinarsi due soldati armati da diversi punti cardinali, avessero sparato a quello con la divisa italiana anziché all’altro.

Ognuno di noi commette errori e ha i propri limiti. Noi, ad esempio, da giornalisti avremmo il dovere di andare allo stadio a fare cronaca. O ci prendete per come siamo, oppure pazienza. Restiamo in attesa non di un’altra società – al di là dell’oggettiva improponibilità di quella attuale – ma di un’effigie. A prescindere dalla categoria.

Oggi, nel 2023, se un reggino si sogna di impartire lezioni di tifo al reggino Carminello, magari allo scopo di proteggere gli altarini a qualche predatore, vorrà dire che siamo tristemente avviati a marcire calcisticamente – e non solo – nelle categorie inferiori per qualche lustro. Ed il guaio è che ce lo meriteremmo.

Nessuno ci restituirà la nostra identità se non ci difendiamo prima tra di noi.

Articoli Correlati