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Altro che Ryanair o Uber. In Calabria l’unico brand duraturo e di successo è la ‘ndrangheta

di Claudio Cordova – Si impegna tanto il presidente della Giunta Regionale, Roberto Occhiuto, per astrarre, anzi, sottrarre, la Calabria dall’equazione che la associa, sempre e comunque alla ‘ndrangheta. Non è il primo che ci prova, va detto. Del resto, ahinoi, la nomea non è così immeritata.

E’ dai tempi di Giuseppe Scopelliti governatore che si prova a smacchiare la coscienza e l’immagine della Calabria. Ci aveva provato nella sua breve gestione anche Jole Santelli. E persino Mario Oliverio si era inventato una nuova narrazione della Calabria tra i boschi dell’Aspromonte e della Locride. Peccato lo avesse fatto con gli autori meno adatti.

Roberto Occhiuto si impegna da mesi con iniziative tangibili e, se vogliamo, per certi versi storiche. Proprio in questi giorni, Ryanair inizierà a volare da e per Reggio Calabria. E proprio nelle ultime ore, lo stesso Governatore ha annunciato l’arrivo della piattaforma di trasporto Uber in Calabria. Siamo alle solite. Sarebbero misure ordinarie, quasi banali, su un territorio normale. Ma la Calabria non è un territorio normale. Non lo è sotto il profilo politico, economico e sociale. E, ovviamente, anche sotto quello criminale.

E, infatti, proprio mentre Occhiuto si impegna per esaltare il naturale talento turistico che la Calabria possiede, arriva la notizia dello scioglimento per ‘ndrangheta del Comune che più di tutti, negli anni, è riuscito a percorrere quella strada di affrancamento e di internazionalizzazione: Tropea.

Una beffa di quelle che nemmeno Will il Coyote quando quasi raggiunge l’agognato Road Runner e lo perde proprio per un soffio per chissà quale imponderabile imprevisto. Con un’unica eccezione: la ‘ndrangheta, in Calabria, è tutt’altro che un imponderabile imprevisto.

E’ la norma.

E questo, purtroppo, dobbiamo continuare a sostenerlo con forza, anche a costo di essere accusati dai soliti noti di criminalizzare il territorio. Il territorio calabrese è criminale, nella sua larga parte.

Non è troppo interessante, in questo momento, entrare particolarmente nel caso specifico di Tropea. Ciò che conta è il fenomeno che va visto da una duplice e antitetica prospettiva. La prima è che se gli ispettori entrassero in un qualsiasi comune calabrese difficilmente questo potrebbe salvarsi dallo scioglimento per ‘ndrangheta. E non di certo perché tutti i sindaci siano mafiosi. Ve ne sono molti che lottano ogni giorno contro lo strapotere ‘ndranghetista. Ma è pressoché impossibile che la ‘ndrangheta non riesca a insinuarsi nelle maglie della burocrazia. Attraverso un politico colluso oppure un funzionario corrotto. O magari in un grande appalto. O, più spesso, in una piccola commessa lavorativa, che non serve tanto all’arricchimento, quanto per segnare il territorio.

La seconda prospettiva, sebbene opposta e contraria, è strettamente collegata alla prima, in maniera atavica e annosa. Ossia la “facilità” con cui un Ente pubblico possa essere sciolto per infiltrazioni della criminalità organizzata. Da sempre, tanti, anche all’interno della magistratura, lamentano la necessità di riformare la legge che regola gli scioglimenti. Tropea potrebbe esserne solo l’ultima vittima. In attesa della prossima.

Una vittima illustre, peraltro, dato che, come si diceva, è il centro che più ogni altro in Calabria in questi anni aveva puntato su un marketing territoriale internazionale. E’ ancora negli occhi di tutti il selfie di Russell Crowe che esalta la bellezza della Costa degli Dei. E però, come sempre, non è colpa del destino cinico e baro.

Già perché le mafie esistono un po’ ovunque. Ma la fama positiva di Taormina o di Capri non viene offuscata dalle stesse. Perché altrove c’è il marcio. Ma c’è anche ciò che non è marcio. La Calabria è criminale e lo sarà ancora per tanto tempo, sebbene il tema ‘ndrangheta sia scomparso dal dibattito pubblico. Perché è vero che gli ultimi anni hanno segnato qualche passo in avanti rispetto al passato. Ma è anche vero che l’affrancamento – che è in primis culturale – è un processo lento, lentissimo, che nessuno può instillare con una artefatta “nuova narrazione”. Che non scatta con arrivi importanti come quelli di Ryanair o Uber. E nemmeno con i selfie di Russell Crowe. Il territorio calabrese è e rimane criminale. E questo non significa che sia meno bello. Non significa che abbia meno potenziale. Significa che c’è solo da essere più frustrati. Perché come dice la frase più bella e iconica di un gran film come “Bronx”, di Robert De Niro, “la cosa più triste nella vita è il talento sprecato”.

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