di Mariateresa Ripolo – Cenere. Tutto quello che rimane in aree vastissime è soltanto una macchia annerita e qualche carcassa di legno completamente carbonizzata. Ettari di boschi e terreni andati in fumo, cancellati per sempre dalla furia distruttiva delle fiamme.
Per la conta definitiva dei danni (purtroppo) è ancora presto. L’Aspromonte continua a bruciare, continua a fare paura il silenzio e la devastazione che il fuoco lascia dietro di sé, in un incubo che sembra non avere fine.
Mentre una dettagliata ricostruzione realizzata su richiesta della Direzione scientifica dell’Arpacal utilizzando i satelliti, ci restituisce le incredibili immagini che documentano l’evoluzione degli incendi che da giugno ad agosto hanno interessato l’area aspromontana, ci si comincia a chiedere quali provvedimenti siano stati assunti per evitare il disastro. E, soprattutto, se i provvedimenti adottati siano stati presi con sufficiente anticipo, anche alla luce di una determina che attesta l’assegnazione per “le attività di prevenzione degli incendi boschivi” di tre aree del Parco datata 6 agosto 2021. In piena emergenza e dopo settimane dall’inizio dei roghi.
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Il Piano Antincendio del Parco Nazionale dell’Aspromonte
“Monitorare, prevenire e intervenire tempestivamente per contrastare la piaga degli incendi boschivi”. A questo sarebbe dovuto servire il Piano Antincendio 2018-2022, dell’Ente Parco Nazionale dell’Aspromonte. Un provvedimento attraverso il quale vengono assegnate ad associazioni di volontariato e Protezione civile, le aree di competenza per le attività di prevenzione degli incendi boschivi nella stagione estiva.
Ma, delle 15 zone in cui è suddiviso il Parco, 12 sono state assegnate il 22 giugno 2021 (determinazione n. 275), mentre l’assegnazione delle zone 7, 12 e 16 è avvenuta solo dopo, attraverso una delibera che riporta la data del 6 agosto 2021 (determinazione n. 360), in piena emergenza incendi.
“Le Associazioni – è specificato sul sito dell’Ente – dovranno svolgere attività di avvistamento organizzata con personale a terra e di comunicazione agli enti preposti, allo scopo di ridurre potenziali minacce di incendi”.
Ci si chiede quando potevano essere svolte queste attività di “avvistamento” da parte delle associazioni se le aree da monitorare dovevano essere ancora assegnate. Difficile “prevenire” e “ridurre potenziali minacce” nel bel mezzo dell’emergenza, ad agosto, e quando già i roghi avevano iniziato a devastare intere aree da settimane.
Ma gli interrogativi, alla luce del disastro – di quella che lo stesso presidente del Parco Leo Autelitano, ha definito “una catastrofe” – sono molti. Con il passare delle ore si allunga la lista dei danni e inizia il rimpallo di responsabilità.
Danni alla fauna e agli habitat naturali, perdite incalcolabili per le aziende agricole. Secondo le primissime stime, in Aspromonte, sarebbero circa 5.400 gli ettari andati in fumo, considerando esclusivamente l’area più vasta interessata dal fuoco. Oltre alle perdite umane in tutta la Regione: sono sei le vite spezzate dall’inizio dell’emergenza incendi in questa stagione estiva.
Caldo e siccità, uniti alla longa manus di criminali e della criminalità organizzata, sempre più interessata alla filiera del legname, – come evidenzia il rapporto Ecomafie 2020 – contribuiscono ogni giorno a cancellare ettari ed ettari di patrimonio boschivo.
“Pochi uomini e mezzi”. Per porre rimedio alla “prevenzione” scattata con settimane di ritardo, non bastano i canadair che, senza sosta, sorvolano i cieli calabresi per raggiungere prima il mare e poi le zone montane. Non bastano gli uomini e i mezzi dei Vigili del Fuoco e di Calabria Verde. Troppi roghi e il vento degli ultimi giorni non ha di certo agevolato le operazioni di spegnimento.
È lo stesso Autelitano, in un post pubblicato su Facebook, a denunciare la carenza e l’inefficienza delle misure adottate: “Manca il coordinamento, i pochi uomini di Calabria verde che insistono nelle prossimità e i volontari (stanchi e stremati) che si stanno impegnando senza risparmiarsi non hanno i mezzi necessari per intervenire”. “Nell’indifferenza generale, – ha accusato il presidente del Parco – sta bruciando tutto. Sul fronte nessun mezzo aereo e nemmeno da terra è arrivato quel che serve”.
Su richiesta della Prefettura di Reggio Calabria è stato allestito un posto di comando avanzato a Bova Superiore, una sorta di centrale operativa mobile dei vigili del fuoco, dal quale vengono coordinate le operazioni di spegnimento dei vari incendi ancora attivi. L’attenzione rimane altissima.
L’interrogazione parlamentare sull’attività dell’Ente
Intanto approda in Commissione Ambiente, a Roma, un’interrogazione parlamentare, datata 11 agosto 2021, in cui si chiede al ministro della Transizione ecologica “quali iniziative intenda assumere per assicurare il recupero delle capacità amministrative e tecniche pari alle funzioni e agli scopi per cui l’Ente Parco nazionale dell’Aspromonte è stato istituito”. A chiedere “trasparenza” sulle attività dell’Ente è il deputato del Partito Democratico Antonio Viscomi. “Il Parco Nazionale dell’Aspromonte – scrive il parlamentare – ha subito nel novembre 2019 l’improvvisa e tragica scomparsa del suo Direttore, figura ancora ricordata per aver diretto l’Ente con massima trasparenza e rigore, riuscendo nel contempo a motivare professionalmente il personale dipendente”.
Il deputato evidenzia che “vari elementi hanno contribuito a cambiare il clima organizzativo e le prassi amministrative usuali; a mero titolo di esempio: è stato autorizzato il trasferimento ad altra amministrazione di quasi la metà dei dipendenti (8 unità su 17, di cui 5 funzionari, tra questi, 4 responsabili di servizio con P.O.), conseguentemente privando l’Ente delle necessarie competenze per lo svolgimento dei suoi scopi istituzionali, anche di natura ordinaria, come pure evidenziato dal Collegio dei Revisori dei Conti; si è autorizzata una procedura di completamento della dotazione organica con personale LSU-LPU senza indicare alcun criterio oggettivo di selezione; si è di fatto ridotta la trasparenza secondo quanto previsto dalle regole generali. Addirittura, con verbale n. 3/2021, il Collegio Straordinario dei Revisori dei Conti è arrivato a contestare la veridicità di quanto contenuto nella Delibera del Consiglio Direttivo (n. 3 del 30.04.2021), e cioè di non aver espresso nei termini di legge il proprio parere, laddove invece a quanto pare non era stato messo in condizione di esprimersi come obbligatoriamente previsto per legge”.
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Foto di Giuseppe Vottari