di Paolo Ficara – Dopo aver convinto i reggini circa la possibilità di vincere contenziosi in Italia, in Europa e nell’universo, per Felice Saladini è arrivato un altro pronunciamento sfavorevole. Assimilata ormai la bocciatura dell’iscrizione della Reggina in tutti i gradi di giudizio nell’estate del 2023, qualche giorno fa il Tribunale di Bologna ha emesso un proprio pronunciamento in altro tipo di contenzioso.
Stavolta come ex patron del Lamezia Terme, il Giudice del Tribunale felsineo, Dott.ssa Carolina Gentili, ha adottato un ordinanza, per il momento provvisoria ma immediatamente esecutiva, contro il Presidentissimo, di pagamento di oltre 26.000 Euro in favore dell’avvocato Mattia Grassani. L’aspetto nuovo è il seguente: a differenza delle precedenti vicende riguardanti sia la squadra amaranto che quella gialloblu, stavolta non c’è un amministratore delegato di mezzo. Quindi per il sorridente imprenditore classe ’84, si crea un precedente in termini civili per cui lo stesso risponde a titolo personale, illimitatamente con tutti i beni posseduti. Ma inquadriamo la vicenda.
È il 2021. Nasce il Lamezia Terme, che sarebbe il Sambiase fresco di promozione in D proprio ai danni della Vigor Lamezia. Società che viene abbandonata da Saladini ai propri destini, per fare calcio nella propria città sotto mentite spoglie. Il progetto calcistico è però ambizioso. Al punto che viene convocato l’avvocato Mattia Grassani, massimo esperto di diritto sportivo in Italia, per conferirgli l’incarico di assistenza e consulenza del club circa ogni procedimento legale, questione e affare, anche stragiudiziale e di consulenza.
Uno di quei contratti di tipo “flat”, ossia con compenso annuo prestabilito a prescindere dal numero di cause che sarebbero sorte, nell’arco di una intera stagione sportiva. Un accordo addirittura quadriennale che prevede compensi diversi, in base alla categoria di militanza. Saladini, nonostante lo stupore dello stesso Grassani, al momento della firma chiede vengano previsti onorari anche in caso di conquista della Serie A da parte Lamezia nel corso del quadriennio. Quindi ipotizzando anche una serie di tre promozioni consecutive per il suo Lamezia Terme, dalla Serie D alla Serie A.
Iniziando però ben presto a manifestare difficoltà nell’onorare questo accordo: “La negoziazione e l’accordo avvennero nella villa di Lamezia del Sig. Saladini. Grandi proclami, sorrisi da copertina patinata, staff da grande società, poi non sono stati onorati nemmeno i compensi previsti per la Serie D. Solo acconti, ottenuti con fatica e ripetute insistenze. Tanto che, raggiunta una morosità importante, dopo una, due, tre, quattro diffide, non riscontrate in alcun modo, ho deciso di fare causa al Sig. Felice Iginio Marcello Saladini personalmente perché il contratto di consulenza lo aveva firmato lui personalmente e doveva ritenersi personalmente responsabile delle obbligazioni non onorate dalla società. Comportamento assolutamente inaccettabile – spiega l’avvocato Grassani al Dispaccio, dopo la decisione del Tribunale – per come era nato, per le garanzie ricevute e per il comportamento tenuto dal Sig. Saladini. Il contratto quadriennale proposto faceva presuppore l’esistenza di solide basi e progettualità di lungo termine, impegni purtroppo non rispettati. Chiaro che i compensi sarebbero stati diversi in base alle categorie di militanza, ma i miei onorari non sono stati corrisposti integralmente nemmeno per quanto concerne il tariffario previsto per il campionato di Serie D”. Conclude l’Avv. Mattia Grassani su Saladini: “Deluso profondamente dall’esito di questa esperienza, che fa il paio con quella di Reggio, vero e proprio bagno di sangue, ma soprattutto deluso da quella persona, non mi sarei mai aspettato, dico mai, un comportamento simile. Non l’ho mai più sentito”.
La somma, giova specificarlo, non va a carico della società Lamezia Terme ritiratasi otto mesi fa dal campionato di Serie D. Si tratta bensì di un impegno economico di cui Felice Saladini è personalmente responsabile, in qualità di presidente del Lamezia, impegno firmato di proprio pugno. Per un “investimento” complessivo che avrebbe superato ampiamente i 300.000 euro, in caso di scalata della squadra nelle varie categorie. Quando l’ambizione non va di pari passo con la concretezza.