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A San Roberto il primo “Memorial prof. don Domenico Calarco”

Si è celebrato a San Roberto la prima edizione del “Memorial prof. don Domenico Calarco”, il quale, a quindici anni dalla scomparsa di questo illustre sanrobertese, è stato ricordato dall’Amministrazione Comunale con la collaborazione dell’associazione ricreativa culturale “M.S.S. Annunziata”, presieduta da Raffaele Bova ed operante ad Acquacalda, frazione di cui il compianto sacerdote era originario. Presenti anche gli allievi della locale scuola media.

«Abbiamo voluto questo primo incontro proprio in quello che era il giorno del suo compleanno, poiché quando si ricorda qualcuno, lo si fa rievocando alla mente i momenti più belli – spiega il sindaco Antonino Micari – Sono molteplici gli aspetti di questa poliedrica personalità. Abbiamo parlato dell’uomo Domenico Calarco, dell’intellettuale, del sacerdote e del sognatore, poiché lui era tutto questo assieme e pure di più: questo è il motivo per cui questa Amministrazione si prende l’impegno a rinnovare il Memorial con future edizioni».
Sul tavolo dei relatori hanno preso la parola la nipote, la professoressa Nicoletta Pellegrino, nel ripercorrere i ricordi d’infanzia e di famiglia di cui era protagonista quel suo grande zio. Il professore Giuseppe Caridi, presidente della Deputazione di Storia Patria per la Calabria, ha relazionato in merito all’opera intellettuale svolta da don Calarco, missione che ha avuto il suo binomio nel servizio sacerdotale, ripercorso da monsignor Antonino Denisi, decano dell’Arcidiocesi di Reggio Calabria Bova, il quale è stato fianco a fianco con don Calarco fin da quando entrambi erano seminaristi. Infine il sindaco Antonino Micari ha riassunto la capacità di sognare e di coinvolgere e realizzare i sogni, cosa che ha caratterizzato sempre l’agire di don Calarco, a cui si devono opere importanti, tra cui la strada a scorrimento veloce di San Roberto e la strada che ancora oggi collega Pietra Pennata con Palizzi, tanto per citare alcuni degli esempi più duraturi.

«Mio zio da piccolo capì che voleva studiare. La sua famiglia era umile e povera, fu l’intervento di monsignor Lembo a permettergli di entrare in Seminario. Era il 1940 – ricorda la nipote Nicoletta Pellegrino – Da allora mio zio ha sempre cercato di aiutare il prossimo. La sua vita fu un impegno ad abbattere l’isolamento di chi viveva in Aspromonte attraverso i valori alti di cultura e fede».

«Era un visionario coi piedi ben piantati per terra. Concluse a Bologna la sua formazione sacerdotale e si laureò con una tesi sugli aspetti religiosi, politici e sociali della questione meridionale – spiega il professore Caridi – La scuola per interpeti e traduttori che fondò a Reggio gli è sopravvissuta. Dava coraggio a tutti, col suo dinamismo e la sua generosità».
«Un missionario, Mimmo Calarco è stato questo, un sacerdote sempre e dovunque, la cui educazione gesuita è stata umanamente completata dalle letture proibite di don Milani e don Mazzolari – afferma monsignor Denisi – Lui è stato il mio “compare” di tonsura. Fu ordinato sacerdote al servizio della diocesi, poiché povero, ma ha lasciato ricco chiunque abbia incontrato, fin da quando fu chiamato parroco di Pietra Pennata e cappellano dei pastori in Aspromonte».

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