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Droga, Klaus Davi distrugge cocaina dei clan Rom di Reggio Calabria: “La piazza di spaccio di Rione Marconi fattura 200mila euro al mese”

Nuovo video shock di Klaus Davi, giornalista autore di numerose inchieste sulla criminalità organizzata che nei giorni scorsi è riuscito a filmare una centralina della cocaina gestita dai clan Rom di Reggio Calabria e ha pubblicato il video su internet (https://www.youtube.com/watch?v=-GKtnSTVFgI&ab_channel=KlausCondicio). Nell’inchiesta si vede un appartamento di almeno 4 stanze dove diversi pusher smistano dosi di polvere bianca, hashish, ecc ad alcuni clienti avventori ma anche a “micro trader” che acquistano quantità più corpose da distribuire a ulteriori terminali.

Ora il giornalista, in un secondo filmato (online al link https://www.youtube.com/watch?v=kgEG9qESa5o&ab_channel=KlausCondicio), distrugge la cocaina, acquistata per riuscire a filmare l’interno della centralina e smascherare la rete di pusher che sovrintendevano al covo, con un martello e poi butta le dosi distrutte nella tazza di un gabinetto. Nel video Davi dichiara: «Vorrei sottolineare che mi sono recato nel fortino dei clan Rom senza avvisare le forze dell’ordine perché non trovo corretto che i giornalisti facciano pagare alla collettività il prezzo del loro lavoro. Ci sono andato alle 2 di notte dopo aver studiato come schivare le vedette disseminate in viale Marconi nonché le telecamere piazzate dal clan in tutto il rione per controllare capillarmente chi entra e chi esce. A me dello spaccio non frega nulla, scopo dell’inchiesta è raccontare l’ascesa dei clan Rom ai piani alti della ‘Ndrangheta e l’evidente spessore organizzativo dell’attività dei narcotrafficanti».

Sempre a proposito dell’inchiesta sulla “centralina della droga”, il massmediologo aggiunge: «Da nostri calcoli realizzati in queste settimane, prima di esserci infiltrati nell’appartamento bunker di Rione Marconi, possiamo affermare che il fatturato medio della Piazza è di almeno 200mila euro al mese. Una cifra ricavabile da una serie di elementi: lì dentro si lavora 24 ore su 24, si smistano droga e hashish e lo si fa non solo ai consumatori finali, ma anche a micro “trader” che poi ridistribuiscono a loro volta ad altri franchises i quali, a loro volta, li rivendono. La cifra, quindi, è una stima nata dal conteggio del numero di persone che sono entrate moltiplicate per un mese».

Infine Davi anticipa: «Abbiamo altri filmati di persone che commettono gravi reati e li veicoleremo prossimamente e potremmo titolarli “La banalità del male”, come scrisse Hannah Arendt. La nostra inchiesta getta anche una luce sull’ascesa nelle gerarchie della ‘Ndrangheta degli agguerriti gruppi Rom. È una dimostrazione plastica della loro crescita logistico-organizzativa. Esiste sia lo spaccio più raffinato sia quello al dettaglio e coinvolgono decine di persone. E la gente di quartiere in questo momento si sente abbandonata», ha concluso Davi.

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