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Pnrr e Ponte sullo Stretto, Anac bacchetta il governo: “Squilibri pericolosi fra pubblico e privato”

Per il Pnrr sono “indispensabili” trasparenza e un sistema di controlli ed è “decisiva” per la sua riuscita (una “salita particolarmente ripida” ), la rinegoziazione di alcune misure, spostando gli investimenti meno urgenti su altri finanziamenti. Nel Codice degli appalti sono state introdotte troppe deroghe e “scorciatoie” pericolose.

E nel dl sul Ponte sullo Stretto di Messina, c’è una grossa pecca, uno “squilibrio” nel rapporto tra la parte pubblica e quella privata, che si traduce in un danno per la prima. Il presidente dell’Anac Giuseppe Busia, presentando nella sede della Camera la relazione annuale sull’attività dell’autorità anticorruzione, affronta tanti dei temi in cima all’agenda politica e chiede che non ci siano “passi indietro” nella lotta alla corruzione. Messaggi che suonano, almeno in parte, come critiche al governo, che si appresta tra l’altro a abrogare l’abuso d’ufficio e a modificare il traffico di influenze illecite.

La polemica sulla cancellazione dei controlli concomitanti della Corte dei conti sul Pnrr è ancora aperta, Busia ha già detto di non ritenere che eliminando quella norma il governo abbia violato regole europee, ma torna a ribadire l’importanza dei controlli. Il Pnrr “deve essere terreno condiviso, sottratto alla dialettica politica di corto respiro”, ammonisce. E “precondizione” perchè questo accada è “la massima trasparenza e controllabilità dei progetti e dello stato degli investimenti”, utile anche ad evitare che la montagna di risorse, “oggetto di appetiti della criminalità e del malaffare”, finisca in “mani sbagliate”. Centrale anche la rinegoziazione di alcune misure del Piano. Perchè se le riforme previste sono “indispensabili ed esigono un rapido completamento, non tutti gli investimenti hanno la medesima urgenza. Per questo possono essere utilmente spostati su altri finanziamenti europei, per i quali pure il nostro Paese registra da sempre ritardi e sprechi inaccettabili”.

I richiami più diretti all’esecutivo sono sul Ponte e sul Codice degli appalti. Nel dl sull’opera pubblica che collegherà Sicilia e Calabria, c’è “uno squilibrio nel rapporto tra il concedente pubblico e la parte privata, a danno del pubblico, sul quale finisce per essere trasferita la maggior parte dei rischi”, avverte Busìa, lamentando che proposte emendative presentate dall’Anac per correggere questa stortura non siano state accolte dal governo. Le maggiori critiche si appuntano però alle nuove norme sugli appalti che entreranno in vigore il primo luglio.

“La deroga non può essere la regola” avverte il presidente dell’Anticorruzione, che poi punta l’indice su quelle che definisce le “scorciatoie foriere di rischi”: come l’innalzamento delle soglie per gli affidamenti diretti, specie per servizi e forniture, o l’eliminazione di avvisi e bandi per i lavori fino a cinque milioni di euro. Busìa denuncia anche i pericoli del subappalto a cascata, lo svuotamento di fatto dell’ingresso di donne e giovani negli appalti Pnrr, e la mancata introduzione nel nuovo codice dell’obbligo di dichiarare il titolare effettivo dell’impresa, come richiesto dall’Anac.

Chiede la “drastica riduzione” delle 25.600 stazioni appaltanti e segnala i rischi che derivano dalla scarsa concorrenza nel settore degli appalti delle grandi opere, “con gli affidamenti più rilevanti dominati da un unico, grande gruppo imprenditoriale”. La relazione è ricca di dati. Il più rilevante è il boom nel 2022 degli investimenti nel settore dei contratti pubblici, con volumi doppi rispetto al 2018 e un + 39% rispetto al 2021. Un aumento che “risente, senza dubbio, degli investimenti legati al Pnrr”, spiega l’Anac, invitando a restare con i piedi per terra, perchè si “tratta solo dell’inizio del percorso: l’Italia dovrà presto dimostrare all’Europa, e soprattutto a sé stessa, di saper gestire adeguatamente la fase dell’esecuzione contrattuale”.

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