“Sono rimasto in acqua almeno tre ore aggrappato ad un pezzo della barca e sono stato recuperato quando era già giorno da una motovedetta della Guardia costiera”. A raccontarlo è uno dei superstiti del naufragio di Steccato di Cutro che stamani sarà sentito dal gip del Tribunale dei minorenni di Catanzaro nell’incidente probatorio disposto per cristallizzare le testimonianze dei naufraghi. L’uomo, nell’incidente, ha perso una nipotina di 6 anni, morta, dice lui “per ipotermia”.
“Ero nella stiva quando c’è stato l’urto – ha raccontato l’uomo, un cittadino siriano – sono subito salito insieme ai miei due nipoti e ci siamo gettati in acqua. La bambina però è morta mentre l’altro nipote si è salvato”.
Quest’ultimo aveva raccontato di avere tenuto in braccio la sorellina ma che tutto era stato inutile perché la piccola era morta per il freddo. L’uomo ha poi riferito che poco prima dello scontro con la secca, gli scafisti turchi erano scesi nella stiva per informare i migranti che sarebbero arrivati a breve e quindi avevano messo il motore del caicco al massimo, rompendo poi la leva per evitare di poter decelerare. Quindi avrebbero buttato in acqua un canotto nel tentativo, risultato vano, di fuggire.