“Ma è meglio poi, un giorno solo da ricordare che ricadere in una nuova realtà sempre identica” (Francesco Guccini, Scirocco -
HomeUncategorizedLa Calabria ha già assolto Roberto Occhiuto

La Calabria ha già assolto Roberto Occhiuto

di Claudio Cordova – I lamenti – sui social, davanti alla stampa nazionale e poi a quella locale – di Roberto Occhiuto stanno monopolizzando, ormai da giorni, la scena pubblica calabrese. Ovvio, si dirà. Il presidente della Giunta Regionale ha fatto qualche giorno fa coming out rispetto a un’indagine a suo carico per corruzione, per fatti antecedenti alla sua elezione alla carica di governatore.

Ha giocato d’anticipo, Occhiuto. Ma, soprattutto, ha drammatizzato, enfatizzato, caricato di pathos quello che gli sta succedendo: ha usato parole come “tranquillo un piffero” o “stuprato” per sottolineare quanto ritenga lontana dal suo modo di agire la contestazione di corruzione che gli muove la Procura di Catanzaro. Ovvio anche questo. Non esiste un politico, ma potremmo allargare il campo, non esiste persona che, indagata o accusata di qualcosa, si consideri colpevole. E soprattutto dichiari pubblicamente di esserlo.

Fin qui, dunque, una storia già vista. Politico indagato. Politico che si dichiara estraneo. Solidarietà da parte della sua parte politica. Attacco da parte di quella avversa. Tutto già visto.

O forse no.

La cosa che più colpisce di questa vicenda politico-giudiziaria è il cambiamento di prospettiva che la questione sta mostrando. Perché è innegabile – basta fare un giro anche sui social – che l’onda di solidarietà e di sostegno che ha ricevuto e sta avendo, in questi giorni, Occhiuto, va ben oltre la classica divisione: sono di centrodestra, ti appoggio; sono di centrosinistra, ti attacco. No, il sostegno al governatore è ben più ampio rispetto agli schieramenti politici. E’ stato lui stesso a notarlo in una delle sue uscite pubbliche.

E questo, per la Calabria, è una grande novità.

Non si venga tratti in inganno. Potrebbe sembrare ovvio che in una regione tra le più corrotte e criminali d’Italia, ci si schieri sempre contro chi indaga su presunti reati e presunto malaffare. In realtà, però, la Calabria è sempre stata diversa in questo senso. Perché – basti pensare alle vicende più recenti, dalle indagini di Luigi De Magistris, a quelle sui governatori Giuseppe Scopelliti e Mario Oliverio, dall’altra parte della barricata rispetto ai garantisti di partito (o di business) c’era una folta schiera di popolazione che assumeva posizioni manettare e giacobine.

Perché, in Calabria, quella terra così corrotta e ‘ndranghetista, per tanto tempo l’unico punto di riferimento degli onesti è stata la magistratura. Ecco, invece, il cambio di prospettiva. Occhiuto è fin qui riuscito a rovesciare i ruoli, perché anche gli onesti, questa volta, sembrano essere più restii a schierarsi, senza se e senza ma, con chi indaga.

Per almeno due motivi.

Il primo è che la magistratura – e in particolare la magistratura calabrese – non gode più (per colpe sue, evidentemente) di un credito cieco e illimitato da parte della popolazione. La credibilità dell’Istituzione, soprattutto a partire dal caso Palamara, è ai minimi termini. Un po’ in tutta Italia, ma maggiormente in Calabria. Per cui, questa volta non c’è il pm “senza macchia e senza paura” con cui schierarsi, ma, anzi, c’è un presunto perseguitato se non da difendere, quanto meno da compatire.

Il secondo motivo è molto più politico e sociale. Potremmo quasi dire antropologico.

Occhiuto ha, innegabilmente, tentato (e, in alcuni casi ci è anche riuscito) di cambiare la visione – e, come si dice spesso oggi, la narrazione – della Calabria. Sui più svariati temi. A volte a ragione, altre volte con abili mosse di marketing (o propaganda, direbbero i nemici). Si pensi alla sanità che, di certo, non è diventata quella di Emilia Romagna o Lombardia, ma che Occhiuto è riuscito a far percepire a molti come meno problematica, grazie a mosse come quella dei medici cubani.

Non solo.

Occhiuto ha senza dubbio modificato il percepito esterno della Calabria. Intanto perché si presenta innegabilmente meglio rispetto al politico medio calabrese, spesso, anche lombrosianamente parlando, anello di congiunzione tra uomo e scimmia. E poi per via di una serie di mosse innegabilmente di successo. Aver resuscitato, per esempio, l’aeroporto di Reggio Calabria e aver implementato, anche presso gli altri scali regionali, la presenza di voli internazionali. Un percorso che aveva iniziato, senza portarlo a termine, anche Scopelliti.

E allora è questo il punto: con una magistratura che non è più lo scudo e la foglia di fico dei vigliacchi che non si ribellano alla ‘ndrangheta e al malaffare, è cambiato il modo in cui la gente vuole vedersi allo specchio. Non più come quella che vive in una zona di confine, in trincea, ma come quella di una regione con mille problemi, ma che può farcela.

Questo – chi svolge il mestiere del comunicatore – non può non notarlo. Ieri – cosa impensabile fino a qualche tempo fa – monitorando il pannello di controllo del Dispaccio, mi ha sorpreso come la notizia della presenza di Carlo Verdone a Reggio Calabria superasse, in termini di visite, notizie di cronaca, che solitamente sono quasi sempre le più lette.

Ecco il punto. Il calabrese non ha più voglia di leggere e sentire parlare di ‘ndrangheta, di malaffare, di corruzione. Argomenti da cui, negli anni, è stato sommerso. Argomenti e problemi che – a scanso di equivoci – chi scrive pensa siano ancora dei drammi assai presenti e forti nella società. Ma oggi il calabrese ne ha abbastanza. Ha sete di cultura, di eventi, di visione e di speranza. Tutti elementi che, concretamente o tramite abili mosse pubblicitarie, Roberto Occhiuto è riuscito a dare a molti.

Per questo, per la prima volta, l’opinione pubblica non si schiera con la magistratura. La Calabria, allo stato di quello che si conosce oggi, ha già assolto Roberto Occhiuto.

Articoli Correlati