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“Ricominciare dalla speranza, che ha due bellissimi figli: lo sdegno e il coraggio”

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“In che modo cambierà la nostra vita, la nostra coscienza, i nostri sentimenti dopo che il virus sarà sconfitto? Ma, e forse è questa la domanda più ricorrente, ne usciremo davvero in modo diverso “? Un evento tragico e storico, quale appunto questo in atto, pone necessariamente l’attenzione su temi e questioni fondamentali del nostro tempo, che, in verità, meriterebbero il giusto peso a prescindere da possibili e nefasti eventi naturali. E Il fenomeno delle migrazioni rappresenta, tra questi, sicuramente il più attuale, forte e dibattuto. Il migrante, nel nostro Paese, ha sempre dato vita a delle figure minori dalle peculiarità più mutevoli, livellate, tuttavia, da una funzione comune: il capro espiatorio. Ecco allora nascere le storie più fantasiose, le verità più improbabili. L’inverosimile che si sostituisce al vero, e che finisce per diventarlo davvero nelle teste di tante, troppe persone. Ciò accade soprattutto quando a fare da cassa da riverbero sono le parole di un rappresentante delle istituzioni, o addirittura di intere forze politiche. Conosciamo molto bene quali siano le valutazioni in merito al problema di una certa classe politica, la quale ricava il proprio sostentamento elettorale dal bacino becero e putrido del sentimento razzista. L’odio ne rappresenta il mezzo, mentre il fine appare ancora sconosciuto. Omosessuali, meridionali, migranti. Non importa quale sia la categoria da mettere sotto tiro, ma fondamentale è colpire il bersaglio. Ecco allora che il quesito iniziale acquista forza in modo prepotente. Siamo sicuri davvero che il modello di comunità che vogliamo costruire dopo questa terribile pandemia debba ancora ispirarsi al precedente, vale a dire quello attuale? I migranti non portano malattie, infezioni e virus, perlomeno non più di quanto possa farlo chiunque di noi. I migranti sono solo traduttori incolpevoli di storie tragiche, di realtà invisibili ai nostri occhi. Storie che molto spesso cercano di acquistare dignità, valenza, e allora prendono il largo in mare, cavalcano onde e respirano sale, e terrore, e sgomento. Perché a volte le onde del mare sono fin troppo potenti anche per la disperazione più impavida. E si va giù, in fondo, dove l’abisso inghiotte ogni sogno, la speranza stessa di una risurrezione umana. Non sentiamoci indignati di fronte le vili offese di Vittorio Feltri se poi non riusciamo a dare significato alla strage silenziosa di migliaia di uomini, donne e bambini. Quali sentimenti possono suscitare il nostro sdegno se noi stessi pratichiamo gli stessi principi? Vale la pena allora di ricominciare dalla “speranza, che ha due bellissimi figli: lo sdegno e il coraggio. Lo sdegno per la realtà delle cose e il coraggio per cambiarle”, seguendo i virtuosi precetti di Sant’ Agostino.

di Biagio Merandi

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