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Francesca Ciocchetti sarà Medea nello spettacolo “Elegia per la principessa barbara”: il 24 e 25 agosto a Portigliola (RC)

Sarà Francesca Ciocchetti ad interpretare Medea nella nuova produzione della Compagnia teatrale “Scena Nuda”, Elegia per la principessa barbara. A proposito di Medea”, per la regia di Elena Bucci e Marco Sgrosso: lo spettacolo, che vede nel cast  Teresa Timpano, Filippo Gessi, Alfonso Paola, Miryam Chilà e Francesca Pica, andrà in scena al Palatium Romano di Quote San Francesco, a Portigliola, il 24 e 25 agosto, nell’ambito del Festival del Teatro classico, diretto da Elisabetta Pozzi.

All’attrice – formatasi alla scuola di Luca Ronconi e che ha collaborato con alcuni tra i più importanti registi della scena contemporanea italiana, quali Gabriele Lavia, Federico Tiezzi, Giorgio Barberio Corsetti e, non ultima, Serena Sinigaglia, con la quale ha lavorato per la recente versione de “Le Supplici” – abbiamo chiesto come sia nata l’idea di questo spettacolo. “E’ un progetto – afferma – che si è evoluto nel tempo: è una ricerca attorno alla figura di Medea, attraverso vari autori, ovvero non solo il testo di Euripide, ma si è voluto approfondire il personaggio di Medea nel corso del tempo, partendo da Seneca fino ad arrivare ad Alvaro. Stiamo realizzando un lavoro di approfondimento attorno al Mito, come questo Mito ha attraversato la storia. Partiamo dal Mito, da come risuona in noi oggi”.

 

E cosa arriva del Mito a noi, oggi, come ci parla? Che Medea sarà quella che porterete in scena?

“Chiaramente abbiamo cercato di rispettare molto il personaggio, e di comprenderlo, dal punto di vista del Mito, attraverso gli strumenti teatrali. E’ un personaggio molto alto e complesso, un Mito – una regina, figlia del Sole, con una genìa di maghe – ma calato poi nella realtà. Ho studiato molto per capire il lavoro che ha fatto Pasolini, con la Medea interpretata dalla Callas, in cui tutta la parte iniziale rappresenta questo mondo “altro”, totalmente “altro” da noi, in cui vive Medea. Poi arriva l’innamoramento: e l’immenso Mito viene calato in una piccola realtà, e, dunque, le viene procurato un grande trauma. Il grande errore è quello di dimenticarsi di sè stessa e del luogo mitico da cui proviene, per seguire – ed è lei stessa a dirlo –  un sentimento che lei chiama amore: nel momento in cui dimentica sé stessa, si cala in un mondo non suo e non è riconosciuta, ciò crea, fondamentalmente, un trauma.

Attraversa uno shock anche a livello culturale: è una donna estremamente potente, che non accetta tutto questo. E’ passata dal mondo mitico a quello reale, e l’ha fatto per lui, compiendo una serie di crimini tremendi, che per lei possono essere stati il normale attraversamento per arrivare fino a lì, ma alla fine paga anche questo”.

 

Questo spettacolo segue la produzione dello scorso anno, proposta sempre a Portigliola e che ha riscosso un grande successo, ovvero “La festa delle donne”, diretta da Elisabetta Pozzi e che l’ha vista nel ruolo di assistente alla regia. Cosa significa per lei tornare qui a Portigliola, ma anche l’intero progetto e la collaborazione con “Scena Nuda”?

E’ una grande fortuna aver incontrato questa realtà, nata come una scommessa, con Elisabetta Pozzi e con Teresa Timpano:  l’idea di un radicamento attraverso la cultura. E’ il terzo anno che sono presente a Portigliola: il primo incontro è nato dall’idea di Elisabetta Pozzi di fare una call dopo il lockdown, per riflettere, con il nostro linguaggio, con testi teatrali, su quello che ci era accaduto: con Elisabetta ci conoscevamo – avevamo lavorato insieme a Siracusa, lei era Clitennestra e io Elettra – e così ci siamo subito precipitati ed è stato un bellissimo incontro! Il secondo anno, si è pensato di concretizzare questo primo momento e si è realizzata “La festa delle donne”: l’intenzione era quella di una sorta di regia collettiva, di continuare il discorso che si era fatto l’anno precedente, in cui ognuno metteva il proprio sapere e lo condivideva. E’ iniziata così la collaborazione con “Scena Nuda”, in scena c’erano Teresa Timpano, Filippo Gessi. E’ stato bellissimo, uno spettacolo molto divertente, ha partecipato tantissima gente e speriamo di riuscirlo a riprendere. Adesso stiamo continuando con il terzo anno: l’idea era di creare un primo approccio al Mito, alla figura di Medea, lavorando con Teresa Timpano e Filippo Gessi. E con la regia di Marco Sgrosso ed Elena Bucci: ne sono felicissima, li ho sempre seguiti nel loro lavoro con Leo De Berardinis. Poter continuare a dialogare, attraverso un percorso che va dal passato all’oggi, e farlo con persone competenti e piene di talento, è un regalo che mi rende molto felice. Con questo gruppo di attori e attrici si è creata una bella comunità”.

 

E proprio a proposito di comunità, di legame con il territorio, cosa significa raccontare il Mito nella terra del Mito, in questo sito?

“Le pietre parlano, i luoghi in cui siamo parlano, il mare parla: siamo calati in una realtà veramente scenografica. Tutto parla ed è bellissimo: hai la sensazione di essere in una zona più vicina al Mito. Davanti a queste montagne, a questo mare, c’è più ascolto, c’è anche più silenzio: e questo permette di toccare, di sentire dei “luoghi”, delle parti anche di sè stessi, molto profonde. Il luogo in cui ci troviamo sta aiutando il nostro percorso narrativo”.

 

Lo spettacolo “Elegia per la principessa barbara. A proposito di Medea” è una produzione “Scena Nuda – Impresa di produzione teatrale”, progetto co-finanziato da MiC e Comune di Reggio Calabria. Il cast vede Francesca Ciocchetti nel ruolo di Medea, Filippo Gessi (Giasone), Teresa Timpano (Nutrice), Alfonso Paola (Creonte/Messaggero), Miryam Chilà e Francesca Pica (Coro di donne corinzie). Musica dal vivo eseguita dal Maestro Alessandro Calcaramo, cantante Caterina Verduci, mentre la regia è di Elena Bucci e Marco Sgrosso, assistente alla regia Marzia Gallo.

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