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Reggio: il “patto elettorale” di Falcomatà con il pupillo degli Araniti

di Claudio Cordova – Un nome chiave è quello di Daniel Barillà, tra i soggetti coinvolti nell’inchiesta “Ducale”, che ha colpito la cosca Araniti, portando al coinvolgimento anche di soggetti politici come il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Regione, Giuseppe Neri, del consigliere comunale Peppe Sera e del sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà. Per i primi due, la Dda di Reggio Calabria aveva richiesto la misura cautelare. Non per Falcomatà, il cui nome, tuttavia, è ricorrente nelle 1.800 pagine firmate dal GIP.

Agli atti dell’indagine, infatti, viene anche menzionato il rapporto tra Barillà e il cognato del sindaco Falcomatà, l’ex consigliere regionale Demetrio Naccari Carlizzi, meritevole di invito alle nozze dello stesso Barillà con una donna della famiglia Araniti, nel 2019. Barillà avrebbe avuto, in realtà, rapporti con tutti i politici coinvolti nell’inchiesta. Ma anche altri esponenti che non risultano indagati.

Le scelte politiche degli Araniti sarebbero ricadute sul candidato Peppe Sera, esponente di spicco del Partito Democratico, che sosteneva, nel 2020, la riconferma di Falcomatà alla carica di primo cittadino. Sera si sarebbe messo a disposizione in particolare di Antonino Araniti (detto “Il Duca”), non riuscendo, tuttavia, a far assumere il figlio di questi nella struttura locale del Partito Democratico. Avrebbe anche chiesto all’allora assessore comunale Cama di nominare Barillà come amministratore/liquidatore della Leonia S.p.A.

Alla fine, nemmeno questa nomina avverrà, ma perché nelle more Barillà sarà nominato dal sindaco Falcomatà come componente dell’organo interno di valutazione del Comune di Reggio Calabria. Siamo al 21 dicembre 2020, uno dei primi atti del sindaco dopo la rielezione nei mesi antecedenti. Il rapporto tra Barillà e il sindaco è pregresso, dato che, a metà del 2020, i due hanno anche un aspro confronto telefonico sulle proteste del Comitato Pro Sambatello, di cui Barillà era promotore, contro la decisione del Comune di confezionare i rifiuti solidi urbani in ecoballe da stoccare nell’impianto di Sambatello.

Come detto, però, Barillà è bipartisan. E in quelle elezioni parla con tutti. Compreso con Peppe Neri. Parlano delle Comunali del 2020 e Neri non dimostra gradimento per la scelta del competitor di Falcomatà, Nino Minicuci.

Se in una prima parte della contesa, Barillà (al netto dell’apporto a Sera) sembra gradire maggiormente il sostegno al centrosinistra, al turno di ballottaggio, il suo contributo sarebbe arrivato nei confronti di Falcomatà. Che con il presunto uomo della cosca Araniti viene intercettato dai Carabinieri del Ros già in prossimità della comunicazione del risultato del primo turno. Secondo le valutazioni giudiziarie, il sindaco, terrorizzato per il fatto di non essere rieletto, avrebbe accolto di buon grado le strategie elettorali del pupillo degli Araniti, che dice: “Se al ballottaggio si arriva con Minicuci dovremmo vincere facile”.

E’ spesso Falcomatà che contatta il presunto affiliato agli Araniti. Una telefonata fondamentale è quella del 25 settembre 2020, allorquando il sindaco uscente, con la paura di non rientrare, chiede: “Che vogliamo fare?”. E aggiunge: “Ho bisogno di una mano, una grande mano”.  E i due programmano una sede presso il comitato elettorale dello stesso Falcomatà. Addirittura, Falcomatà propone a Barillà di entrare da un ingresso secondario. Ma questi non accetta: l’uomo ritenuto vicino agli Araniti ha ormai deciso di appoggiare il sindaco uscente.

Barillà si attiva subito e, conoscendo il suo interlocutore, gli dice: “Inutile fare cene, cenette e aperitivi”. La sua ricetta è quella di fare incontri singoli, con le persone giuste, per portare a Falcomatà i voti giusti per essere rieletto al ballottaggio. “Bisogna essere operativi” dice Barillà, mettendo a disposizione tutto il suo gruppo. Tra questi, Francesco Scopelliti, noto a tutti come Checco, che avrebbe dovuto garantire una importante messe di voti nella zona di Salice. Numerosi i pedinamenti effettuati dal Ros, che documentano gli incontri tra Barillà, Falcomatà e altri soggetti gravitanti su quei territori.

La notizia che passa, in vari gruppi e con vari elettori, è “votare tutti Falcomatà”. Insomma, per la Dda, Barillà è stato un grande elettore di Falcomatà, soprattutto nell’area tra Sambatello e Gallico. I candidati che si relazionavano con Barillà – quindi Neri, Sera e Falcomatà – sarebbero stati a conoscenza della sua appartenenza e vicinanza alla cosca Araniti. In particolare a Domenico Araniti, fratello di Santo, considerato a capo della storica cosca che, avrebbe avuto un ruolo importante nella conclusione della seconda guerra di mafia degli anni ’80-’90.

Tuttavia, il primo cittadino si salva per il rotto della cuffia dalla richiesta di misura cautelare, nonostante sia documentato il cambiamento di rapporto con Barillà tra primo e secondo turno, quando, cioè, i voti cominciavano a pesare davvero. In quel momento, Falcomatà, non ha più remore ad affiancarsi a un soggetto del genere. Ma, per il procuratore aggiunto Stefano Musolino: “Il tema di prova dell’elemento psicologico in base al quale Falcomatà stipulava il patto elettorale con Barillà, non ha ancora raggiunto la maturazione necessaria a giustificare, anche per lui, la richiesta cautelare”.

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