“Un primo dato, il più importante, relativo alla battaglia etica ed estetica contro la distruzione di una porzione dell’identità storico-urbanistica della città, attiene all’adesione alle idee del Comitato da parte delle associazioni. Queste le possiamo suddividere in due gruppi: il primo è costituito da organismi locali di strutture a base nazionale o internazionale oltre che da istituti scientifici professionali; il secondo dall’ampia coorte di associazioni locali.
Tra le strutture del primo gruppo, solo una, il Tci, si è espressa a favore della demolizione di piazza De Nava; tutte le altre (tra cui il Fai, Legambiente, Italia Nostra, istituti di Urbanistica e di Territorialisti, ecc. ecc.), con diverse sfumature hanno espresso la loro contrarietà al progetto della Soprintendenza. Un discorso a parte meritano i Club Service, la cui presidenza cambia ogni anno e che pertanto, per ovvi motivi, non possiamo annoverare tra i contrari al progetto né tra i favorevoli. Unica eccezione è rappresentata dall’Associazione di Club Service “Città Metropolitana” e dal Comitato Interdistrettuale per l’Area dello Stretto, la cui presidenza non è cambiata, e che pertanto possiamo citare tra le strutture contrarie alla demolizione della piazza.
Venendo alle associazioni locali, alcune delle quali pur contrarie non si sono volute esprimere formalmente in osservanza a una politica di basso profilo a nostro avviso eticamente inaccettabile, solo una si è espressa a favore della demolizione, Reggio Bene Comune. Riassumendo, è una falsità affermare, come dichiarato anche dal Sindaco f.f., che il fronte contrario sia inconsistente sol perché non si è fatta una manifestazione di piazza: non è nello stile della Fondazione né in quello del Comitato fare piazzate; piuttosto, ritenendo di interloquire con persone oneste e razionali, si preferisce il ragionamento su dati e fatti certi alle manifestazioni appariscenti.
Per quanto riguarda i social media, i dati in nostro possesso non sono aggiornati ma risalgono allo scorso anno: oltre il 90 per cento dei pareri espressi sui social erano critici sul progetto della Soprintendenza, nonostante la creazione di falsi profili che inquinavano il dibattito (si è valutata la possibilità di porgere denuncia alla polizia postale ma poi abbiamo lasciato perdere essendo riusciti a bloccarli).
Un discorso a parte merita la considerazione che delle 10 associazioni ammesse alla Conferenza dei servizi, solo 4 si siano dimostrate contrarie. Considerando che alcune strutture partecipanti sono state avvisate per tempo e che non vi è stata una doverosa evidenza pubblica (nel caso della Fondazione si è saputo solo casualmente della Conferenza di Servizi); e che alcune erano associazioni professionali, quindi in palese conflitto di interessi; e che, ancora, i Club Service non possono essere tenuti in considerazione per le motivazioni prima espresse; va da se che le uniche veramente rappresentative erano proprio le 4 che, casualmente venute a conoscenza della Conferenza dei Servizi, vi hanno partecipato e si sono opposte. Non è certamente così, cripticamente e a invito, che si applicano le norme di trasparenza pubblica del momento decisionale, specie se si tratta di stravolgere l’assetto urbanistico del centro della città.
Dopo che la città non è stata coinvolta nelle decisioni, ora si tenta di delegittimare il suo malcontento sol perché questo non si manifesta in maniera chiassosa ma solo in forma educata e rispettosa delle dinamiche democratiche. Questi signori, burocrati dalla “carte a posto” e politici interessati alla poltrona, dovrebbero forse essere presi a ceffoni per fargli capire che hanno offeso la città con il loro comportamento contrario all’estetica urbanistica e all’etica politica? La gente per bene, quella che oggi si oppone alla demolizione della storia cittadina e della memoria collettiva e dell’identità dei luoghi, non è solita prendere a ceffoni chi la pensa in modo diverso ma cerca di far sentire la propria voce con mezzi civili ed educati. Ma è proprio questo che i burocrati dalle “carte a posto” e i politici di basso conio non riescono o non vogliono capire”.
Lo affermano in una nota la Fondazione Mediterranea e il Comitato Civico per la tutela e il restauro conservativo di piazza De Nava in replica alle affermazioni apparse sulla stampa circa l’inconsistenza numerica del fronte che si oppone alla demolizione di piazza De Nava.