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La perplessità dell’ANM di Reggio Calabria sulla riforma dell’Ordinamento Giudiziario

La Giunta Esecutiva Sezionale dell’ANM del Distretto di Reggio Calabria, in uno con le omologhe Giunte di tutta Italia, esprime profonde perplessità alla “riforma dell’Ordinamento Giudiziario” approvata ieri alla Camera.

“Lascia perplessi la tempistica, assolutamente affrettata e senza che la voce dei diretti interessati – di coloro i quali ogni giorno si confrontano con i problemi di giustizia dei Cittadini – sia stata tenuta in alcun conto.

Lascia perplessi la ratio della riforma che più che una riforma ‘per’ la giustizia appare una riforma ‘contro’ la magistratura

Lascia ancor più perplessi il contenuto della riforma.

Ove la riforma dovesse essere approvata, si andrebbe incontro ad una Magistratura gerarchizzata, nella quale la valutazione di professionalità dei Magistrati sarà ancorata all’esito dei provvedimenti adottati.

Il messaggio appare inequivoco: si sta chiedendo di livellare verso il basso le decisioni e seguire supinamente – per timore di essere smentiti – quello che dice il giudice superiore.

Viene totalmente eliminata la capacità critico-giuridica del singolo Magistrato.

Questo significa livellare la cultura giuridica e della giurisdizione: questo significa, nel concreto, che non ci saranno più interpretazioni della Legge perché ciascun Magistrato sarà solo preoccupato che il Giudice superiore (Appello e Cassazione) confermi il provvedimento adottato.

Forse non tutti sanno che materie come quelle del danno biologico, della responsabilità medico-sanitaria, del concorso esterno in associazione di stampo mafioso e dei reati ambientali (per citarne solo alcune) si sono formate solo grazie a sentenze e provvedimenti del tutto “nuovi” (ed innovativi) rispetto a quelli sino a quel momento adottati che hanno spinto il Legislatore a normare materie che sino a quel momento non lo erano: da domani – se la riforma divenisse Legge – tutto questo non sarebbe possibile.

Non è accettabile il principio per cui il Magistrato sia soggetto al capo dell’Ufficio e non “alla Legge”.

Un livellamento così architettato nuoce gravemente alla giustizia: nuoce ai cittadini.

Ed è proprio ai cittadini che la Magistratura si rivolge: è pensabile accettare una riforma del genere?”.

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