«Per me Carmine Gallo potrebbe essere stato ucciso. Ovviamente non ho elementi, solo una sensazione». A parlare con Klaus Davi è Antonio Cuzzola, killer della ‘Ndrangheta e autore insieme a Tonino Schettini dell’omicidio dell’educatore Umberto Mormile avvenuto l’11 aprile 1990, diventato poi collaboratore di giustizia e testimone in numerosi storici processi contro le cosche come “‘Ndrangheta stragista”, operazione “Countdown” e, recentemente, per il sequestro e l’uccisione di Cristina Mazzotti presso la corte d’assise di Como. «Posso assicurare che Gallo – continua Cuzzola – aveva uno strettissimo rapporto con il clan Papalia. L’ho visto decine di volte sia in carcere che in occasione di processi importanti confabulare con Domenico Papalia. Lui ha dichiarato che andò a Platì da solo ma a quanto mi risulta fu mandato dagli stessi Papalia. Non è che parlassero in segreto: era proprio tutto alla luce del sole». In merito all’omicidio Mormile, Cuzzola afferma: «Eravamo in due, Tonino Schettini e io su una moto. Affiancammo l’auto e Schettini sparò. Ma il commando era composto da ben 4 persone. Due delle quali con mia grande sorpresa sparirono dai processi». Per quanto riguarda il sequestro Sgarella: «Si dovrebbe far chiarezza sulla spartizione dei soldi pagati dalla famiglia». E riguardo all’omicidio di Mormile aggiunge: «Sicuramente era a conoscenza di qualcosa, il rapporto era molto stretto». In merito al pentito Saverio Morabito, Cuzzola dice: «So per certo che i Papalia chiesero a Gallo dove vivesse Morabito».
Gallo, Cuzzola (killer Mormile): “Potrebbe essere stato ucciso. A Platì non andò solo ma mandato dai Papalia”
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