I dati e le analisi di contesto come presupposto fondamentale per pianificare uno sviluppo strategico e sostenibile focalizzato sulla valorizzazione delle eccellenze imprenditoriali e delle tipicità locali. Sulla base di questo presupposto, la Camera di Commercio Catanzaro Crotone Vibo Valentia, in collaborazione con il centro studi “G. Tagliacarne”, ha realizzato il report 2024 sull’agricoltura nella Calabria centrale, presentato questo pomeriggio nella sede dell’ente a Catanzaro, alla presenza di autorità civili e militari, rappresentanti di enti e associazioni datoriali di categoria provinciali e regionali, del sistema scolastico e dell’alta formazione.
Lo studio fotografa la situazione attuale e le proiezioni del comparto delle province di Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia, confermando come, sia nelle sue strutturazioni settoriali che in quelle di filiera, si configuri leva strategica non solo per l’economia locale ma anche per quella nazionale, a cui assicura evidente e apprezzabile contributo.
A sottolinearlo il presidente dell’ente camerale Pietro Falbo nell’aprire l’incontro con i saluti istituzionali e il segretario generale f.f. Ciro Di Leva nel suo intervento introduttivo. I lavori, moderati da Raffaella Gigliotti, funzionario camerale, si sono focalizzati sui principali indicatori illustrati da Paolo Cortese, responsabile osservatori sui fattori di sviluppo del centro studi delle Camere di Commercio “G. Tagliacarne”.
In sintesi, dallo studio, distinto in capitoli tematici, emerge che, in tema di produzioni agricole, le province della Calabria Centrale (Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia) vantano alcuni primati. Nel 2023, Catanzaro è la prima provincia in Italia per la produzione di arance bianche (52,2% del totale nazionale), segale (36,2%), scalogno in piena aria (33,9%), nespole (31,2%), cetrioli da mensa in piena aria (16,6%), e seconda per mandarance del Giappone (Satsumas 27,2%), pompelmi (7,3%) e altri agrumi ibridi (15,9%). Analogamente, Crotone è la prima provincia in Italia per la produzione di finocchio in piena aria (18,1%).
In un’ottica di lungo periodo, la Calabria Centrale riflette le tendenze nazionali nel settore agricolo, in alcuni casi amplificandone gli effetti. Tra il 2010 ed il 2023, l’agricoltura di quest’area ha registrato una significativa crescita del valore aggiunto, facendo aumentare l’incidenza sul totale nazionale dall’1,6% all’1,9%. Questo progresso ha permesso alla zona di ridurre parte del suo divario rispetto al resto del Paese, recuperando terreno anche nei confronti della regione Calabria nel suo complesso, grazie soprattutto allo sviluppo dell’agricoltura crotonese. Registra una crescita anche l’agricoltura della provincia di Vibo Valentia, mentre quella di Catanzaro è rimasta stabile.
È importante notare, inoltre, come la dinamica favorevole del valore aggiunto agricolo prodotto nella Calabria Centrale non sia stata frenata nel periodo post pandemia, con un ulteriore incremento del +11,7%% tra il 2020 e il 2023 (Italia +18,4%).
Con riferimento alla SAU (Superficie agricola utilizzata), diversamente rispetto alla flessione registrata a livello nazionale, si rileva una sostanziale stazionarietà nella Calabria Centrale. Questa
situazione è il risultato di una diminuzione della SAU nel vibonese, in linea con la media regionale, e di un leggero incremento nelle altre province, con Crotone che registra un aumento dello 0,9%.
La SAU per azienda agricola, invece, ha visto un incremento del 26,6% (30,8% nella provincia di Crotone) nei dieci anni analizzati dal censimento, riflettendo un fenomeno di aumento dimensionale legato a una maggiore capacità produttiva, in linea con la tendenza nazionale.
Fra i due censimenti, le imprese della Calabria Centrale sono diminuite numericamente del 20,9%, in misura inferiore rispetto all’Italia, al Mezzogiorno ed alla Regione nel suo complesso. All’interno dell’area la diminuzione si è distribuita in maniera relativamente equilibrata e colpendo maggiormente le aziende impegnate nella coltivazione di patate, barbabietola da zucchero e cereali. Viceversa, gli incrementi maggiori si realizzano per le aziende che coltivano foraggere avvicendate o permanenti, sostenendo quindi una espansione dell’allevamento, o fiori e piante ornamentali. Per quanto riguarda gli allevamenti, la Calabria Centrale si distingue nettamente rispetto al dato regionale. Qui si registra un marcato incremento del numero di unità produttive (+41,6%), con aumenti particolarmente marcati negli allevamenti di avicoli, suini, alveari e conigli, dove si osservano crescite a tre cifre.
Per quanto riguarda le tipologie di coltivazioni, l’ulivo, nonostante un calo del 12,7% nel periodo analizzato, domina la SAU, coprendo il 31% della superficie agricola. Seguono le foraggere permanenti e avvicendate, e i cereali. Un’analisi provinciale più approfondita rivela come Catanzaro sia caratterizzata da tassi di crescita particolarmente elevati per la coltura delle foraggere avvicendate e dei legumi secchi, Crotone da una crescita superiore al 300% dei vivai e Vibo Valentia dalle foraggere, avvicendate o permanenti, e dei prati e pascoli.
Per quanto concerne la struttura delle imprese, nella Calabria Centrale, così come in tutta la regione, le aziende agrituristiche registrano una crescita del 23,6% tra il 2010 ed il 2020. Durante lo stesso periodo, si è verificato un significativo aumento nelle imprese di prima trasformazione di prodotti vegetali (+200%) e animali (+16%), oltre a un’espansione nel settore delle energie rinnovabili, agricoltura sociale, fattorie didattiche e silvicoltura. Sul fronte delle dimensioni economiche, la maggior parte delle aziende agricole regionali ha un fatturato inferiore ai 15.000 euro, sebbene si stia assistendo a un processo di concentrazione dimensionale volto a migliorare l’efficienza produttiva. Questo ha portato a una riduzione delle piccole e medie imprese a favore di quelle più grandi, anche se il fenomeno è meno marcato nella Calabria Centrale. In particolare, nelle province di Catanzaro e Crotone, le aziende più grandi sono diminuite, con un aumento di quelle di medie dimensioni. A Vibo Valentia, invece, crescono sia le aziende molto piccole che quelle grandi, con un calo nella fascia intermedia.
A livello settoriale, si registra una decisa espansione (+175%) delle aziende specializzate nell’allevamento di suini e avicoli, mentre le aziende miste, con poli allevamenti, mostrano una crescita moderata. In controtendenza, diminuiscono le aziende più specializzate, in particolare quelle attive nell’ortofloricoltura, nelle colture permanenti e nei seminativi. La zootecnia sta quindi diventando sempre più rilevante nell’area.
Nella Calabria Centrale, gli investimenti delle aziende agricole seguono in gran parte l’andamento regionale, con una forte enfasi sulla meccanizzazione, che rappresenta il 54,7% delle spese. Tuttavia, si nota una maggiore attenzione rispetto alla media regionale per l’organizzazione e la gestione aziendale (8,6% degli investimenti) e per le attività connesse (7,4%). Nonostante questa diversificazione, la maggior parte delle risorse continua a concentrarsi su aspetti produttivi, con modesto rilievo dato al marketing. Infine, va rilevato il contenuto numero di aziende che investono: solo 1.957 su 40.396 (4,8%), una percentuale leggermente inferiore alla media regionale del 5,2%.
Grazie ai dati del Registro Imprese, è possibile compiere una analisi della dinamica imprenditoriale più recente. L’evoluzione per forma giuridica nell’ultimo triennio conferma il processo di concentrazione descritto nel decennio tra il 2010 ed il 2020. Se in Italia si è osservata una crescita delle società di capitale a discapito delle imprese individuali, si registra una tendenza simile nella Calabria Centrale. Le imprese individuali rimangono dominanti, costituendo oltre il 92% del totale. Tuttavia, cooperative e consorzi crescono più velocemente, rafforzando il mutualismo e il potere contrattuale delle aziende agricole locali. Nel complesso, il settore sta mostrando un processo di consolidamento. Le società di capitali, pur attestandosi al 3% del totale, crescono ad un ritmo intenso fino al primo semestre 2024.
Il panorama agricolo calabrese è dominato dalle piccole imprese, che impiegano l’84% dei 51.139 addetti del settore. Questo fenomeno è altrettanto rilevante nella Calabria Centrale, dove l’86,3% dei lavoratori lavora in aziende con meno di 10 dipendenti e non si registrano grandi imprese con oltre 249 occupati. Tuttavia, negli ultimi anni, l’area ha assistito ad una crescita significativa del numero di addetti nelle medie imprese, aumentati del 142,2% tra il 2017 e il 2021. Al netto di tale processo di ridimensionamento aziendale verso l’alto, l’area perde il 10,5% degli addetti fra 2017 e 2021, quasi 2.000 unità, una perdita occupazionale maggiore a quella regionale e più marcata nelle province di Vibo Valentia e Catanzaro rispetto a Crotone.
Un’analisi per classi altimetriche dell’occupazione è particolarmente utile per analizzare eventuali fenomeni di abbandono della terra nelle aree più interne e marginali. In tal senso, mentre la Calabria perde addetti in tutte le sue aree altimetriche, la perdita è più rilevante nella montagna, nella collina interna ed in quella litoranea, rispetto alla pianura. La Calabria Centrale, prevalentemente collinare e montuosa, registra perdite di occupazione più significative di quelle regionali, manifestando una particolare severità del problema di spopolamento delle aree interne.
L’export della Calabria Centrale ha subìto un calo significativo tra il 2015 e il 2023, con una diminuzione complessiva del 37,3%. Le province di Crotone e Catanzaro sono le più interessate. In controtendenza, Vibo Valentia ha visto una rapida crescita del suo export (+76%), ma nel 2023 ha registrato una battuta d’arresto. Il saldo commerciale complessivo dell’area risulta sistematicamente negativo fra il 2015 e il 2023. Solo Vibo Valentia riesce a registrare, in due occasioni, nel 2019 e nel 2022, saldi commerciali più o meno in equilibrio.
Un esame più approfondito delle merci rivela come in Calabria Centrale prevalgano gli acquisti di animali vivi e prodotti di origine animale, seguiti da colture agricoli non permanenti. L’export, dal canto suo, è trainato dalle colture permanenti (vini, frutta, olivo) che ne costituiscono il 54% circa e che però perdono terreno sui mercati, con un calo del 25,2% fra 2015 e 2023. Seguono i prodotti di colture non permanenti, che costituiscono circa un quarto del totale, e che sono anch’essi caratterizzati da una tendenza discendente. Benché più o meno marginali, le esportazioni di piante vive, di animali vivi e prodotti di origine animale e di legno grezzo sperimentano tassi di crescita interessanti.
Hanno portato il loro contributo alla discussione Fabio Borrello, componente di Giunta camerale e presidente della Federazione interprovinciale Coldiretti Catanzaro Crotone e Vibo Valentia; Alberto Statti, presidente Confagricoltura Calabria; Daniele Maria Ciranni, presidente di Comalca e Rocco Reina, Ordinario di Organizzazione Aziendale all’Umg Catanzaro. Le conclusioni sono state affidate all’assessore alle Politiche Agricole della Regione Calabria, Gianluca Gallo il quale ha confermato l’impegno della Cittadella per sostenere l’agricoltura attraverso diverse misure. “In questi mesi – ha aggiunto – abbiamo iniettato liquidità per circa 200 milioni di euro dal primo di ottobre fino alla fine dell’anno per fornire il giusto supporto alle imprese e aiutarle anche negli investimenti”.