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‘Ndrangheta, Gdf sequestra noto ristorante di Modena per legami con la ‘ndrina Piromalli di Gioia Tauro: tutti gli indagati [NOMI]

Nella mattinata odierna, militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Bologna hanno eseguito un provvedimento cautelare a firma del G.I.P. del Tribunale di Bologna, Dott. Domenico Truppa, a carico di 4 soggetti, uno dei quali ritenuto contiguo alla ‘ndrina dei “Piromalli” di Gioia Tauro, sottoponendo a sequestro l’intero complesso aziendale (conti correnti, beni immobili e quote societarie) di un noto ristorante sito a Modena.

Il decreto è stato emanato su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nella persona del Sostituto Procuratore Dott. Marco Forte, all’esito delle indagini eseguite dal Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Bologna nell’ambito dell’operazione convenzionalmente denominata “Radici”.

L’operazione, prendendo le mosse dal monitoraggio di cospicui investimenti immobiliari e societari riconducibili a soggetti di origine calabrese, ha fatto luce sulle infiltrazioni nel tessuto socio-economico dell’Emilia Romagna di organizzazioni criminali di stampo mafioso radicate in Calabria, portando, a ottobre del 2022, all’esecuzione di 23 misure cautelari personali e al sequestro di beni per un valore di 30 milioni di euro circa.

I successivi approfondimenti investigativi, incentrati su uno dei principali indagati, ritenuto “a disposizione” della potente cosca “Piromalli” di Gioia Tauro, hanno ora consentito di ricostruire analiticamente le movimentazioni dei conti correnti bancari e i negozi giuridici riconducibili alla società facente capo al citato ristorante, disvelandone il sofisticato disegno fraudolento.

In particolare, nel corso delle indagini è emerso che l’indagato, gravato da plurimi precedenti di polizia e giudiziari per violazioni alla disciplina sugli stupefacenti, reimpiego di proventi illeciti, associazione per delinquere, reati contro il patrimonio, reati contro la persona e porto abusivo di armi da fuoco, nonché indicato da vari collaboratori di giustizia quale contiguo alla criminalità organizzata di stampo calabrese, al fine di eludere l’applicazione di misure di prevenzione patrimoniali, ha fittiziamente intestato a terzi compiacenti le quote sociali, i conti correnti e tutti i beni strumentali riconducibili all’attività di ristorazione, dallo stesso gestita in maniera occulta sotto le “mentite spoglie” di semplice cameriere.

Con un provvedimento richiesto dalla Dda e firmato dal gip di Bologna Domenico Truppa, la guardia di finanza ha quindi posto sotto sequestro l’intero complesso aziendale (conti correnti, beni immobili e quote societarie) del bar ristorante ‘Lo Stalliere’ di Modena, nell’ambito di un’indagine che vede quattro persone indagate per trasferimento fraudolento di valori.

Il principale indagato è il 64enne calabrese Rocco Gioffrè, originario di Gioia Tauro e ritenuto – si legge nell’ordinanza – “contiguo alla criminalità organizzata calabrese e indicato da vari collaboratori di giustizia quale attiguo alla ‘ndrina Piromalli di Gioia Tauro”.

Gli altri indagati sono due emiliani, un 68enne e una 38enne di Parma, e un 41enne di Torre del Greco (Napoli), secondo l’accusa intestatari fittizi del ristorante, di cui il vero ‘dominus’ occulto era il 64enne, ufficialmente assunto come semplice cameriere. Le indagini della guardia di finanza di Bologna, coordinate dal pm Marco Forte, hanno accertato che l’uomo ha fittiziamente intestato ai prestanome le quote sociali, i conti correnti e tutti i beni strumentali riconducibili all’attività di ristorazione, con lo scopo di eludere l’applicazione di misure di prevenzione patrimoniali. Dopo il sequestro, il locale è stato affidato ad un curatore per garantire la prosecuzione dell’attività.

Nei mesi scorsi, l’attività commerciale ha anche ricevuto circa 50.000 euro dallo Stato sotto forma di ristori aziendali per le chiusure durante la pandemia, denaro che il 64enne avrebbe utilizzato per acquistare o noleggiare auto di lusso (tra cui due Maserati Ghibli), con canoni da 1.500 euro al mese. Beni che in realtà non avevano nulla a che fare con l’attività di ristorazione ma che venivano utilizzati per scopi personali. “Lo Stato ci ha regalato altri 8.000 euro” dice l’uomo in una conversazione telefonica con la madre, intercettata dagli investigatori. L’indagine rappresenta, spiega la Finanza, un seconda tranche dell’operazione ‘Radici’, che lo scorso ottobre aveva portato all’esecuzione di 23 misure cautelari personali e al sequestro di beni per un valore di 30 milioni di euro circa.

Il Tribunale di Bologna, condividendo l’esito delle indagini e in accoglimento delle richieste formulate dalla D.D.A. della Procura della Repubblica, ha disposto il sequestro diretto dell’intero complesso aziendale, del valore complessivo di oltre mezzo milione di euro. Referente: Capitano Salvatore d’Amore; L’attività testimonia ancora una volta l’impegno della Guardia di Finanza e la sinergica collaborazione con l’Autorità Giudiziaria nel contrasto alla criminalità economica e organizzata, consentendo di reprimere ogni forma di inquinamento dell’economia legale per salvaguardare gli operatori economici leali e i cittadini onesti.

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