“L’illusione è la gramigna più tenace della coscienza collettiva: la storia insegna, ma non ha scolari” - Antonio Gramsci
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Giovedì 20 luglio a Soverato il terzo appuntamento della rassegna estiva “Kalibri d’autore”

Giovedì 20 luglio, presso la pineta sita sul lungomare Europa di Soverato, adiacente a via
Zumpano, alle ore 21:30 avrà luogo il terzo appuntamento della rassegna estiva “Kalibri
d’autore, organizzata dall’associazione Kalibreria. Titolo della serata sarà: “Il lavoro in
Calabria: tra sfruttamento e diritti negati”. Durante la serata sarà presentata anche la
proposta di legge di iniziativa popolare per l’introduzione del reato di omicidio sul lavoro e la relativa raccolta firme.

“Un’iniziativa a cui noi soci siamo particolarmente legati poiché fermamente convinti che la cultura e l’informazione siano strumento indefetibile di libertà.
Ma quale libertà può esistere in una realtà socio-economica dove i lavoratori vengono sfruttati e considerati alla stregua di merci? Di quale libertà si è titolari se costretti a vivere sotto il perenne ricatto del rinnovo del contrato anche quando non si tratta di esigenze temporanee?
Che contenuto ha realmente il termine libertà se, in molti casi, esercitare o chiedere il rispetto dei propri diritti sui luoghi di lavoro comporta vessazioni, mobbing e perfino il licenziamento?
È Necessaria, a questo punto, una presa di coscienza della propria condizione da parte dei
lavoratori e delle lavoratrici, un processo di coscientizzazione, che, nell’ottica proposta dal
pedagogista Paulo Freire, determina, atraverso un’indagine sul reale, un processo di
liberazione. Ma questa presa di coscienza non può limitarsi solo alle lavoratrici e ai lavoratori oppressi e sfruttati. È l’intera società che deve conoscere la realtà di una grande parte del mondo del lavoro di oggi e solidarizzare con quanti vengono sfruttati.
È innegabile che oggi assistiamo ad una nuova forma di alienazione dei lavoratori e non solo perché quest’ ultimi, spesso, non possono acquistare i beni che producono, diventando
sostanzialmente una ruota della macchina del capitalismo, ma sopratuto per lo scollamento
che ha determinato con la vita privata. I tempi del lavoro oggi, in molti casi, determinano una incompatibilità o una forte difficoltà nel gestire e programmare una vita familiare, nel poter coltivare un interesse, nell’avere tempo da dedicare alla crescita personale e al diritto ad informarsi. Un lavoro precario vuol dire una vita precaria, un lavoro che sfrutta determina una vita sfrutata.

“Il lavoratore ha dirito ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa”: così recita il primo comma dell’art. 36 della Costituzione. Ma quale dignità c’è in paghe da 3 euro all’ora? Quale esistenza libera garantiscono il perenne ricatto del rinnovo del contrato e le ritorsioni nel caso si facciano valere le proprie libertà sindacali e i propri diritti? Come farà un lavoratore a realizzare la propria personalità (art. 2 Costituzione) se sottoposto ad un regime di sfruttamento e ricatto? Va ricordato, inoltre, che una giurisprudenza consolidata ha affermato il carattere immediatamente precettivo dell’art. 36. Come è stato evidenziato dalla dottrina, “i diritti sanciti nell’art. 36, hanno, dunque, ad oggetto il lavoratore come persona e segnano una scelta chiarissima del Costituente in merito alla relazione tra lavoro, rapporti di produzione e logica del profitto: la libertà e la dignità esistenziale dei lavoratori non consentono che i costi connessi ai salari entrino nella dinamica del libero scambio” (Della
Morte, 2021). Inoltre, come stabilito dall’art. 41 della Costituzione, l’iniziativa economica non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà e alla dignità umana. Ma quante notizie di cronaca riportano incidenti avvenuti sui luoghi di lavoro, a volte anche mortali, causati da mancanze rispetto della normativa sulla sicurezza? Non è forse una forma di danno alla libertà personale far lavorare le persone 10 ore al giorno mentre sul contrato ne sono previste 4? Tende alla realizzazione di un bene comune un’iniziativa economica che sfruta lavoratrici e lavoratori calpestando la loro dignità o, piutosto, tende all’interesse di pochi padroni che chiamano le persone “capitale umano”?
Ecco perché è necessario porsi delle domane e prendere coscienza della realtà, perché solo
così, facendo rete, ci si può mobilitare per cambiarla. Diceva Freire “nessun ordine costituito come oppressione tollererebbe che tutti gli oppressi passassero a chiedersi <<Perché?>>”.
Ad un problema di classe e di presa di coscienza se ne aggiunge un altro: quello politico.
L’atuale governo di estrema destra ha dichiarato fin dal suo insediamento, e a dir il vero anche prima, una guerra agli ultimi; che si tratti di migranti, di poveri, di persone senza fissa dimora, la politica dell’odio e del nemico a tutti i costi, utilizzato come arma di distrazione di massa, ha dato i suoi frutti.Ora nuovi nemici sono stati individuati nei ragazzi che lottano contro la crisi climatica e nei lavoratori che manifestano per i propri diritti. La cronaca recente riporta casi di cariche della polizia ai lavoratori in sciopero e perquisizione e tratenimento di lavoratori che si recavano a manifestare per i loro diritti.
Questo governo ha sostanzialmente sovvertito l’architrave costituzionale della nostra
repubblica che si basa sulla chiave di volta dai principi di eguaglianza e solidarietà. Infatti,
quando la nostra Carta Costituzionale parla della Repubblica utilizzando i verbi “garantisce”,
“riconosce” e “richiede”, non si rivolge ad una realtà astratta ma a noi cittadini e, soprattutto, alle istituzioni dello Stato, governo e parlamento, obbligati a rispettare tali dettami.
Con il recente decreto lavoro, il governo Meloni ha liberalizzato ulteriormente il lavoro
precario, estendendo la possibilità di utilizzare contratti a termine da parte di imprese e datori di lavoro per 12 mesi, rinnovabili, senza fornire nessun giustificato motivo, in ragione delle esigenze temporanee e ampliando l’utilizzo dei voucher. Ciò, al di là delle critiche strettamente legate al mondo del lavoro, stride fortemente con le dichiarazioni sull’incremento della natalità che questo governo sbandiera come priorità per il Paese. Insomma, questa maggioranza sembra non avere poi le idee così chiare su come si gestisce una famiglia e quali esigenze abbia.
Ma le responsabilità sulla precarizzazione del mondo del lavoro non sono ascrivibili solo a
questa compagine politica perché questo processo ha visto protagonisti anche i governi di
centro-sinistra (dalla riforma Treu fino al Jobs Act di Renzi). Sono decenni, infatti, che si dà la colpa del declino industriale del nostro paese e della mancanza di investimenti stranieri alla presunta rigidità salariale e contratuale del mercato del lavoro italiano al fine di giustificare politiche di favore per i padroni e per le grandi lobbies economiche. Tuta questa propaganda è, però, smentita dai fatti. L’Italia è, infatti, il solo paese dell’area Ocse nel quale negli ultimi anni il salario medio reale è diminuito. Ad aggravare maggiormente la situazione è la forte inflazione di questi mesi. Non saranno forse le concomitanti presenze di un elevato livello di corruzione e delle mafie a scoraggiare investimenti stranieri sul suolo italico? Ma no, diamo sempre la colpa agli ultimi e magari prospettiamo riforme che peggiorano ancora la situazione, come la paventata abolizione del reato di abuso d’ufficio e del concorso esterno in associazione mafiosa da parte del ministro Nordio che definisce quest’ultima fattispecie come un “reato evanescente”.

Alla luce di tuto ciò, è più che mai necessario che un nuovo spetro torni ad aggirarsi per
l’Europa: lo spetro della coscienza di classe e della solidarietà tra tute le lavoratrici e i
lavoratori.
Di questi argomenti e di altro parleremo con:
– Domenico Cortese e Giuseppe Strangis, responsabili dell’Osservatorio sullo
sfrutamento in Calabria;
– Francesco Tuccino, della Rete Iside Onlus che si occupa, tra le altre attività, di sicurezza
sui luoghi di lavoro;
– Elisabeta della Corte e Giancarlo Costabile, docente dell’Università della Calabria.
Interverranno anche:
– Giuseppe Ranieri (Unione Sindacale di Base);
– Mimmo Macrì (Segretario Nazionale OR.S.A. Mari e Porti);
– Elda Renna (Ex lavoratrice Simet s.p.a.).
Modererà il giornalista Dario Macrì”.

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