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La consigliera regionale del PD Bruni: “A 34 anni dal delitto, il ricordo di Pasquale Cristiano e Francesco Tramonte è un dovere di giustizia e di memoria per le istituzioni democratiche”

All’alba del 24 maggio 1991, a Lamezia Terme, due lavoratori si alzano per iniziare il proprio turno. Pasquale Cristiano, 28 anni, e Francesco Tramonte, 36, erano operatori ecologici. Servivano la loro comunità in silenzio, con dignità, armati soltanto di scope e pale. Invece di tornare a casa, quel giorno furono colpiti da 22 proiettili di kalashnikov. Vittime innocenti, uccise dalla ‘ndrangheta per un messaggio tanto brutale quanto chiaro: a Lamezia, anche i rifiuti devono essere sotto il controllo delle cosche”. È quanto afferma la consigliera regionale del Pd, Amalia Bruni, ricordando Pasquale Cristiano e Francesco Tramonte, i due netturbini uccisi il 24 maggio 1991.

“Pasquale e Francesco non erano magistrati, non erano forze dell’ordine, non erano giornalisti d’inchiesta. Erano cittadini onesti, lavoratori dello Stato. Ed è proprio per questo che la loro morte rappresenta una ferita ancora aperta nella carne della Repubblica. L’agguato del 24 maggio non è stato un errore – afferma ancora Bruni -. È stato un omicidio mafioso deliberato, maturato in un contesto in cui la gestione dei servizi pubblici – quelli essenziali, quelli che toccano ogni giorno la vita dei cittadini – era già oggetto di interessi criminali. Il loro sacrificio svela ciò che troppo spesso si tende a ignorare: che la mafia si insinua nella quotidianità, nei contratti, nelle pieghe della burocrazia, e che non esistono settori “minori” quando in gioco c’è il controllo del territorio”.

“A distanza di 34 anni, non c’è ancora un colpevole condannato per quei due omicidi. Le indagini, affossate da lacune e silenzi, rappresentano un fallimento che le istituzioni non possono più permettersi di ignorare. La verità giudiziaria è un diritto non solo delle famiglie delle vittime, ma dell’intera collettività. Perché una democrazia che non sa difendere i suoi cittadini più vulnerabili è una democrazia incompleta”, rimarca la consigliera regionale del Pd.

“Eppure, la memoria di Pasquale e Francesco continua a vivere. Ogni anno, Lamezia Terme li ricorda con marce, cerimonie, parole. Ma la memoria, se non si traduce in impegno politico, resta un gesto sterile. Oggi, più che mai, serve uno scatto in avanti. Serve che lo Stato, nelle sue articolazioni centrali e territoriali, scelga con coerenza e coraggio da che parte stare – si legge ancora nella nota di ricordo di Cristiano e Tramonte -. Stare dalla parte di Pasquale e Francesco significa mettere al centro delle politiche pubbliche la tutela del lavoro, la trasparenza degli appalti, la bonifica morale delle amministrazioni locali. Significa rafforzare gli strumenti di contrasto alle infiltrazioni mafiose nella pubblica amministrazione e garantire protezione e dignità a ogni lavoratore”.

“Questa è la sfida: rendere giustizia non solo con le commemorazioni, ma con atti concreti, con leggi più giuste, con istituzioni più forti. Perché solo così potremo dire, con onestà, che la morte di Pasquale e Francesco non è stata vana – conclude Amalia Bruni -. In loro nome, e in nome di tutti coloro che ogni giorno servono lo Stato con le proprie mani, con il proprio sudore, con il proprio senso del dovere, le istituzioni hanno il compito non solo di ricordare, ma di costruire. Una Calabria libera dalle mafie. Un’Italia in cui nessuno debba più morire per aver fatto semplicemente il proprio lavoro”.

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