Da decenni le nostre comunità convivono con straordinarie risorse naturali e gli atti scellerati di chi, in barba ad ogni sentimento collettivo, inquina e deturpa l’ambiente. L’ultimo caso è quello degli 87mila litri idrocarburi sversati nelle fognature e non finiti in mare solo grazie alla meritoria opera della Guardia di Finanza e della Procura della Repubblica di Palmi.
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Questo ultimo episodio, così come tanti altri più e meno gravi avvenuti in questi anni, deve farci riflettere e ravvivare un dibattito politico che su questo tema pare sempre troppo sottotraccia, magari piegato agli interessi economici.
Non si può parlare di sviluppo turistico e culturale, né di prospettive di crescita, se all’interno delle nostre comunità, la politica non è in grado di coltivare il senso del bello e della cura del territorio.
In un contesto come quello della Piana, troppo spesso salito agli onori della cronaca per la criminalità organizzata o per l’assenza totale di sanità, dobbiamo fare i conti anche con il dissesto idrogeologico e con la minaccia di un rigassificatore concepito a Roma, avallato a Catanzaro e da realizzarsi, guarda caso, nell’ultimo lembo dimenticato di Calabria.
Servono azioni incisive, culturali e strutturali, per ribadire ancora una volta che il futuro della Piana deve passare necessariamente dalla cura del territorio.
Un ambiente sano e salubre è il punto di partenza per uno sviluppo che sia sostenibile non solo a parole: è necessario che tutti insieme – Istituzioni, Politica, Associazioni, Comunità territoriali – si lavori ossessivamente per imprimere una svolta culturale non più rimandabile.
Bisogna rimettere al centro dell’agenda politica l’ambiente, con un vero e proprio patto generazionale che responsabilizzi chi governa e tracci la strada per la classe dirigente del domani.
Dimostriamo, finalmente, di meritare ciò che la natura ci ha donato.