Preciso, circostanziato e documentato il vero e proprio grido di allarme di Franco Falcone, membro nazionale della giunta Confapi (confederazione italiana piccola e media industria privata), nel settore turismo, e Presidente del Gruppo Buone Vacanze Hotels & Resorts, con sei strutture ricettive tra la Calabria, Lazio e Umbria.
“Migliaia di piccole e medie imprese del settore alberghiero stagionale rischiano la chiusura. E sono numeri reali – spiega Falcone. Bisogna agire al più presto, il mio è un intervento non a tutela di interessi personali, ma per proteggere intere famiglie che portano avanti attività imprenditoriali con l’aiuto di collaboratori e dipendenti”.
Ci può spiegare meglio i motivi di questa situazione, non si è parlato da più parti di ripresa del settore turismo?
“Nell’anno in corso sicuramente si è lavorato di più rispetto agli anni pandemici, c’è però una importante precisazione da fare in merito all’abnorme aumento dei costi di energia e di materie prime. Mentre nel caso delle strutture alberghiere business o situate nelle città d’arte, è stato possibile attenuare tale gravissimo impatto operando un minino aumento dei prezzi, la stessa cosa non è stata possibile attuare per strutture medie e piccole stagionali legate a programmazioni definite con un anno di anticipo”.
Può farci qualche esempio?
“Certo, i conti sono presto fatti. Mi riferisco per praticità ad una struttura del mio gruppo: luglio 2021, costo energia euro 13.000; luglio 2022, stessi consumi, euro 53.000. E’ evidente che la situazione risulterà ancora più grave con l’arrivo delle bollette relative al mese di Agosto considerati gli ulteriori aumenti. Se non ci saranno interventi, tantissime aziende saranno destinate alla definitiva chiusura”.
Che tipo di interventi?
“Mi piace essere pragmatico. In Confapi non ci sono aziende che ricevono aiuti <<dall’alto>>, passatemi quest’ultimo termine tra virgolette. Ci sono famiglie che lavorano e fanno grandi sacrifici quotidiani. Mi auguro che nel prossimo Consiglio dei Ministri si intervenga adottando almeno la misura di un credito d’imposta pari al 70-80% della componente energia acquistata ed effettivamente utilizzata nel corso del 2022, considerato anche il maggior gettito fiscale, indicato oggi dal Sole 24 Ore, in crescita dell’11,7% rispetto ai primi 7 mesi del 2021”.
C’è davvero tutta questa fretta?
“Le dico solo che se non verranno concessi contributi straordinari alle aziende per combattere l’aumento dei costi di energia e delle materie prime già da metà settembre le strutture ricettive saranno costrette ad anticipare la chiusura risultando oggettivamente insostenibile onorare i contratti con gli operatori italiani ed esteri sottoscritti lo scorso anno a condizioni assolutamente diverse da quelle attuali. Tale auspicata misura eviterebbe la cessazione dei rapporti di lavoro e conseguentemente i costi, a carico dello stato, della disoccupazione degli stessi”.