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“Perenne Attesa”, la pubblicazione curata da Vincenzo Varone mostra uno spaccato della società di oggi

“Una Italia irriconoscibile dove lo Stato sociale, pazientemente costruito, è stato abbattuto, prima a colpi di “lezioni” al popolo   – attraverso i talk show della sera e della notte casta e insonne dove di solito le  castronerie vengono puntualmente spacciate per argomenti seri –  ed a seguire a colpi di machete con pochi che hanno avuto il coraggio di opporsi e dove le disparità sociali oggi più che mai si toccano con mano. Una nazione, dove nelle piccole realtà, gli ultimi presidi – con la scusa del risparmio e quindi della necessità di tagliare per “il bene di tutti” – sono stati letteralmente cancellati con un colpo di spugna rapace, di cui solo le iene un tempo erano capaci: uffici, scuole, luoghi di vita, di ritrovo e di vera presenza dello Stato al servizio del popolo”. Sono questi i contenuti dell’ultima pubblicazione dal titolo la Perenne Attesa curata del giornalista Vincenzo Varone per i quaderni de La Sfida il giornale delle idee differenti (libritalia.net editore). Un’Italia, “consegnata, complice un elettorato stanco dei rituali di una certa politica,  ai vitelloni dalla lingua sciolta  e sciocca, con i loro piccoli eserciti senza ideali, che hanno solo favorito con le loro azioni tutte una serie di scelte sbagliate, interessate e dannose, perché ad essere sistematicamente colpiti sono stati i ceti più deboli. Gli ultimi insomma, i primi a pagare le moderne ed efficienti visioni del nuovo potere. Un nuovo ordine, convinto di saper vedere oltre il cielo e le nuvole e succube della sua arroganza e della sua bramosia di onori e prebende da incassare e custodire. Risultato: ridotti a brandelli e con un Meridione d’Italia, nonostante i proclami, costantemente in coda sul fronte della crescita. Un Sud, Calabria in testa, in perenne attesa del suo decollo”.

Ma nel breve viaggio Varone ci consegna anche una serie di appunti e ripassi sulla sanità calabrese, sui rituali sinistri della ‘ndrangheta che spesso si serve del sacro per ostentare il suo potere e sui movimenti tellurici che hanno interessato negli ultimi anni la chiesa calabrese. Il cronista ci racconta, infine, da testimone diretto la storia di Natuzza Evolo, alla vigilia dell’apertura della sua grande e bella chiesa.

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