“Ecco che cosa ho pensato: affinché l'avvenimento più comune divenga un'avventura è necessario e sufficiente che ci si metta a raccontarlo” - Jean-Paul Sartre
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Libri: “I dimenticati”, esce il nuovo saggio di Bruno Gemelli

Bruno Gemelli non si stanca di cercare personaggi, contemporanei e non, sui quali e’ caduto l’oblio. Dimenticati? Certo. Per questo il suo nuovo saggio s’intitola “I Dimenticati”, edito dalla Citta’ del Sole di Reggio Calabria che tiene sempre un faro acceso sulla pubblicistica locale. I cinquanta personaggi, maschi e femmine, per lo piu’ calabresi, presenti in questo volumetto in modo disordinato sono diversissimi tra loro per eta’, epoca, provenienza, ceto, mestiere, cultura, appartenenza. Sono capitati in questo arengo perche’ hanno attirato la curiosita’ del cronista che ha dato loro conto in un determinato momento. Naturalmente gli assenti sono un numero infinito. Ma la discrezionalita’ e’ il lievito di questi libelli. Una delle figure presenti nell’elenco, Antonio Porchia da Conflenti, disse una volta: “Se mi dimenticassi di cio’ che non sono stato, mi dimenticherei di me stesso”. Porchia era un emigrato calabrese in Argentina che divenne un famoso aforista. Eppure c’e’ qualcuno che l’ha ricordato. La Calabria ha avuto, anche, la sfortuna di non aver avuto un Ennio Flaiano, forse il piu’ grande elzevirista italiano, che sapesse raccontare i vizi, i tic, le debolezze e le contraddizioni dei conterranei; ma non ha avuto neppure uno scrittore di costume come Andrea Camilleri o Leonardo Sciascia. Rispetto a quest’ultimo molti, forse tutti, pensano che sia stato il primo a scrivere di mafia. In Italia e, quindi, nel mondo. Invece fu un calabrese, Saverio Montalto, lo pseudonimo di Francesco Barillaro di Ardore, di professione veterinario, che fu rinchiuso per cinque anni nel manicomio criminale per aver ucciso la sorella Anna a seguito di un tragico errore. Di questa pasta e’ fatta questa narrazione. Fatti e personaggi dimenticati troppo in fretta.

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