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Violenza sulle donne, Bo Guerreschi (“bon’t worry”) denuncia uno scandalo avvenuto in Calabria: “Violentata in una struttura di riabilitazione psichiatrica pagata dal servizio sanitario, nessuno l’ha ancora ascoltata”

«Non può rimanere nell’ombra una violenza sessuale avvenuta di recente in una struttura di riabilitazione psichiatrica del Cosentino, a danno di una paziente che era lì ricoverata. Nonostante la nostra segnalazione con un’informativa immediata e il pronto intervento dei carabinieri, sempre solerti, specie davanti a situazioni di tale delicatezza, purtroppo la vittima non è stata ancora ascoltata, a distanza di oltre un mese dall’episodio».

Lo denuncia, in una nota, Bo Guerreschi, presidente dell’Ong internazionale “bon’t worry”, che assiste e tutela i diritti fondamentali e la dignità delle persone colpite da abusi e violazioni di legge.

«A seguito del fatto, sono sensibilmente peggiorate – precisa la presidente di “bon’t worry” – le condizioni di salute mentale della vittima, la quale doveva essere sentita entro tre giorni, come previsto dalla normativa vigente. Il tempo continua a passare in un immobilismo inquietante, che ci ha spinto a informare l’opinione pubblica a mezzo stampa. Peraltro, è scandaloso – sottolinea Guerreschi – che in una struttura preposta al recupero di pazienti psichiatrici e finanziata dal Servizio sanitario, quindi dai contribuenti, possano avvenire vicende del genere, per di più a fronte di precedenti comunicazioni formali di uno stato di pericolo, del tutto ignorate dalla struttura in argomento, e in una regione come la Calabria, che con impegno e fatica sta tentando di uscire da un lungo disastro nell’ambito della sanità».

«Confidiamo che questa nostra denuncia pubblica consenta di fare luce sulla vicenda, di gravità inaudita, che era giusto portare all’attenzione nazionale e si aggiunge ai troppi casi denunciati che finiscono in silenzi assordanti e attese imperdonabili. La giustizia, unico mezzo per la tutela del cittadino, troppe volte manca. È un problema enorme, che – conclude Guerreschi – non può continuare ad esistere».

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