“Il MiUR ha bocciato lo Statuto modificato del CdA dell’Ateneo. Il perché emerge da quanto dallo stesso Organo contestato e da quanto altro ne costituisce insormontabile presupposto. Infatti: il CdA che ha votato il nuovo Statuto e poi il nuovo Rettore non esiste perché illegittimamente costituito per ragioni di fatto e di diritto che qui di seguito si elencano.” Iniziano così le dichiarazioni di Umberto Pirilli, Presidente dell’associazione Dante Alighieri di Reggio Calabria.
Elenca di seguito le ragioni:
“-. Il CdA è composto da 11 membri di cui il Rettore è componente protempore in virtu’ della carica;
– 5 componenti appartengono per Statuto al Socio fondatore, On. Reale, il quale nel 1984 promosse la fondazione dell’università con 12 cittadini reggini con il simbolo di Comitato Locale della Società D.A. dalla stessa autorizzato.
Dei 5 componenti resiste solo Aloi, passato con armi e bagagli al potere fantasma, ma non troppo, che lo ha teleguidato nelle sue azioni e nei suoi comportamenti contrari alla legge, agli statuti e allo stesso Codice Penale: di ciò è evidente prova la pronunzia della Magistratura amministrativa e civile con ben 4 sentenze tutte a lui avverse in accoglimento di azioni proposte dall’Associazione che lo aveva eletto e che lui, dopo la sua espulsione, dichiara non essere piu’ legittimata. Aloe stesso, a mente dello Statuto ( art 11 e primo comma dell’art. 9) che attribuisce la presidenza del CdA ad un socio appartenente all’Associazione non ha, per Statuto dell’Ateneo, titolo a presiedere il CdA.
– degli altri 4 rappresentanti del CdA 2 (Scarfone e De Medici) sono stati illegittimamente dichiarati decaduti e dopo 4 giudizi passati in giudicato Aloi e soci non li hanno reintegrati eludendo l’ottemperanza per realizzare il capolavoro di tessitura e di svendita della D.A., fiore all’occhiello della Città.”
Prosegue ancora Pirilli:
“Dei due che ancora mancano non è stato possibile la nomina perché gli statuti incrociati prevedono che la stessa venga trasmessa al Consorzio e dal Consorzio all’Università. Ma il Presidente del Consorzio Mazzetti delegato del Sindaco Falcomatà, che per Statuto deve convocare il Consorzio due volte all’anno, lo ha convocato 4 volte in otto anni per approvare i bilanci arretrati nessuno dei quali porta le cifre che Comune, Città Metropolitana e CCIAA avrebbero dovuto versare, per Statuto, al Consorzio e da questo trasferite nelle casse dell’Università. Da qui nasce la crisi, dai milioni dovuti (e mai versati) per come previsto dall’Art. 3 dell’Atto Costitutivo del 1984 e dagli articoli 3, 18, 19 dello Statuto di allora fraudolentemente modificato nel 2013 eludendone l’obbligo;”
“- due componenti del CdA sono di nomina esclusiva del Rettore; un altro, Mnemosine, è decaduto da anni da socio, ma i suoi intrighi con presidente e Palazzo lo tengono nel posto contro diritto e ragione;
– restano 2 componenti rappresentanti degli Enti che non partecipano alle riunioni perchè nelle more il Sindaco Falcomatà che li ha nominati ha deciso di costituire un Consorzio tutto suo riesumando Mazzetti che illegittimamente lo convoca e illegittimamente inserisce tra gli aventi diritto per Statuto consolidato da decenni soggetti altri e in più ‘ Aloe con il quale all’epoca erano sodali, al posto riservato al solo Rettore in quanto tale.
Per mantenere il numero a 6 Aloi nomina due nuovi soggetti circostanza rilevata illegittima dal Giudice Civile a seguito di nostro ricorso.”
Riassumendo:
1) il Rettore manca da due anni perché mancano gli Organi previsti per la sua nomina e i 2 rappresentanti dallo Stesso nominati non potevano essere sostituiti se non da un Rettore legittimamente eletto.
2) i 4 membri di diritto del CdA sono stati per un verso o per l’altro esclusi eludendo Statuti e sentenze per conseguire un obiettivo illegittimo e illecito.
Il CdA dunque, mancando 11 membri legittimi su 11 previsti, non esiste. Il Ministero che avrebbe dovuto scioglierlo e farlo ricostituire non è intervenuto perché tra i gangli che operano al vertice dello stesso ci sono tre posizioni:
la prima è sensibile al traffico di influenza politica;
la seconda è sensibile al traffico d’influenza di altra cultura;
la terza difende la legge e il diritto.
Conclude Pirilli: “Su Falcomatà e i suoi disegni di legalità differita a seconda di chi la pratica avremo modo di occuparci più dettagliatamente. Intanto, per la sua condotta e non solo della sua abbiamo presentato denuncia penale e ricorso al Giudice Civile.”