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Gli studenti del Liceo “Zaleuco” di Locri al Teatro Cilea di Reggio Calabria per assistere all’opera “Gianni Schicchi” di Giacomo Puccini

“Addio Firenze, addio cielo divino io ti saluto con questo moncherino e vo randagio come un Ghibellino”. Con quest’aria, presa da “Gianni Schicchi” di Giacomo Puccini, si coglie tutta la bellezza, la complessità e la profondità lirica di un’opera che ha incantato gli studenti delle quarte classi del Polo Liceale “Zaleuco – Oliveti – Panetta – Zanotti”, guidato dalla Dirigente Carmela Rita Serafino, che, martedì 19 Novembre, si sono recati al Teatro Cilea di Reggio Calabria, accompagnati dalla stessa Dirigente e dai docenti: Antonella Curtale, Rosella Fontana, Bumbaca Beatrice, Antonino Pezzimenti, Stella Larosa, Floriana Masdea, Fortunata Palermiti, Alessandra Pedullà e Renato Lizzi, per il Liceo Zaleuco; Cricelli, Fuda e Rossana Totino, per il Liceo Scientifico di Gioiosa; Maria Vittoria Valenti, Ferraro, Maria Giovanna Cotroneo, Emilia Lanzafame e Franchina, per il Liceo Classico; Giordano e Ritorto, per il Liceo Artistico, ad assistere ad uno dei capolavori del grande maestro Puccini, in occasione del centenario della sua morte, “Gianni Schicchi”, appunto, facente parte del Trittico, in cui ci sono anche le opere “Il Tabarro” e “Suor Angelica”. La commedia, per musica, ispirata al XXX Canto dell’Inferno di Dante, nella sua versione integrale e in costume d’epoca, è stata proposta in una messa in scena originale, brillante e coinvolgente, dedicata agli studenti delle scuole di ogni ordine e grado. Scuole all’OPERA, in collaborazione con l’orchestra del Teatro “F. Cilea”, nella persona del Direttore Artistico e Musicale M° Alessandro Tirotta, ha sfornato un’edizione studiata e mirata, che ha saputo, attraverso una buona dose di umorismo e simpatia, coinvolgere i giovani alla scoperta di una nuova opera, probabilmente mai vista e con una trama, ispirata al Canto Dantesco, che sa molto di commedia all’italiana, tra travestimenti, promesse disattese, amori, interessi economici e truffe. Insomma, ci sono stati tutti gli ingredienti per un sano divertimento. Firenze, 1299. Intorno al cadavere di Buoso Donati, appena spirato nel suo letto, i parenti fingono di piangere, ma sono interessati soltanto all’eredità. D’improvviso, corre voce che Buoso abbia lasciato tutti i suoi beni ai frati di un convento. I parenti smettono di piangere per cercare affannosamente il testamento, che viene ritrovato da Rinuccio; prima di consegnarlo, questi vuole dalla zia il consenso alle nozze con Lauretta, la figlia di un villano, Gianni Schicchi. La zia non gli presta attenzione, attratta dal testamento in cui, con esterrefatto stupore di tutti i parenti, si legge che tutto è andato ai frati. Rinuccio suggerisce di ricorrere a Gianni Schicchi, noto per la sua cultura giuridica e per la sua astuzia. La famiglia rifiuta, malgrado l’esortazione di Rinuccio, che ha già mandato a chiamare Schicchi e la figlia. Entrando, questi si meraviglia di vedere in pianto i parenti di Buoso Donati, che immaginava felici per l’eredità; nasce una lite fra Schicchi e i Donati. Schicchi fa per andarsene, ma viene trattenuto da Lauretta, che minaccia di buttarsi in Arno se non potrà sposare Rinuccio, e prega il padre di risolvere la situazione. Gianni Schicchi cede alla richiesta della figlia, si fa consegnare il testamento ed escogita il da farsi. Fa portare via il cadavere dai parenti, ma sopraggiunge d’improvviso il medico, Maestro Spinelloccio, a guastare i preparativi. Sarà a questo punto che Gianni Schicchi, imitando la voce di Buoso Donati, decide di impersonarlo e di fare un nuovo testamento. Schicchi si traveste mentre le donne cercano di guadagnarsi il suo favore, per ottenere i migliori lasciti. A parole egli accontenta tutti, ma ricorda ai parenti che per chi si sostituisce ad altri in testamenti e lasciti, e per gli eventuali complici, la legge prevede il taglio della mano e l’esilio. Giunge infine il notaio, opportunamente avvertito. Davanti ai parenti attoniti, ma impotenti a far rilevare l’imbroglio, Gianni Schicchi fa testamento a proprio favore e, una volta uscito il notaio, scaccia i Donati dalla casa ormai diventata sua col falso testamento.

Rinuccio e Lauretta, beneficiari dell’imbroglio, si abbracciano su una terrazza affacciata su Firenze, inondata di sole, mentre Schicchi invoca dal pubblico le circostanze attenuanti della condanna all’Inferno inflittagli dal “Gran padre Dante” nella Divina Commedia. Da tremendo falsario, scagliato quasi nel fondo dell’Inferno, a simpatico furbetto, la figura di Gianni Schicchi rappresenta un po’ il passaggio dall’Italia delle origini (linguistiche e letterarie) e dei comuni medievali, all’Italia di oggi, con i suoi problemi di corruzione e condono. Al termine i presenti sono stati coinvolti a partecipare all’ascolto dell’aria pucciniana “Nessun dorma…”  Una bella esperienza per i ragazzi del Polo Liceale, che hanno potuto assorbire la potenza emotiva della lirica, anche nelle sfumature della commedia, che fa capire come la vita sia complessa e non è quasi mai quello che sembra, sta al saggio discernimento cogliere l’autenticità nel bene o nel male, piuttosto che vivere all’ombra della falsità e dell’ipocrisia.

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