Da parte nostra, come Giovani Democratici, diciamo no a questo tipo di progetto di Ponte sullo Stretto e basta agli slogan e alle promesse prive di fondamento: vogliamo risposte, non annunci.
L’approvazione del CIPESS non è tecnica ma soltanto amministrativa: ciò significa che sussistono ancora tutti i problemi tecnico-ingegneristici ed ambientali che negli anni team di esperti hanno evidenziato.
Analizzando lo stato dei fatti, ciò che abbiamo acquisito non è rassicurante:
• le perizie e le analisi tecniche sono obsolete e insufficienti;
• le infrastrutture locali non sono state potenziate per sostenere l’opera;
• nessuna chiarezza su come saranno gestiti espropri, cantieri, impatti ambientali e paesaggistici.
Inoltre, ci perplime la totale mancanza di risposte e di confronto sul definanziamento dell’Alta Velocità, sul dirottamento dei Fondi di Coesione, tolti a scuole, asili e opere fondamentali per il Sud, sulle eventuali violazioni delle normative europee e le irregolarità procedurali, sul destino di opere prioritarie per la mobilità del Sud, come la SS106, il raddoppio della ferrovia jonica, o la manutenzione delle strade provinciali.
Ci chiediamo: come si può pensare di costruire un ponte tra Calabria e Sicilia se prima non si collegano i territori, le persone, le opportunità?
A questa domanda, va aggiunto il rischio concreto di infiltrazioni mafiose nel progetto del Ponte sullo Stretto. La prevenzione in tal senso richiederebbe vigilanza costante, trasparenza negli appalti e un impegno deciso delle forze dell’ordine e delle istituzioni.
Per concludere, noi non diciamo “no” al ponte per principio, ma rifiutiamo la superficialità. Chiediamo un confronto reale, istituzionale e tecnico, basato su dati trasparenti, coinvolgimento strutturale delle popolazioni locali, risposte puntuali ai problemi già presenti.
Un’opera di questa portata deve servire a unire, non a dividere. Deve offrire una prospettiva positiva per il futuro dei giovani, non un mero tornaconto a chi la usa per raccogliere voti.
Il nostro appello è chiaro: non bastano le inaugurazioni mediatiche. Servono invece scelte intelligenti, ascolto vero e soluzioni concrete per il Sud”.