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Laboratorio Civico attacca il nuovo PSC di Rende: “Speculazione e incoerenza politica”

“Le nuove linee guida urbanistiche dell’amministrazione comunale segnano un punto di caduta mai visto nella storia recente di Rende. Non si tratta di una semplice scelta tecnica: è un atto politico grave, incoerente, capace di smentire anni di predicazioni e di rivelare una contraddizione interna che nessuna spiegazione potrà mai giustificare. Per anni si è costruita una narrazione basata sul “consumo di suolo zero”, trasformandolo in un vessillo identitario, in un totem morale utilizzato per accusare, delegittimare e colpire chi governava. E ora, davanti alla prima prova concreta, la stessa forza politica rinnega tutto e spalanca la porta a nuove edificazioni proprio nelle aree non urbanizzate che aveva giurato di difendere.

È un tradimento politico prima ancora che urbanistico. Il territorio, la città e le necessità non sono cambiate; è cambiata solo la convenienza del momento. Questo rivela una politica che non segue principi ma opportunità, che non difende la città ma i propri equilibri interni. Un’amministrazione che parla di sostenibilità e poi attacca il suolo libero ha perso credibilità. Chi oggi ne fa parte, poco tempo fa, definiva “inaccettabili” gli interventi del precedente PSC e ora propone interventi più invasivi, più estesi e più impattanti.

Chi ieri denunciava la “cementificazione” oggi la pratica con naturalezza. Chi agitava il principio etico della tutela del territorio oggi lo calpesta. Chi invocava rigenerazione, compattezza urbana e ricucitura del costruito oggi lascia indietro le zone degradate e spinge l’edificazione verso aree agricole, sportive e marginali, prive di infrastrutture e lontane da ogni logica urbanistica moderna. Non si tratta di nuova visione: è totale assenza di visione.

L’impatto ambientale e territoriale è evidente: peggioramento della mobilità, incremento dei costi pubblici, pressione insostenibile sulle aree verdi, rottura degli equilibri ecologici, dispersione insediativa contraria ai principi di pianificazione contemporanea. Rende non ha bisogno di espandersi; ha bisogno di rigenerare ciò che esiste, ricostruire i vuoti, riqualificare i quartieri abbandonati, favorire la qualità contro la quantità. Costruire ai margini, su suolo libero, significa indebolire la città, renderla più fragile, più costosa e più disordinata.

Il paradosso è evidente: il PSC ascrivibile all’amministrazione Manna, che allora veniva demonizzato come esempio negativo, oggi appare infinitamente più prudente e sostenibile rispetto alle scelte dell’attuale giunta. Chi brandiva il piano come un “pericolo per il territorio” oggi fa esattamente ciò che criticava. Non è progettualità: è opportunismo, che quando incide sul territorio diventa danno per l’intera comunità.

Ed è qui che emerge l’altra contraddizione: l’opposizione di centrodestra, che oggi finge scandalo, cerca di equiparare il nuovo PSC all’azione lungimirante della giunta Manna. Invece di concentrarsi nel denunciare efficacemente la reale deriva espansiva dell’attuale amministrazione, preferisce gettare tutto in caciara. Ciò  dimostra superficialità sconcertante ma anche disonestà intellettuale.

La nota diffusa dall’opposizione di centro destra sul caso Lorenzon lo conferma: si parla del territorio come un foglio vuoto, si confonde concetti elementari di pianificazione, si  lanciano accuse senza conoscere la storia urbanistica di Rende. Noi, come Laboratorio Civico, non abbiamo alcun legame politico né interesse a difendere l’operato dell’attuale amministrazione. Siamo e restiamo equidistanti dall’attuale giunta e dalla peggiore opposizione di centrodestra. Ma equidistanza non significa tacere davanti alle mistificazioni, ai rovesciamenti della realtà e alla propaganda che equipara ciò che non è equiparabile.

Il PSC Manna, bloccato con atto di imperio arbitrario e immotivato, possedeva un impianto urbanistico moderno, fondato sulla rigenerazione, compattezza urbana e recupero del costruito, non sull’espansione. Le scelte attuali della giunta vanno nella direzione opposta: aumento delle volumetrie, edificazione di aree libere e logica espansiva considerata superata, inefficiente e ambientalmente dannosa. Nell’impianto degli indirizzi approvati, ciò che colpisce non è solo il contenuto, ma anche il metodo: si scende nel dettaglio delle scelte prima di stabilire una visione strategica, togliendo ai tecnici la possibilità di elaborare scenari e imponendo direttamente una volontà politica orientata a rimettere in moto la speculazione edilizia.

Chi conosce il territorio sa che urbanizzare aree non ancora compromesse significa cancellare funzioni fondamentali: il suolo libero assorbe acqua, riduce i rischi idrogeologici, mitiga le temperature urbane, ospita biodiversità, produce ossigeno e accumula CO₂. Ogni metro quadro sottratto è un danno irreversibile. Costruire ex novo significa nuove strade, nuovi allacci, nuovi costi, nuove emissioni e nuova impermeabilizzazione: la ricetta perfetta per aggravare i problemi, non per risolverli.

Queste scelte non nascono dal nulla: rispondono a interessi e pressioni che si muovono da tempo attorno all’area del futuro ospedale universitario. Noi siamo sempre stati favorevoli all’opera, perché rappresenta un’occasione fondamentale per Rende e il territorio. Ma sostenere il nuovo ospedale è una cosa; speculare sulla salute pubblica per edificare dove non si dovrebbe è un’altra.

Se davvero volete parlare di urbanistica, iniziate a farlo seriamente.

Se volete difendere il territorio, iniziate a studiarlo.

E se volete smettere di fare propaganda, dite la verità ai cittadini: la speculazione edilizia non nasce con Manna, ma con l’attuale giunta, complice di un sistema di interessi più ampio che continua a ignorare volutamente.

Noi non abbiamo padroni, non dobbiamo compiacere nessuno e non dobbiamo difendere alleanze. Abbiamo solo una responsabilità: dire come stanno le cose, anche quando fa male. Chiediamo con forza il ritiro delle nuove linee guida, l’apertura di un confronto vero e trasparente, il ritorno a principi di coerenza, responsabilità e verità. La città è nostra, non di chi governa pro tempore, e noi abbiamo il dovere di difenderla.

Tra maggioranza e opposizione di centrodestra, è difficile discernere chi agisca con maggiore responsabilità e chi con maggiore opportunismo. La distinzione tra chi tutela davvero il territorio e chi si limita a fare propaganda politica è spesso sfumata, e entrambe le forze, a modi diversi, contribuiscono a indebolire la credibilità della città e delle sue istituzioni”.

E’ quanto si legge in un comunicato stampa di Laboratorio Civico.

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