Un gruppo di studenti del corso di Diritto penale dell’Università della Calabria, nella giornata di ieri, accompagnati dal professore Mario Caterini, ha varcato i cancelli dell’Istituto di pena a custodia attenuata di Laureana di Borrello, a Reggio Calabria. Accolti e guidati dalla direttrice del penitenziario, Caterina Arrotta, e dal comandante, Giuseppe Ramondino, hanno visitato la struttura, entrando anche nei laboratori di ceramica e falegnameria, dove vengono realizzati prodotti per enti pubblici e destinati a molti istituti penitenziari d’Italia. Una sosta anche nella sala colloqui, sia interna che esterna, e, in ultimo, una passeggiata tra le tre serre di coltivazione e nel nuovo frantoio, inaugurato solo lo scorso luglio e realizzato grazie ad un finanziamento della Regione Calabria.
«La realtà di Laureana di Borrello – ha affermato il prof. Mario Caterini, direttore dell’Istituto di studi penalistici “Alimena” dell’Unical – è la dimostrazione che un carcere davvero orientato verso la risocializzazione è possibile. Le carceri in Calabria e, ancor di più, in Italia, in genere non hanno purtroppo l’aspetto e l’organizzazione di questo Istituto, che segna un tasso di recidiva in uscita pari al 2% a dispetto del 70% circa che in media travolge gli altri penitenziari italiani. Allora, realtà come Laureana ci danno la prova che il fallimento o la buona riuscita del sistema penale passano attraverso le scelte politiche superiori, spesso purtroppo fondate sulla mera repressione, e attraverso le risorse economiche investite. Questo è il carcere verso cui bisogna tendere, nel rispetto della nostra Costituzione. Ritengo fondamentali queste visite per i giovani studenti, perché chi si occupa di diritto penale e di rieducazione non può non conoscere il carcere. Il vero senso della pena si può comprendere solo oltrepassando queste mura».