Partecipata e sentita la manifestazione che l’Istituto comprensivo di Quattromiglia ha promosso stamane in occasione della strage di Capaci e a cui hanno preso parte il sindaco di Rende Marcello Manna e l’assessora ai rapporti con la scuola Lisa Sorrentino.
“Appare oggi più che mai necessario – ha dichiarato il primo cittadino rivolgendosi agli studenti- moltiplicare momenti di riflessione da parte di voi ragazzi su ciò che accadde trent’anni fa. Una stagione che ha visto un’antipotere agire contro i principi democratici della nostra Costituzione. Ancora oggi manca una parte di verità per far chiarezza su alcuni elementi chiave rispetto all’omicidio di Giovanni Falcone: chi ha avvertito che il giudice Falcone partiva da Roma su un aereo noleggiato dal Sismi? Il nostro Paese ha attraversato tante stagioni che sono rimaste in zone d’ombra. Quell’antipotere ha cercato di modificare le nostre regole di civiltà, di democrazia: questa è la battaglia da combattere oggi nel momento in cui ricordiamo Giovanni Falcone. Non è una battaglia che è terminata, ma deve andare avanti soprattutto con le scuole, con l’impegno civile e sociale che dobbiamo avere nel difendere la nostra democrazia e, per fortuna, nel farlo abbiamo un faro che ancora richiede tanto impegno e che è la nostra Costituzione: i suoi valori non si sovvertono né con le bombe, né in altro modo”.
“Ricorre oggi l’anniversario dell’assassinio di Giovanni Falcone nella strage di Capaci e il 19 luglio quello di Paolo Borsellino nella strage di via D’Amelio. Dal 92 ad oggi entrambi i brutali episodi sono ancora oggetto di indagini, inchieste e controverse polemiche. Sono passati 30 anni e ancora oggi troppi misteri uniscono il destino di Giovanni Falcone da quello di Paolo Borsellino, il destino di due amici inseparabili nel lavoro e nella vita. Sono passati 30 anni e ancora oggi la mentalità mafiosa continua a porre un problema di natura culturale e sociale. Tutto questo dovrebbe porci di fronte a delle domande oltre che richiamare tutti e tutte le cittadine e ovviamente tutte le istituzioni ad un maggiore senso di corresponsabilità. La Mafia non è soltanto un’organizzazione criminale, ma qualcosa di molto peggio. Prima di questo, purtroppo, è un modo di pensare, un modello culturale. É solo l’effetto di qualche cosa di ben più saldamente radicato ed è proprio per questo che è necessario attuare un contrasto alle cause. In questo il ruolo della scuola deve essere centrale: fare educazione inclusiva significa fare comunità. Inclusivo è un ambiente dove tutte le diversità vengono valorizzate così da dare a tutti pari possibilità di crescita in un sistema equo e coeso in grado di prendersi cura di tutti i cittadini e le cittadine assicurandone la loro dignità, il rispetto delle differenze e le pari opportunità. Il sapere e la cultura ci rendono indipendenti, sani e liberi. Sempre più necessarie sono quelle scuole che contribuiscono alla diffusione dei valori della non violenza e del rispetto verso gli altri, dell’importanza dei diritti civili e umani, della solidarietà. Abituarsi ai soprusi, arrivare a considerarli addirittura accettabili, è già un modo per consegnarsi alle mafie. I soprusi sono di diversa natura e il più delle volte portano all’isolamento alla marginalizzazione alla ghettizzazione rendendo il terreno fertile all’attecchimento del seme della sopraffazione e delle ingiustizie. In questa direzione penso al ragazzo o alla ragazza vittima di bullismo o peggio di violenza fisica perché diversa o diverso, perché appartenente ad una diversa religione, cultura o perché non abbiente, ma penso anche all’ esclusione, all’isolamento dei figli e delle figlie di chi si è macchiato di crimini mafiosi. Se li si emargina in un contesto scolastico, maggiori saranno le probabilità che si sentano accolti in un contesto deviante, in un contesto mafioso. Per questi motivi bisogna necessariamente attivarsi per rendere l’ambiente scolastico sempre più inclusivo”, ha concluso l’assessora ai diritti civili Lisa Sorrentino.