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Nasce la “Rete 26 febbraio” in difesa dei diritti umani: “L’ecatombe del mare di Cutro ha smosso tutta la comunità calabrese”

“Tutta la comunità crotonese ha adottato i familiari dei naufraghi e i superstiti alla ecatombe del mare di Cutro. Era scontato e doveroso abbracciare questi nostri fratelli e sorelle giunti da diversi Paesi, come Afghanistan, Iran, Siria, martoriati da guerre e bombe alimentate in passato anche dall’Occidente”.

E quanto scrivono un gruppo di associazioni del Terzo settore di Crotone. “Sono tante le famiglie che speravano di riunirsi passando per l’Italia per ritrovare parenti vicini e lontani emigrati al nord Europa già da tempo.

In questi giorni, infatti, il PalaMilone di Crotone è diventato un via vai continuo di familiari, ai quali, il minimo che si potesse garantire era supporto psicologico e linguistico. Con volontari e mediatori culturali pronti a raccogliere lacrime e fornire ogni assistenza necessaria”.

“L’arrivo del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ieri a Crotone è stato un grande risultato. Come rete di associazioni e comitati territoriali che sta seguendo tutto ciò, siamo riusciti a ottenere che le pratiche di restituzione e rimpatrio delle salme siano velocizzate- dicono le Associazioni – Anche il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, si è attivato per reperire finalmente alloggi sul territorio dove ospitare tutte le famiglie che ne abbiano necessità”.

“L’ecatombe del mare di Cutro ha smosso tutta la comunità calabrese e non solo. Pochi giorni fa, su sollecitazione di tante organizzazioni e realtà sociali, ci siamo riuniti a Crotone, nella sede dell’Associazione Sabir, insieme al Forum del Terzo Settore di Crotone, e a molte sigle, comitati, sindacati, onlus, ong, insegnanti e semplici cittadini e cittadine.

Abbiamo condiviso la necessità, forte, di denunciare quella che non è stata ‘solo’ l’ennesima tragedia delle migrazioni, ma la goccia che ha fatto traboccare un vaso colmo da troppo tempo, di ingiustizie e voluta indifferenza, da parte del nostro Paese e dell’Europa tutta- dicono le Associazioni – Lo abbiamo detto e lo ribadiremo ancora, le spiagge del Mezzogiorno d’Italia, dal Canale di Sicilia fino a Crotone, appunto, non possono più essere la deriva dei cadaveri di territori ‘extra Europei’. Aree geografiche complesse e soggiogate da politiche e interessi coloniali, a cui tutt’oggi, molti Paesi occidentali – l’Italia non è da meno – vendono armi e alimentano conflitti, povertà ed emarginazione”.

“Dopo la riunione tenutasi mercoledì abbiamo lanciato un appello che – proseguono – sta riscuotendo molte adesioni, anche da gruppi politici e sociali attivi all’estero.  Sta nascendo una mobilitazione civica e popolare, che prende piede dal lavoro che si fa ogni giorno su questi territori e che vedrà, a partire da questo fine settimana presidi in diverse piazze di Calabria e d’Italia.”

E annunciano: “Sabato 4 marzo, alle ore 15, ci saranno sit-in davanti alle Prefetture di Crotone, Reggio Calabria e Vibo Valentia. Una rete di ong tra cui Mediterranea, Medici Senza Frontiere, ResQ People Saving People ed Emergency, terranno un presidio “Basta morti in mare” alle 14.30 in piazza Oberdan a Milano, e un’iniziativa è prevista anche a Como”.

“Data questa grande partecipazione, come “Rete 26 febbraio – La Calabria per i diritti umani”, crediamo sia giusto continuare a tenere i riflettori puntati su questo territorio, anche dopo questi primi giorni di iniziative. Quindi chiamiamo a raccolta tutte le organizzazioni impegnate nel resto d’Italia per una manifestazione unitaria a Crotone.

Un momento forte e condiviso per chiedere verità e giustizia per i morti di Steccato di Cutro”.   “Crediamo sia importante manifestare insieme e rivolgerci direttamente al ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, e al ministro dell’Interno, nonché vicepresidente del Consiglio, Matteo Salvini.

Perché finisca questo rimpallo di responsabilità e si faccia subito chiarezza su chi, la notte del naufragio, avrebbe dovuto dare direttive chiare di soccorso e non lo ha fatto. Chiediamo che la si smetta, inoltre, di criminalizzare le vittime e, non ci stancheremo mai di ribadirlo, si decida quanto prima una politica europea, comune e concreta, per garantire vie sicure e legali di ingresso ai profughi in Europa e un sistema di accoglienza e asilo immediato ed efficiente”.

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