Sarà dedicato alla civiltà del Vicino Oriente Antico e precisamente all’area di Babilonia il quarto approfondimento sulla storia antica promosso dall’Associazione Culturale Anassilaos, congiuntamente con la Biblioteca “Pietro De Nava”, e patrocinato dal Comune di Reggio Calabria, che si terrà giovedì 18 gennaio con inizio alle ore 16,45 presso la Sala Giuffrè della Villetta De Nava nell’ambito della mostra libraria e filatelica “Civiltà del Mediterraneo/per servire alla Pace” tuttora in corso presso la Villetta De Nava.
Tema della conversazione del Prof. Nicola Laneri, Associato di Archeologia del Vicino Oriente Antico presso l’Università di Catania, lo scavo archeologico a Tell Muhammad (Baghdad) che rappresenta la prima missione archeologica in Iraq dell’Università degli Studi di Catania (Baghdad Urban Archaeological Project) diretta dallo stesso Prof. Laneri (DISUM) alla quale collabora la prof.ssa Annunziata Rositani, Università di Messina, che parteciperà all’incontro, in qualità di epigrafista. Le prime due campagne di scavi hanno confermato i preziosi indizi emersi durante le stagioni di ricerca degli anni Ottanta da parte di studiosi iracheni e cioè che la città fu fondata all’inizio dell’epoca Paleo-babilonese (età di Hammurabi) per essere poi abbandonata circa 250 anni dopo in corrispondenza della cosiddetta ‘Caduta di Babilonia’ (1595 a.C.) da parte del sovrano Ittita Murshili I, come del resto evidenziato dai testi storici di Tell Muhammad.
In particolare, gli scavi diretti dal prof. Nicola Laneri si sono focalizzati sul far emergere il complesso sistema di fortificazioni e gestione delle acque che segnava il versante nord-orientale della città. Qui è stato scavato per circa 40 metri il muro di cinta che delimitava un canale o, addirittura, un porto fluviale rivolto verso il fiume Tigri. La porta apriva verso un sistema di ingresso che prevedeva una scala che conduceva ad una ampia terrazza soprelevata con annesso torrione e un canale che faceva parte dell’intricato sistema di fognatura della città. In particolare, il canale fognario era caratterizzato da un sistema di contrafforti interni e di tubazioni in terracotta che favorivano e velocizzavano il deflusso delle acque reflue. Alla sommità della scala si trovava un torrione e, all’interno dello spiazzale esterno, era posizionata una cisterna per la raccolta dell’acqua che in una fase successiva venne trasformata in fossa di scarico.
Conduce e modera il Prof. Amos Martino, Responsabile del Centro Studi Anassilaos Glauco di Reggio per la cultura letteraria greca e latina.