“L’illusione è la gramigna più tenace della coscienza collettiva: la storia insegna, ma non ha scolari” - Antonio Gramsci
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La cultura della legalità è un antidoto efficace per il contrasto e la prevenzione di ogni forma di violenza di genere, a Catanzaro un partecipato convegno del Lions Club Catanzaro Host alla presenza dello scrittore Gioacchino Criaco

Un momento di confronto intenso, articolato, quasi necessario, sull’onda emotiva dell’uccisione di Giulia Cecchettin che pone al centro dell’attualità la violenza contro le donne, non solo che tema da trattare in prossimità della Giornata internazionale ad esso dedicata ma come urgenza sociale, attraverso percorsi di contrasto e prevenzione radicati nel modo di essere e di pensare delle giovani generazioni. Non si può, quindi, che partire dalla “cultura nella legalità”, che in quanto tale, deve essere promossa e diffusa attraverso tutte le agenzie educative, a partire dalla famiglia e dalla scuola.

La cultura, quindi, come presupposto della legalità ma anche come strumento potente per arginare la violenza di genere, perché “rende liberi, indipendenti e quindi consapevoli”. A confrontarsi sul tema nel corso di un convegno organizzato dal Lions Club Catanzaro Host a Catanzaro – diventato grazie alla partecipazione attenta e sentita un vero e proprio processo di discussione e di analisi collettiva – esponenti di spicco della cultura calabrese come lo scrittore Gioacchino Criaco e della magistratura come il sostituto procuratore della Repubblica Graziella Viscomi.

I lavori sono stati introdotti e moderati dal presidente del Lions Club Catanzaro Host, l’avvocato Danilo Iannello. Nel sottolineare l’importanza del confronto che diventa anche promozione della conoscenza dei diritti e dei doveri dei cittadini per contrastare gli stereotipi e i pregiudizi che possono portare ad ogni forma di violenza, Iannello ha evidenziato che: “Drammatici fenomeni dilaganti, quali soprattutto la violenza di genere che sfocia nel femminicidio, non possono essere affrontati e risolti solo dal punto di vista giudiziario. La storia recente insegna che l’inasprimento delle pene, e la conseguente repressione giudiziaria, non appaiono di per sè sufficienti ad arginare ed elidere tali drammatici eventi”.

“Dobbiamo cercare di cogliere anche da tragedie come quelle recenti gli elementi che ci aiutino a trarre qualcosa di positivo. Penso ad esempio alle dichiarazioni del papà di Giulia che dal primo momento ha detto, “vanno bene i minuti di silenzio, ma noi vogliamo il chiasso più che il silenzio, perché altrimenti fra un giorno si dimenticherà tutto. Invece – rimarca Iannello – non si deve dimenticare, si deve riflettere. Ed allora momenti di incontro come quello odierno servono proprio ad offrire degli spunti di riflessione, per far comprendere che la vera legalità non è solo quella che nasce dalla persecuzione del reato, che è assolutamente giusto da parte dello Stato, ma deve nascere prima di tutto da un risveglio di senso civico e civile del cittadino, dalla riscoperta di una cittadinanza attiva”.

A portare i saluti istituzionali il sindaco di Catanzaro Nicola Fiorita, per il quale “è importante chiedersi se e come possiamo costruire una società più giusta che è qualcosa che forse, con un po’ di pigrizia, a volte deleghiamo alle persone che hanno come professione il compito di assicurare il rispetto della legalità e di fare giustizia: questo è irrinunciabile ma in realtà è un compito che invece grava su noi tutti, ciascuno in ragione delle funzioni che esercita, nel ruolo che occupa nella società, che è quello di costruire le condizioni perché veramente – conclude Fiorita – l’azione penale poi sia l’ultimo e il residuale intervento a presidio della legalità”.

A portare il proprio contributo al dibattito anche il presidente della II Circoscrizione del Distretto Lions 108 Ya Maurizio Bonanno, oltre che le socie Silvia RaiolaSilvia Iannazzo e Angela Lagamma, e il presidente di Zona, Pippo Capellupo.

Dopo un breve intervento della giornalista Maria Rita Galati che si è soffermata sulla responsabilità della stampa nella “gestione” del linguaggio di genere, il magistrato Graziella Viscomi ha sottolineato come “la cultura e la legalità sono temi che sicuramente si intrecciano fra loro. La legalità sicuramente trova terreno fertile dove c’è un contesto culturale adeguato. Per questo – aggiunge il magistrato – è importante investire nel sociale, perché sebbene istruzione e cultura non siano la stessa cosa, sicuramente tutto quello che riguarda la scuola la formazione è importante per sviluppare una coscienza sociale idonea nella quale la legalità può appunto meglio attecchire, anche considerando che soprattutto ci sono contesti disagiati in cui l’investimento anche in termini economici non può prescindere per dotare soprattutto i ragazzi di strumenti idonei per una responsabilizzazione anche culturale”. Graziella Viscomi accenna anche alla recente risposta della politica con la legge approvata nei giorni scorsi: “Diciamo che la legislazione italiana in materia di codice rosso è molto avanzata rispetto anche agli altri paesi europei. Quello su cui non sono d’accordo è che non basta una risposta meramente punitiva dello Stato. È giusta e adeguata la risposta in termini di tempestività dell’azione degli uffici giudiziari, ma – rileva il sostituto procuratore di Catanzaro – quello che serve è una risposta culturale per fare in modo che i ragazzi maturino una coscienza non di tipo patriarcale che è dominante nel nostro paese, bisogna essere onesti, bisogna essere sinceri nel dire che l’Italia è ancora maschilista e deve fare molti passi in avanti verso l’accettazione del ruolo femminile nella società”.

“La cultura è quella consapevolezza che ti fa capire cosa sia il bene e cosa sia il male, non si può prescindere”, ha esordito Gioacchino Criaco. “Meno siamo informati e più abbiamo comportamenti sbagliati, quindi la cultura direi che forse è la madre anche della legalità, delle regole, del vivere in modo civile. Senza cultura, senza conoscenza non riusciamo ad essere bravi cittadini, è una conseguenza”. Criaco nota un segnale di risveglio della società civile, che “sta più in mezzo alla gente, quindi è una percezione che è più immediata, poi ha magari meno mezzi per intervenire, ma il mezzo per eccellenza, se diventa la cultura, è lo strumento che dobbiamo utilizzare. In generale – sostiene lo scrittore – dobbiamo porci delle domande, perché forse per troppo tempo non ce le siamo poste, è fastidioso sentircele fare, ma è il momento della presa di coscienza e sono quei momenti in cui una civiltà può scegliere tra uno scatto in avanti e un arretramento. Non si prescinde. Purtroppo gli eventi tragici ci costringono. L’unica cosa – dice ancora Criaco – è che dalle tragedie possono nascere poi le cose liete. Bisogna essere cinici in questo momento e utilizzare – lo dico tra moltissime virgolette – la tragicità del momento per fare delle cose buone”.

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