La creatività, con le radici affondate nel mondo della cultura e i rami protesi verso la società e l’imprenditoria, è stata l’oggetto della masterclass su “imprenditoria e welfare” che si è tenuta ieri mattina al Parco di Sibari nell’ambito del progetto “Di genio e meraviglie: percorsi tra mito e cronaca, bellezza e mafia”.
I ragazzi dei licei di Cassano e Corigliano-Rossano, hanno ascoltato gli interventi di importanti rappresentanti del mondo creativo, dell’impresa e del terzo settore, dell’associazionismo e del volontariato calabrese. Tutte voci utili a capire come possano convivere nella nostra terra le radici storiche, la cultura millenaria, la bellezza di monumenti, città e paesaggi, con la bruttura mafiosa della sopraffazione, della violenza, della corruzione e del malaffare.
Il maestro Gerardo Sacco, l’orafo delle stelle, ha raccontato come oltre mezzo secolo fa, ha mosso i suoi primi passi in una Crotone povera e affamata, smarcandosi dal corteggiamento della microcriminalità, e come si sia aggrappato alle salde radici della cultura magnogreca per sviluppare le doti creative che gli hanno consentito di emergere come un vero e proprio artista, ma anche come un imprenditore che dà lavoro a decine di famiglie. Il maestro Sacco ha lanciato un monito ai giovani studenti: «tenete la barra dritta sulla legalità, imparare ma mai copiare dal passato. I tempi andati e i cimeli si portano dietro una loro storia che va interpretata e fatta nostra. Solo così si arriverà a fare impresa perseguendo, allo stesso tempo, il benessere sociale della nostra comunità».
A seguire, Giovan Battista Perciaccante, importante costruttore vicepresidente Ance, presidente del Comitato “Mezzogiorno e Isole” Ance, presidente ANCE Calabria e Cosenza, ha raccontato di come il rispetto delle regole sia non solo eticamente dovuto da parte dell’imprenditore, ma anche economicamente redditizio e di come fare impresa costituisca una responsabilità sociale nei confronti del territorio in generale e dei lavoratori in particolare.
Di quanto l’etica sia efficace ha raccontato Giancarlo Rafele, presidente della KYOSEI cooperativa sociale, presidente del consorzio Macramè, presidente LegaCoop Calabria e responsabile regionale di Legacoopsociali Calabria, che ha introdotto e spiegato con chiarezza e passione i principi dell’impresa sociale, nella quale la creatività individuale è al servizio – oltre che della produttività- anche delle strategie che consentono di includere nei processi produttivi fasce di popolazione svantaggiata. Vincenzo Linarello, presidente di GOEL Bio – Gruppo Cooperativo, ha spiegato come il dilagare della ‘ndrangheta si possa arginare costruendo alternative economiche e di promozione sociale. Una sfida vinta perché il gruppo di imprenditoria sociale cui appartiene ha saputo trasformare in successi anche gli eventi più negativi e i danneggiamenti più pesanti.
Don Giacomo Panizza, infine, ha raccontato come sia nata, nel 1976, la Comunità Progetto Sud, un gruppo autogestito, di convivenza tra persone con disabilità e no, con gli intenti di fare comunità e di costruire alternative vivibili alle forme di istituzionalizzazione e di emarginazione esistenti. Una esperienza di vita sociale cui hanno aderito imprese sociali e associazioni, comprese quelle oggi rappresentate in sala.
L’attenzione degli studenti è stata viva e continua, sapientemente stimolata dai relatori. Il culmine è stata l’illustrazione che il maestro Sacco ha fatto di alcuni capolavori da lui portati in visione. Alcune sue creazioni sono state poi indossate dalle studentesse, che hanno improvvisato una sfilata, accompagnate dalla voce dell’artista che raccontava i suoi gioielli.
Come ha riassunto in conclusione il direttore Filippo Demma, comincia a prendere forma nel laboratorio sperimentale del Parco l’immagine di una Calabria diversa, molto più genio e meraviglia che ’ndrangheta e sopruso, a testimonianza del fatto che la Cultura è l’unica bacchetta che può trasformare in oro quello che tocca.
«Sognare una Calabria diversa – ha detto Demma – significa operare secondo una Cultura (della legalità) e su questa innestare un successivo processo creativo. Solo così si potrà fare davvero la differenza in una terra, come questa, vessata dalla ’ndrangheta e dalla massoneria deviata. Rispettare le regole, infatti, è la base per arrivare al rispetto della società in cui viviamo perché l’etica è efficace mentre l’obbedienza cieca ai mafiosi è nemica del genio, della creatività e di ogni futuro possibile».