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Scopelliti: “Sono stato processato in piazza. Chi ha commesso i miei stessi reati, è stato assolto”

Il trascinatore di sempre. Giuseppe Scopelliti, già sindaco di Reggio e governatore della Calabria, ha presentato il proprio libro “Io sono libero” presso lo Sporting Stelle del Sud. A moderare l’incontro Giuseppe Malara, giornalista Rai, che ha incalzato a più riprese il noto politico. Tra le prime domande, immancabile quella sulle vicende giudiziarie che hanno indotto Roberto Occhiuto a dimettersi da presidente della Regione, per ripresentare la propria candidatura.

“Credo che la riforma Cartabia abbia dato dei segnali importanti. Ai miei tempi, tutto ciò che era indagine, era già sui giornali prima che arrivasse una comunicazione giudiziaria – rileva Scopelliti – Oggi invece è tutto molto ovattato, tenuto quasi nascosto. Non c’è più quella comunicazione che ci raccontò Palamara, quella triangolazione che metteva in circolo tutta una serie di elementi. Un’ordinanza veniva resa pubblica. Oggi c’è molta meno comunicazione, ed è un beneficio della Cartabia. Con i pochi elementi emersi, un tempo ci sarebbero state delle azioni diverse da parte della magistratura”.

Inevitabilmente, visto anche il contenuto del proprio libro, l’ex sindaco di Reggio torna sulle annose vicende giudiziarie che lo hanno riguardato in prima persona: “Io sono stato processato in piazza perché c’era, in particolare, un giornalista che si incontrava con pezzi dello Stato. E sistematicamente, il giorno dopo uscivano degli articoli. Quando esci sul giornale 14 volte in prima pagina, ed altre 40 volte con articoli creati ad arte per esercitare pressione sugli organi giudiziari, il processo si è consumato in piazza”.

“Tutti dicono che non mi sarei dovuto dimettere alla condanna di primo grado. L’ho fatto e lo rifarei oggi. Forse l’unica scelta sbagliata, nel 2013, fu di non candidarmi alle politiche. Ho peccato di presunzione. Non avendo nulla da temere – specifica più volte Giuseppe Scopelliti –  Quando feci la manifestazione al Cedir dal titolo Ora Parlo Io, il 17 gennaio del 2013, la mattina uscì sul giornale diretto da Piero Sansonetti che ero candidato alle politiche. In quella circostanza, dico di aver deciso di non candidarmi. E di restare qui, a combattere una battaglia di civiltà. Perché ho deciso di morire qui”.

Poi l’ultimo sassolino, sul tema: “Mia figlia Greta si affaccia dalla finestra di casa, da studentessa di giurisprudenza, e mi dice che presso il Tribunale di Messina e a distanza di tanti anni dalla mia condanna, lo stesso presidente che mi ha condannato a 5 anni, alla Corte d’Appello messinese per gli amministratori che hanno commesso i miei stessi reati, ha chiesto l’assoluzione. Che poi, far passare un bilancio non è un atto monocratico di un sindaco. Ci sono assessori e consiglieri. Lo stesso pm che a Reggio mi accusava, a Messina ha assolto tutti. Come giustifichi ciò ad una studentessa di giurisprudenza? A tre chilometri di distanza, per lo stesso identico reato”.

p.f.

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