Il passaggio del servizio idrico da Acque Potabili Servizi Idrici Integrati a Sorical non ha portato il cambiamento sperato. Le inefficienze restano, così come i costi elevati a carico dei cittadini. Ciò che manca è una visione chiara, un piano concreto di investimenti in infrastrutture e manutenzione. Il “Cantiere di lavoro Abatemarco”, così come il progetto di ingegnerizzazione delle reti idriche urbane e gli interventi per la riduzione delle perdite, devono uscire dal limbo della progettazione e diventare realtà operative. Non possiamo più permetterci sprechi, né di acqua né di risorse economiche.
La crisi idrica è una questione strutturale, non emergenziale. Per questo, il Comune di Rende ha il dovere di esercitare con responsabilità e coraggio il ruolo affidatogli all’interno di Arrical. Occorre pretendere trasparenza sugli investimenti, tempi certi di realizzazione, coinvolgimento delle comunità e monitoraggio pubblico dei risultati.
Ma non è solo la rete idrica a destare preoccupazione. Anche il settore della depurazione necessita di una decisa inversione di rotta. L’agglomerato Cosenza-Rende è ancora sotto Procedura d’Infrazione Comunitaria 2004/2034 per gravi carenze depurative. Una ferita ambientale e civile che richiede un’azione immediata e determinata. Il Consorzio Vallecrati, soggetto attuatore di un intervento da 35 milioni di euro, è da anni inadempiente: questa è una responsabilità non più tollerabile. Serve un cambio di passo, serve assunzione di responsabilità.
L’acqua non è una merce, è un diritto. L’acqua è un bene comune e come tale va tutelata, gestita in modo pubblico, partecipato e sostenibile. Rende deve essere protagonista di questa sfida. Deve riprendere il controllo delle proprie risorse, uscire dalla logica delle deleghe in bianco e garantire a tutti i cittadini e le cittadine un servizio idrico efficiente, equo, continuativo.
È il momento di scegliere da che parte stare: dalla parte dei diritti o degli interessi. Rende deve scegliere la via della giustizia ambientale, della trasparenza, della buona amministrazione. Perché senza acqua, non c’è futuro”.