E’ stato condannato a 10 anni e 10 mesi Gaetano Bandiera, 75 anni, uno degli storici boss della ‘Ndrangheta in Lombardia, nel processo con rito abbreviato a carico di oltre 40 imputati e con al centro un tentativo di ricostituzione di una ‘locale’ a Rho, nel Milanese. Un tentativo che sarebbe avvenuto, secondo le indagini della Squadra mobile milanese e del pm della Dda Alessandra Cerreti, sia con arcaici metodi intimidatori, come “teste di maiale” lasciate fuori dalle porte, il “controllo del territorio” col “pizzo”, traffici di cocaina e armi, ma anche con la più moderna “vocazione imprenditoriale”. Oggi il gup di Milano Anna Magelli, riconoscendo l’imputazione di associazione mafiosa contestata dal pm, ha assolto, però, gli imputati dall’accusa di associazione finalizzata al narcotraffico, condannando per singoli episodi di spaccio.
Per Gaetano Bandiera, difeso dall’avvocato Amedeo Rizza, la Procura aveva chiesto 16 anni ed è arrivata una condanna a 10 anni e 10 mesi, con l’assoluzione anche per alcuni episodi di estorsione e pure dal caso di una presunta falsa invalidità con cui, secondo l’accusa, sarebbe riuscito in passato (fu condannato ad oltre 13 anni dopo il famoso blitz ‘Infinito’ del 2010) ad ottenere il differimento pena e ad uscire dal carcere simulando “difficoltà motorie”. A 16 anni e 8 mesi (chiesti 18) è stato condannato il figlio Cristian Bandiera (assolto da una decina di imputazioni), mentre Caterina Giancotti, 46 anni, ritenuta “braccio destro” di Cristian nella “direzione” della cosca e sempre difesa dal legale Rizza, è stata condannata a 9 anni e 5 mesi, ma in continuazione con una precedente condanna a 2 anni e 10 mesi. La sua posizione è stata riqualificata da presunto vertice, assieme agli altri, della cosca a “partecipe” dell’associazione mafiosa. A fine novembre 2022 erano state arrestate 47 persone e quasi per tutti gli imputati sono arrivate condanne, salvo un abbassamento delle pene rispetto alle richieste, perché è caduta l’accusa di narcotraffico.