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Nove mesi per ritrovarsi all’insegna del rispetto

di Paolo Ficara – A Catania, Pelligra. A Palermo, prima Mirri e poi City Group dopo due anni. A Bari, De Laurentiis. A Salerno, Lotito. Questi gli imprenditori presentatisi, negli ultimi lustri, per riattivare il calcio nelle più importanti piazze meridionali. A Reggio Calabria nemmeno sommando entrambe le società ripartite a distanza di otto anni l’una dall’altra, ci si avvicina alla potenzialità economica dei succitati.

Oltre che per i motivi evidenziati nei precedenti articoli, ci si sarebbe dovuti prendere un anno di tempo per capire come colmare questo gap. E se permettete, una volta tanto, sarebbe stato utile elaborare il lutto calcistico. E capire anche, una volta per tutte, come si è passati da una stagione vissuta a metà con un piede in Serie A fino al dilettantismo in pochi mesi. Senza nessuno che muovesse obiezioni verso l’operato di chi stava ammazzando la Reggina.

Dato che Reggio non è riuscita ad eseguire lucidamente tutto ciò, può porsi un altro obiettivo nobile per i prossimi mesi: riapplicare – o apprendere –  tutti quanti, noi per primi, il concetto di rispetto verso l’azione ed il pensiero altrui.

Rispetto per un sindaco facente funzioni che ha dovuto affrontare una situazione più grande di lui. Azzeccandola o sbagliandola – ribadiamo, a nostro avviso era da evitare il bando causa tempistica stretta – ha pur sempre preso una decisione con la propria testa. E l’ha mantenuta, anche di fronte a pressioni da più parti.

Rispetto per chi viene ad investire nella nostra città, seppure con dei limiti che nel caso della Fenice sembrano oggettivamente parecchi. Il nome societario risulterà “La Fenice Amaranto” per tutto l’anno in Figc, non si può mica cambiare a piacimento ad iscrizione avvenuta. Esiste un regolamento, sarebbe ora che lo riconoscessimo anche a Reggio Calabria. Potessimo infischiarcene, saremmo ancora in Serie B.

Peraltro vorremmo capire a che livello si sia mai visto l’articolo determinativo messo nella denominazione di un club. Tra le prime serie dilettantistiche, esiste forse “La Vigor Lamezia”? Vi immaginate uno scontro nel tabellone di Champions League tra “Lo Sporting Lisbona” e “L’Atletico Madrid”? La nostra forma di rispetto è quella di passare i comunicati con una nomenclatura sicuramente più accattivante, che almeno comprende il nome della città di Reggio, pur sapendo che non è quella ufficiale e non può essere modificata prima della prossima stagione. Lo prendiamo come un gesto carino, quasi a volersi scusare per l’evidente errore.

Il duo Bonanno-Pellegrino è riuscito innanzitutto a trovare un allenatore umile e serio come Bruno Trocini, ma anche ad assemblare un organico interessante seppur con un portafoglio poco gonfio. Fa piacere ritrovare Nino Barillà e Ciccio Salandria, che daranno qualità a centrocampo nel 4-3-3 dell’ex tecnico del Rende. Siamo convinti che Alessandro Provazza, ancora in età da under, farà impazzire le difese avversarie. Dispiace invece che non sia stato effettuato un totale repulisti negli uffici. Sarebbe stato sufficiente, come minimo, prendere l’organigramma della Reggina Calcio spirata nel 2015 e quello dell’ultima Reggina di Saladini, per notare qualche presenza comune. In un ruolo nel quale si maneggiano soldi. Riproporla è una scelta inaccettabile.

Rispetto anche per chi ha manifestato l’intenzione di investire a Reggio. Non venendo premiato, o non arrivando nemmeno alla linea del traguardo. Quindi il ringraziamento non va solo a Stefano Bandecchi, il quale prima o poi riuscirà a realizzare il proprio desiderio. Ma anche ai reggini che hanno almeno abbozzato un tentativo. Fermandosi quando hanno capito che non c’erano i presupposti. L’eredità di giganti come Lillo Foti e Pino Benedetto è immensa, nessuno se la sente ancora di raccoglierla.

Rispetto per quei tifosi che hanno deciso di sostenere questa nuova ripartenza. Nella speranza che lungo la strada che li condurrà a Locri, ripensino a chi arringava la folla allo stadio promettendo battaglia al Consiglio di Stato. Urlando che dovevano ridarci la Serie B, mentre un’ora dopo la sentenza parlava già di cordata per la D. Basta con i finti eroi che non risolvono nessun problema. Specie i problemi che hanno creato loro.

Massimo rispetto per quei tifosi che rimarranno a casa. Delusi, in qualche caso nauseati. Non di certo disinteressati, altrimenti non avrebbero salito le scale – alcuni, in pochissimi – di palazzo San Giorgio per manifestare il proprio dissenso a Paolo Brunetti in persona. Non c’è da biasimare nessuno. Tutta la tifoseria è una grande vittima, ognuno sta sviluppando la propria vedovanza dalla Reggina. Di sicuro non è una tifoseria unita: e questo è il danno più grosso che rimane, dopo otto lunghi anni di comparati.

Il rispetto lo gradiremmo anche verso di noi, che ci limiteremo a riportare i risultati della Fenice Amaranto o LFA Reggio Calabria che dir si voglia. Oltre che a pubblicarne i comunicati inviati, come già effettuato nelle ultime settimane. Augurandole di volare più in alto possibile. E col preciso intento di non voler scatenare alcun tipo di polemica. Riteniamo primario come obiettivo, al pari di quanto già accaduto otto anni prima, seguire il triste destino di una Reggina non ancora defunta. Ma della quale non andrà dispersa storia ed identità, dopo un probabile – nonché rapido – percorso giudiziario negativo. Rammentando come, nella precedente edizione, il marchio venne soltanto affittato per due anni dalla nuova società. Ed era dovuto arrivare Luca Gallo da Roma, per prenderlo dalle mani del Reggio FC di Antonio Girella.

Ci prendiamo nove mesi di tempo per comprendere tante cose. Anzitutto, se l’epoca più bella del calcio a Reggio sia definitivamente chiusa. E se quella promozione in B del 2020 rappresenti l’ultimo colpo di coda. I nove campionati in A rappresentano un’eccezione, nei quasi 110 anni di percorso della Reggina. Se non accade qualcosa di importante, c’è il serio rischio che l’oblio sia lungo e doloroso. La Reggina di Saladini voleva attirare la gente allo stadio usando una frase di una canzone di Ligabue: “Il patto è stringerci di più”. Piuttosto, rimanendo in accordo col rocker emiliano prossimo protagonista di un paio di date a Reggio Calabria, riteniamo che “Non è tempo per noi”.

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