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Reggina, un poker senza all-in: forse è il momento giusto per cedere

di Paolo Ficara – La squadra ha deciso di dare il massimo. Come già accaduto nella passata stagione, più o meno dall’inizio del girone di ritorno. Ossia troppo tardi. Come non ha dato nella lunga parte iniziale, dell’attuale campionato. Nel bene e nel male, in questa Reggina è la squadra a determinare il bello ed il cattivo tempo. Con un pubblico che perdona sempre tutto a tutti.

Quattro vittorie consecutive, tutte con zero gol al passivo. Cinque vittorie in otto partite con Alfio Torrisi in panchina (o in tribuna). Il suo predecessore Bruno Trocini, in altrettante gare, ne aveva vinte soltanto due. Il tecnico catanese è spesso risultato fedele specchio della società, e dunque indigesto a chi in questa società non crede. Anche dopo le vittorie.

La differenza principale che scorgiamo tra Torrisi e Trocini, è che il secondo ha raramente ricevuto invettive. Da diversi pulpiti, nemmeno una critica. Nonostante i risultati disastrosi. Torrisi ha probabilmente inquadrato il motivo o i motivi di tanta benevolenza verso un perdente, mettendosi sotto braccio più o meno gli stessi riferimenti. Fin qui, è stata mantenuta la promessa alla tifoseria di vincere sempre. Arriveranno presto le partite in cui tale promessa, dipenderà soprattutto dagli avversari.

Se la Reggina sul campo ha fatto poker, di contro la società si è ben guardata dall’andare all-in. Con riferimento al calciomercato. A Ballarino abbiamo da subito riconosciuto di aver ingaggiato, tra quelli liberi e di categoria, il miglior tecnico disponibile per sostituire Trocini. Ma le note positive finiscono qui.

La Reggina ha approcciato lo scorso campionato con Barranco, Curiale e Rajkovic come attaccanti. Quest’anno, si è presentata con Ferraro, Montalto e Pellicanò. Di sicuro una scelta di maggior spessore (Montalto per Barranco), sulla carta, come punta di diamante. Sempre sulla carta, un consistente passo indietro – per curriculum e relativi ingaggi – su seconda e terza scelta.

Senza voler smorzare l’entusiasmo regalato alla truppa amaranto dopo questo poker di successi, è corretto ricordare i numeri. La Reggina è ottava in classifica. A dicembre. Montalto è durato più o meno quanto Rajkovic, al netto di infortuni e squalifiche. Quindi è un cliché che si ripete, quello di sbarazzarsi quasi subito di un centravanti. Dei tre mesi e mezzo di campionato, gran parte sono stati affrontati con i soli Ferraro e Pellicanò. A volte, nemmeno loro. I migliori cannonieri sono Di Grazia, Edera e Ferraro con due gol ciascuno. Nel complesso, la Reggina ha segnato 17 gol. 24 l’Igea Virtus, seconda. 28 il Savoia, primo. 27 l’Athletic Palermo, quarto.

Anche di fronte al dato inequivocabile dei (pochi) gol segnati, il sostituto di Montalto non è fin qui arrivato. A novembre, Torrisi aveva dichiarato che bisognava aspettare l’apertura ufficiale del calciomercato dilettanti, ossia i primi di dicembre. Il 2 dicembre, l’ex allenatore del Trapani si aspettava un rinforzo prima di giocare a Paternò. Dopo il 2-0 sul Milazzo, nella pancia del “Granillo” ha affermato che di attaccanti se ne attende due.

Da un mese è l’allenatore della Reggina, non il Dispaccio, che si attende questo benedetto attaccante. Si espone. E lo conosciamo troppo poco, per capire se fin qui abbia parlato per ingenuità o per stimolare all’interno. L’effetto però è uno, ed uno solo. Fabio Alagna, un certo Fabio Alagna, in Serie D, ha preferito accasarsi alla Nissa anziché alla Reggina. Per motivi prettamente economici, come ha ampiamente fatto intendere il patron nisseno Luca Giovannone.

In Serie D, non solo la Reggina si è fatta soffiare un attaccante dalla Nissa. Ma la cosa ancora più preoccupante, è che non avesse un piano B. Un’alternativa bella e pronta. La stessa Nissa aveva lasciato andare Tato Diaz, pochi giorni prima. Capocannoniere del girone I, nella passata stagione. Accasatosi al Fasano. Dardan Vuthaj, accostato nei mesi scorsi alla Reggina, ha rescisso col Chieti per firmare con il Ligorna. Vuthaj. Al Ligorna. A cifre cui la Reggina nemmeno si sarebbe potuta avvicinare. Però almeno stiamo facendo un bel ripasso di geografia, e siamo andati su Google a vedere dove si trovi Ligorna. Gli auguriamo di ripetere la favola del Chievo, viste le dimensioni.

Una società che di calciatori dimostra di conoscerne pochi, magari a breve si presenterà con la minestra riscaldata Barranco. Per fornire un altro, ennesimo contentino.

Se per l’attaccante si può legittimamente sospettare che la problematica sia di carattere economico, le scelte dei terzini riguardano un altro aspetto. E lì viene ancora una volta smascherato il livello di competenza calcistica, in un club nel quale basterebbe un dirigente, uno solo all’altezza. Ed invece in tre non ne fanno mezzo. Trovando solo modo, grazie a qualche vittoria, di riprendere fiato per qualche intervista. O colore per le solite foto.

Ingaggiato l’over Panebianco, a sinistra. Si attende l’annuncio anche per Verduci, stesso ruolo, al Sant’Agata già da venerdì. Una posizione, quella del terzino sinistro nella difesa a quattro, in cui erano già presenti gli under Distratto (2007) e Fomete (2005). Oltre a Porcino, che ne avrà per almeno un altro mese. E a destra chi c’è?

Dal lato opposto sono stati fin qui adattati o Palumbo (2005, che da quattro anni giocava esterno alto) o Lanzillotta (2007, reduce da difese a tre come braccetto). Con quest’ultimo che onestamente non sembra adatto alla categoria, figuriamoci all’obiettivo. Mancando entrambi, è stato adattato il centrale Desiato (2005) contro il Milazzo.

Il terzino destro, dopo le scelte sul terzino sinistro, deve essere come la Dune Buggy di Bud Spencer e Terence Hill: rossa e con la cappottina gialla. Altrimenti, niente. Quindi serve di ruolo, e nato dal 2007 in poi. E forte, se non chiediamo troppo. Altrimenti bisogna o giocare con Distratto a sinistra, tenendo in panchina sia Panebianco che Verduci. Oppure non levare mai dal campo Macrì (2008), a scapito di Laaribi o di qualche altro over importante.

Ma la vera perla incastonata in questo diadema, è un’altra. Alfio Torrisi ha fatto chiarezza sulla posizione di Francesco Gatto. Affermando che prima ha presentato un certificato medico, per ottenere la facoltà di non allenarsi. E poi si sarebbe rifiutato di essere utilizzato in partita.

Del ragazzo ex Lazio possiamo solo dire bene, sia come calciatore che come attitudine caratteriale. Dovrà prima o poi spiegare la propria versione, altrimenti rischia di passare per ciò che non è. Ma contestualizziamo. Gatto. 18 anni. Di Reggio Calabria. Sacrificatosi, da centrocampista, a giocare terzino persino a destra. Lui che è mancino. Pur di colmare una lacuna di organico. Ora punterebbe i piedi, al punto di non voler giocare proprio. Ma la società dov’è?

La tifoseria fa bene a cullare sogni di gloria. Deve farlo. Siamo Reggio Calabria e non possiamo stare in D. Con un intero girone di ritorno ancora da affrontare, dovrebbero suicidarsi in quattro. Per far arrivare la Reggina al primo posto. Sognare non costa niente. La realtà, però, è sempre la stessa. Società senza né presente, né futuro. Che magari dopo la gara di domenica a Lamezia contro il Sambiase, ed in attesa del bando sul Sant’Agata, potrebbe sforzarsi di comprendere se sia il momento giusto per cedere.

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