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Reggina, liberate l’ostaggio: la politica levi le strutture a chi fa ostruzionismo verso gli acquirenti

di Paolo Ficara – Dopo aver trascorso i mesi di novembre e dicembre 2024 tra rescissioni e smentite, la Reggina continua a caratterizzare il periodo di transizione tra un anno e l’altro con la solita melassa. I risultati negativi sono colpa di chi critica. Ottimo elemento dissuasore, mentre a tre giorni dal primo match del 2025 la situazione dell’organico è uguale. Corti in difesa, ed in attesa di un centravanti di peso fin da metà ottobre.

La società è ufficialmente in vendita, e questo è l’argomento principale – se non l’unico – sul quale la tifoseria gradirebbe essere informata. Anche se Mimmo-bis vorrebbe venderla a modo suo e a chi dice lui. Niente falliti. Forse non ha visto chi si è messo dentro. E niente pregiudicati. Così parlò colui che si era vantato di aver lavorato ad Acireale con Nino Pulvirenti, unico presidente radiato del XXI secolo.

Già era – e forse lo è ancora – convinto di essere stato un pezzo grosso dell’Empoli. Rimane convinto – ed è la sua e nostra rovina – di possedere le competenze per vincere il campionato. E adesso Mimmo-bis si sarà anche convinto di essere un prefetto, come se Cardona non ci fosse bastato. E che la Reggina sia una sorta di posto ministeriale, che va preso per concorso. Sta di fatto che è arrivato a chiedere il casellario giudiziario ad almeno un interlocutore. Probabilmente pronto a sciorinare il proprio.

Immaginate se Silvio Berlusconi fosse ancora in vita e, interessandosi alla Reggina magari per motivi politici, si fosse sentito formulare tale richiesta.

In una normale trattativa, ci si dovrebbe limitare a chiedere il certificato anti-mafia nonché l’evidenza dei beni, a chi si fa avanti. Dopodiché, qualora non si voglia perdere tempo con uno sciocco ostruzionismo, bisognerebbe fornire la contabilità. Dato che il – presunto – valore della Reggina si può definire solo avendo contezza delle pendenze. Nonché dell’ammontare di quanto incassato dalla famiglia Ballarino, nel ricoprire ben tre cariche in organigramma nella stagione 2023/24: se questa cifra corrisponde a zero, non c’è motivo di non fornire tutta la contabilità ad un potenziale acquirente.

Chi vuole il bene della Reggina non può non sperare che una cessione societaria si concretizzi nel più breve tempo possibile. Poi ognuno è libero di tifare per la tasca di Mimmo-bis, qualificandosi per l’ennesima volta. Andare avanti, per questa società, significa sostenere solo costi senza un fine. Lo sa chi deve passare la mano senza pretese. Lo sa anche chi vorrebbe subentrare.

C’è stata una campagna abbonamenti aperta ad inizio luglio 2024, quando ancora andava completata l’iscrizione. Era il chiaro quanto sottovalutato campanello d’allarme di una difficoltà economica, che oggi si concretizza anche con qualche segno tangibile: l’ultima volta in cui la Reggina ha giocato con la maglia amaranto risale al 24 novembre, contro il Pompei. Da quella data, chissà perché, viene utilizzata solo la casacca di riserva. Anche in casa. Domenica vedremo se Babbo Natale ha lasciato sotto l’albero undici maglie nuove.

E’ anche vero che chi vuole subentrare, qualora percepisca ostruzionismo, una buona volta dovrebbe uscire allo scoperto e spiegare alla città come stanno le cose. Un cambio societario immediato, può consentire di alimentare speranze di poter risalire la china e vincere il campionato. Di contro, arrivare a giugno con una situazione fin lì mascherata dall’assenza di scadenze federali, significherebbe rischiare un nuovo inusitato default.

Sarebbe il terzo in undici anni di amministrazione Falcomatà. Due in nove anni, sono già un dato impressionante. Forse Brunetti puntava al record, a settembre 2023. Il rischio – se non accade nulla nella prima metà di gennaio – è che il calcio a Reggio sia finito lo scorso 29 maggio. Quando da un lato non c’è stata una forza imprenditoriale venuta a prendersi d’imperio il marchio, e dall’altro la politica locale non ha attuato l’unica misura valida per dare il benservito a chi ha solo affossato la passione di tanti tifosi: levare le strutture, anziché anticipargli il pagamento della corrente.

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