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Alecci sulla sanità crotonese e calabrese dopo sopralluogo all’ospedale San Giovanni di Dio: tra problemi “cronici” e possibili soluzioni

Nelle ultime settimane ho ricevuto diverse segnalazioni riguardo alcune inefficienze e alcuni disservizi all’interno dell’ospedale San Giovanni di Dio di Crotone. Pertanto ho voluto recarmi nel nosocomio pitagorico per verificare di persona e avere un quadro più chiaro della situazione. Insieme al consigliere comunale Andrea Devona, ho avuto il piacere di confrontarmi con il personale sanitario (infermieri, OSS e medici), professionisti seri e preparati che ogni giorno lavorano con grande passione e spirito di abnegazione in una situazione a volte piuttosto complicata. Con molta lucidità mi hanno evidenziato alcune criticità ormai “storiche” relative alla perenne scarsità di personale, alla vecchiaia della struttura e all’obsolescenza di alcuni macchinari. Ma accanto a ciò, ho avuto modo di discutere con loro riguardo alcuni possibili interventi che migliorerebbero in modo molto veloce la qualità dei servizi erogati.

 

Chi vive ogni giorno questa quotidianità e queste problematiche, e lotta ogni giorno per risolverle ha, chiaramente, una visione completa di quello che occorrerebbe fare nel prossimo futuro. Solo per citare alcuni esempi, oggi, gli operatori del Pronto Soccorso di Crotone (così come accade in tutti gli altri Pronto Soccorso della Calabria) dopo aver stabilizzato un paziente, magari in gravi condizioni, devono telefonare singolarmente nei singoli reparti e nei reparti di altri ospedali per cercare un posto letto idoneo al ricovero, perdendo decine e decine di minuti (a volte intere ore, preziosissime per salvare delle vite), quando un sistema informatizzato sulla gestione dei posti letto potrebbe raggiungere lo stesso obiettivo in pochi clic. Così come, durante il sopralluogo, ho potuto vedere con i miei occhi interi nuovi reparti praticamente finiti e pronti all’avvio, quando però non è ancora prevista la pubblicazione del bando per l’assunzione del personale che poi in quel reparto dovrà operare.

 

Anche oggi, insomma, quello che ho potuto toccare con mano è la mancanza di una organizzazione, di una visione generale riguardo la sanità calabrese che dovrebbe, invece, essere il punto di partenza per ogni intervento, in tutti i nostri territori. Il senso di sconforto ravvisato in alcuni professionisti che ho incontrato nasce anche dalla percezione di sacrificarsi giorno dopo giorno senza avere alcuna prospettiva a medio/lungo termine, mentre tanti altri colleghi hanno già fatto la scelta di emigrare o prestare servizio in strutture sanitarie private. Questa giornata mi lascia, però, anche un senso di arricchimento: tante informazioni e tante istanze che nei prossimi mesi cercherò di razionalizzare, al fine di produrre una serie di proposte da sottoporre al Consiglio Regionale e al Commissario ad Acta per migliorare le prestazioni del nostro servizio sanitario e dare risposte sempre più adeguate ai cittadini calabresi.

 

 

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