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A Corigliano Rossano standing ovation per Angelo Branduardi e Fabio Valdemarin

Appena sale sul palco, la luce sfiora e illumina la chioma bianca e folta. Le braccia si sollevano leggere come a richiamare a sé le note, ma nel silenzio, l’inizio è per ‘Il violinista di Dooney’ del poeta irlandese Yeats, che Angelo Branduardi declama come si fa con parole propiziatorie. «Come le onde del mare – dice – come le onde del mare/balla la gente quando suono il mio violino».

È così che si apre ‘Confessioni di un malandrino’, il concerto di Angelo Branduardi in duo con Fabio Valdemarin, in scena a Corigliano Rossano sabato scorso, 27 luglio, all’interno del cartellone del Festival EXIT: Deviazioni in Arte e Musica, realizzato da Piano B.

Branduardi si racconta, tracciando l’arco temporale dei suoi cinquant’anni di carriera.  Scelto dai frati francescani per cantare il Santo di Assisi, e vinta la ritrosia di quel momento, incide ‘L’infinitamente piccolo’, l’album che contiene  ‘Il cantico delle creature’,  regalandolo come primo brano al pubblico. Un percorso intimo che Branduardi sarà poi capace di trasferire, nella sua narrazione, fino all’ultima lettera di Che Guevara, ‘1° aprile 1965’, definendosi non pacifista, ma chiedendo di essere uomo di pace, quando sottintende ai fatti di guerra dei nostri tempi.

Il ‘malandrino’ ha ammantato la serata di stupore con ‘La luna’ e la canzone di ‘Aengus il vagabondo’. E poi dall’album ‘Il rovo e la rosa’- Ballate d’amore e morte, intona ‘Geordie’,  la toccante lirica per ‘Lord Franklin’, disperso per mare con i suoi uomini mentre cercava il passaggio a Nord Ovest.

La musica di Branduardi sa certo di un altro tempo che va di pari passo con un canto ispirato, ed è lontanissima, per quantità di beat, dalla musica contemporanea. Ma nell’applaudito concerto al Quadrato Compagna, per l’unica tappa calabrese, il violinista ha catturato tutti, mischiando le carte della sua produzione con i brani meno conosciuti. È stato il caso de  ‘Il dono del cervo’, da un’antica leggenda giapponese, e la dimensione sospesa, onirica de ‘La giostra’.

Se in scaletta compaiono anche ‘Benvenuta, donna mia’ e ‘Profumo d’arancio’, oltre agli immancabili classici – a partire dalle ‘Confessioni di un malandrino’ che dà il titolo al concerto –  vuol dire che ci sono temi che non hanno mai smesso di incantare. Sarà perché i territori inesplorati del suono Branduardi li ha percorsi tutti, così come le culture e le leggende popolari, tra storie e fiabe, ma il miracolo di rendere ogni sua canzone un breve giro del mondo lo ha compiuto per davvero.

Nella formula del duo, insieme al magnifico polistrumentista Fabio Valdemarin, Branduardi poche volte ha lasciato il violino per la chitarra, in un concerto interamente acustico che continua a tracciare una distanza abissale con i suoni che oggi si ascoltano. Ma è quanto mai certo che le canzoni che lo hanno reso celebre sono ancora tanto godute e cantate dal pubblico, così come è forte la sua voglia di stare sul palco quando intona, a chiudere il concerto, ‘Alla Fiera dell’Est’ e ‘La Pulce d’acqua’, scatenando la chiassosa e prolungata standing ovation.

Il cartellone di EXIT: Deviazioni in arte e musica continua con Pink Floyd Legendmartedì 6 agosto alle 21.30, sempre al Quadrato Compagna di Corigliano-Rossano.

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