“Io penso che un uomo senza utopia, senza sogno, senza ideali, vale a dire senza passioni e senza slanci sarebbe un mostruoso animale fatto semplicemente di istinto e di raziocinio, una specie di cinghiale laureato in matematica pura” - Fabrizio De Andrè
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Al Festival d’Autunno, applausi a scena aperta per “Cosmos”

L’attesa di vivere un’esperienza unica e travolgente era nell’aria. Poi, all’apertura del palcoscenico, tutto si è realizzato. Corpi fluttuanti e fasci di luce, musica bellissima e originale nelle sue sfumature elettroniche, un viaggio senza gravità tra sogno e magia dove la danza si dissolve, riscrivendo le leggi dell’universo. Con queste premesse, ieri sera al Teatro Politeama di Catanzaro è andato in scena “Cosmos”, l’ultima fatica visionaria di eVolution Dance Theater, inserita nel cartellone della XXII edizione Festival d’Autunno, fondato e diretto da Antonietta Santacroce. Ogni istante del viaggio immaginato dal coreografo statunitense Anthony Heinl e dalla codirettrice Nadessja Casavecchia, è stato un trionfo non solo di tecnologia, ma di sapiente sinestesia tra musica, movimento e, soprattutto, profonda emotività.

 

Non nuovo ad avere visioni cariche di significati, Heinl, forte della sua lunga collaborazione con i Momix, ha portato in scena ballerini, acrobati, illusionisti e contorsionisti in una che hanno creato un’opera densa di   contaminazioni e innovazioni che ha letteralmente sbalordito il pubblico di tutte le età presente in sala, che ha seguito, entusiasta, con il fiato sospeso le continue straordinarie evoluzioni. “Cosmos” è l’evidente dimostrazione che l’eredità del black light theatre può essere elevata a linguaggio artistico contemporaneo, capace di affrontare l’immensità dell’universo senza soccombere alla mera spettacolarità. La promessa di un viaggio tra scienza e fantasia è stata mantenuta, offrendo al pubblico non solo figure ipnotiche, capaci di meravigliare per la loro inafferrabile leggerezza ma quadri coreografici di rara intelligenza compositiva e una straordinaria capacità di catturare le corde dell’animo.

“Cosmos” è un’esperienza in costante trasformazione, non si avvale di una singola storia, ma di tante storie che il pubblico interpreta a piacimento a seconda della percezione personale. L’universo in questo caso si fonde perfettamente con l’effetto psichedelico creato dalle musiche. È una sintesi d’illusioni, tecnologia e corpi che danzano in una nuova realtà luminosa, in cui le ombre sono colorate, il paesaggio è dipinto di luce, e le leggi della natura si trasformano in una surreale, incandescente, affascinante nuova dimensione. Ci si sente subito parte della magia. Il confine tra realtà e gioco si annulla.

 

La partitura celeste: atmosfere e riferimenti sonori che emozionano

Vera spina dorsale della narrazione è costituita dall’architettura musicale dello spettacolo; una risonanza emotiva amplificata dall’interpretazione dei danzatori e dalla magia degli effetti. La “colonna sonora” è curata in maniera capillare e, alla pari di ogni componente, riesce a far entrare gli spettatori in un mondo che diventa tutto loro. Ogni segmento è stato un mondo a sé, plasmato con una cura maniacale nella selezione dei brani e nella loro resa scenica ed emotiva. Ogni scena è ambientata in un nuovo universo, espressa tramite una nuova e innovativa tecnica; i danzatori, con un tocco di geniale follia, volano, girano, si trasformano e scompaiono, generando un costante stato di curiosità e divertito disorientamento.

 

L’inizio, sulle note sognanti di “Is It Tomorrow Now?” dei Marsmobil, ha immerso subito la sala nel buio amniotico dello spazio. I corpi, emergenti come bagliori iniziali, si sono mossi con una fluidità disorientante. L’effetto non è stato solo visivo, ma una scossa emotiva; si avvertiva la sensazione palpabile di percepire un senso di meraviglia e vertigine che i danzatori comunicano con la lentezza e la precisione dei loro gesti, lasciando intuire l’enormità del vuoto intorno.

 

Il primo momento di vera introspezione e riflessione arriva con “What Does Your Soul Sing” dei Massive Attack. Qui, il trip-hop meditativo ha supportato un quadro più lento e profondo. I danzatori, come stelle lontane, hanno sviluppato un lavoro raffinato sull’isolamento e la connessione, utilizzando l’oscurità come tela per dipingere solitudini luminose. Non sono semplici esecutori di movimenti; ogni estensione del braccio, ogni flessione del busto, è carica di una ricerca, di un anelito verso qualcosa di inafferrabile. Si percepisce la fragilità e al tempo stesso la resilienza dell’essere umano di fronte all’infinito. Gli effetti luminosi, in questo frangente, non sono solo decorazione, ma prolungamento dell’anima dei performer, tracciando traiettorie di desiderio e mistero.

 

Di particolare intensità emotiva e poesia pura è stato il quadro intitolato “Back to Earth”, vero cuore narrativo del lavoro di Anthony Heinl. Su uno scenario inizialmente deserto, popolato esclusivamente da solitari cactus, una figura emerge da un’astronave per donare nuova vita al nostro pianeta. Sulle note carezzevoli di “Your sweet love”, eseguite dalla morbida voce di Lee Hazlewood, assistiamo alla rinascita: il cielo si popola di uccelli colorati che ritrovano una perduta libertà, le nuvole portano la pioggia fecondatrice, e il culmine della speranza si raggiunge con l’incontro tra due personaggi, da cui germoglia una nuova vita, ridisegnando un ambiente perduto con la promessa di un futuro rigenerato.

 

La chiusura della prima parte dello spettacolo ha regalato un vero colpo di teatro, liberatorio e vivace, che ha rotto l’eterea malinconia cosmica con una scarica di energia terrena. “Sing Sing Sing” di Benny Goodman è stato come un interruttore di gioia: un inno allo swing e alla vita, ha interrotto il flusso etereo con una scarica di energia euforica. Le figure luminose, pur mantenendo l’illusione ottica creata dal black light theatre, hanno assunto un’andatura più ritmica e giocosa, quasi un omaggio alla gioia che pulsa sul nostro fragile pianeta. Il pubblico si è lasciato andare, contagiato dal ritmo: qui i danzatori hanno dimostrato non solo virtuosismo tecnico, ma una capacità espressiva contagiosa, trasmettendo un’ondata di vitalità e umanità che ha strappato sorrisi e battiti di mani spontanei, un promemoria che anche nel cosmo più vasto, c’è spazio per la leggerezza e la celebrazione.

 

Il secondo tempo: strutture ritmiche, illusione profonda e ritorno empatico

Il secondo atto ha esplorato territori più ritmici e sperimentali, in linea con l’uso di artisti come Atoms for Peace e Darkside, ma sempre con una forte componente emotiva.

Di particolare impatto è stato il quadro “Beyond the milky way”, dove le sonorità dense e psichedeliche di “The Only Shrine I’veSeen” dei Darkside hanno avvolto il palco in una nebbia visiva, suggerendo il viaggio verso l’ignoto più profondo e misterioso. Qui, i danzatori si sono mossi con una delicatezza quasi spettrale, trasformandosi in “creature ipnotiche e immaginifiche” che fluttuano tra luce e oscurità, evocando un senso di profonda curiosità e, al tempo stesso, un’inquietante bellezza.

La delicata elettronica “Mer du Japon” dei francesi Air ha introdotto l’immagine finale dell’aurora, un fenomeno che unisce cielo e terra, luce e atmosfera. È stato questo il preludio perfetto al finale che, sulle note serrate di “The bully plank” dei Paper Tiger, ha richiamato tutti gli elementi in una chiusura dinamica e travolgente. Questo finale è stato un abbraccio collettivo, un ritorno empatico alla “Madre Terra” con una consapevolezza rinnovata, lasciando nello spettatore una dolce malinconia per l’infinito appena esplorato.

 

L’anima del cosmo rivelata

“Cosmos” non è solo un “viaggio indimenticabile”; è una sintesi felice tra l’innovazione tecnologica, la potenza narrativa del corpo e una straordinaria profondità emotiva. La compagnia ha saputo trasformare un concept vastissimo in una serie di quadri distinti ma coesi, dove l’attenzione al dettaglio coreografico e l’uso drammaturgico della musica non vengono mai sacrificati in nome dell’effetto speciale, ma anzi, ne sono il cuore pulsante.

 

Il lavoro di Heinl e Casavecchia, sostenuto da interpreti di altissimo livello tecnico e interpretativo, è un invito a sollevare lo sguardo, a ricercare la bellezza non solo nell’immensità, ma anche nella precisione e nella passione umana che i danzatori riescono a infondere in ogni movimento, in ogni bagliore di luce. La platea, stregata e divertita dall’incessante susseguirsi di sorprese visive, ha tributato applausi meritatissimi a performer e danzatori, ma anche ad Anthony Heinl, che con “Cosmos” hanno sorpreso e divertito con un lavoro destinato a lasciare il segno non solo negli occhi, ma anche nel cuore.

Il Festival d’Autunno proseguirà oggi con un altro appuntamento di grande impatto. “Santuzza e le altre”, con il soprano Giorgia Teodoro e il pianista Giovanni Mazzuca a Palazzo Mazza di Borgia, sarà un concerto che celebrerà la forza, la complessità e la forza delle eroine del melodramma.

 

I biglietti sono disponibili su TicketOne nella pagina Festival d’Autunno o direttamente al botteghino di Palazzo Mazza, sede dell’evento, oggi dalle ore 17 in poi.

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