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Omicidio Bergamini, a processo l’ex fidanzata. La sorella Donata all’udienza: “Dopo la sua morte ho visto l’imputata solo al funerale”

E’ stata dedicata al controesame di Donata Bergamini, sorella del calciatore del Cosenza Denis, l’udienza in Corte d’Assise a Cosenza nel processo a carico dell’ex fidanzata del giocatore originario di Argenta (Ferrara), morto il 18 novembre del 1989 a Roseto Capo Spulico, accusata di omicidio volontario, in concorso con ignoti. L’avvocato della difesa Angelo Pugliese ha chiesto alla teste di confermare alcuni passaggi del libro “Il calciatore suicidato” scritto da Carlo Petrini.

“Mio padre – ha detto la Bergamini – ha rilasciato dichiarazioni che poi sono state modificate da Petrini, il quale successivamente mi chiese scusa per queste modifiche. Sono grata a Petrini solo per l’attenzione che ha creato con la pubblicazione del libro sulla vicenda di mio fratello e non abbiamo mai inviato lettere di smentita a Carlo Petrini”.

La difesa ha poi posto domande sugli oggetti di Bergamini consegnati alla famiglia da un brigadiere dei carabinieri e sui documenti di Denis recuperati nella casa di Cosenza e di Ferrara. “Nel 1989 – ha spiegato Donata – nessuno ha chiesto di perquisire o visionare la documentazione di mio fratello che fu esaminata solo da noi familiari. Poi consegnai a Gallerani (l’avvocato che l’assisteva all’epoca, ndr) questi documenti, che a sua volta allegò su sua scelta alla strategia difensiva”.

L’avvocato Pugliese ha anche chiesto dei chiarimenti sulla presenza dell’imputata nei momenti successivi alla morte di Denis. “La signora Internò – ha detto Donata Bergamini – non l’ho vista la sera al nostro arrivo, non era in caserma e neanche in ospedale. L’ho rivista al funerale. Ci siamo sentite alcune volte al telefono. L’ultima è stata quando la Internò mi disse che Denis avrebbe voluto che la Maserati fosse lasciata a lei. Ho sempre detto che mio fratello era stato ucciso e che la Internò c’entrava, io riconduco tutto all’aborto. Lei era lì ed ha detto falsità”.

Infine l’avvocato Pugliese ha chiesto alla teste se sapesse che il fratello aveva fatto delle analisi per accertare la positività all’Hiv. “Non ne sono a conoscenza – ha risposto – ma certamente se Denis avesse avuto il sospetto non avrebbe baciato mia figlia”. “È stato introdotto l’argomento dell’Hiv – è stato il commento, il primo dall’inizio del processo, dell’avvocato Pugliese a fine udienza – e questo secondo noi spiega alcune dinamiche dei fatti, poi bisognerà vedere l’interpretazione che darà la Corte. Abbiamo chiesto di sentire i precedenti avvocati della famiglia Bergamini, Gallerani e Toschi, per capire come è nato questo processo, perché tutti questi atti sono quelli che la famiglia Bergamini ci ha dato, ma siamo sicuri che siano tutti?”. Soddisfatto l’avvocato di parte civile Fabio Anselmo che ha evidenziato “la forza di Donata che nonostante le tante ore e domande non si è mai contraddetta. Siamo dispiaciuti – ha aggiunto – per un gioco fuori dalle righe sull’Hiv – ha poi aggiunto l’avvocato Anselmo – crediamo sia surreale come ricostruzione. La verità secondo noi è emersa ed è già chiara, poi ognuno di noi eserciterà il proprio ruolo fino alla fine”. La prossima udienza è fissata per il 28 aprile.

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