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La denuncia sui social di una madre della Locride: “Da un anno mia figlia bullizzata all’istituto ‘Mario La Cava’ di Bovalino”

“Da oltre un anno, mia figlia e’ vittima di bullismo all’interno dell’Istituto comprensivo ‘Mario La Cava’, di Bovalino, nella Locride. Non si tratta di episodi isolati, ne’ di semplici incomprensioni tra adolescenti. E’ una persecuzione sistematica, fatta di parole taglienti, esclusione sociale, insinuazioni e comportamenti che mirano a spezzare la sua serenita’ e la sua identita’. E cio’ che fa piu’ male e’ che, nonostante le numerose segnalazioni, nulla e’ stato fatto”. E’ l’inizio di un lungo post pubblicato da Antonella Italiano, dopo molti tentativi di porre fine ai presunti episodi che avrebbero colpito sua figlia.

“Ho parlato con insegnanti, coordinatori, vicepreside, ho chiesto incontri – scrive Antonella Italiano – e ogni volta mi e’ stato detto che ‘si sarebbe monitorata la situazione’, che ‘bisognava capire meglio’, che ‘sono cose che capitano tra ragazzi’. Ma intanto mia figlia tornava a casa in lacrime, sempre piu’ chiusa, sempre piu’ fragile”.

Secondo quanto scrive Antonella Italiano – che lo ha confermato all’AGI – “oggi, le stesse bambine che la bullizzano si sono informate se mia figlia avesse finalmente lasciato la scuola. Come se la sua assenza fosse una vittoria. Come se il loro comportamento avesse raggiunto lo scopo: farla sentire talmente sola da voler sparire”.

“E io, come madre, mi interrogo. Non le ho mai insegnato a rispondere con la violenza. Le ho insegnato il rispetto, la gentilezza, la forza del dialogo. Forse e’ questo il mio fallimento? Averle trasmesso valori che in questo contesto sembrano renderla vulnerabile? Ma se fallimento significa non averle insegnato a odiare, allora rivendico con orgoglio il mio errore. Perche’ mia figlia non e’ come loro. E non lo sara’ mai”.

Per Antonella Italiano, “questa non e’ solo una storia personale, ma il riflesso di un sistema scolastico che troppo spesso minimizza, che non interviene con decisione, che lascia le vittime sole e i carnefici impuniti. A Bovalino, come in tante altre realta’, il bullismo viene ancora trattato come un fastidio da gestire, non come una violenza da combattere. Se non ci saranno risposte, mi rivolgero’ alle autorita’ competenti. Ai carabinieri, alle testate giornalistiche, alle associazioni che difendono i diritti dei minori. Perche’ il silenzio non puo’ essere la risposta al dolore di una bambina. Ogni giorno che passa senza interventi – conclude – e’ un giorno in cui si legittima la violenza. Ed io, come madre, come cittadina, non posso permetterlo”.

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