“Stupisce e preoccupa la superficialità con cui il candidato Ghionna e l’assessore regionale Calabrese parlano oggi dell’area ex Legnochimica come se fosse una vicenda recente e non una ferita aperta da decenni. È inaccettabile che si utilizzi un dramma ambientale come strumento di propaganda elettorale, ignorando consapevolmente le responsabilità e le omissioni che hanno caratterizzato la gestione di quell’area.
Ricordiamo che già nel 2000, la Legnochimica ha ricevuto un contributo pubblico di 40 miliardi di lire per la realizzazione di una centrale a biomasse, successivamente venduta per 32,5 milioni di euro. Complessivamente, le operazioni di cessione dei beni aziendali hanno portato nelle casse della società circa 38 milioni di euro, oggi volatilizzati nel nulla. Dove sono finiti quei soldi? Perché nessuno ha mai preteso risposte dai responsabili?
Nel Consiglio Comunale dell’11 maggio 2012, il Sindaco fu impegnato a garantire che il piano di caratterizzazione, messa in sicurezza e bonifica del sito fosse attuato nei tempi più rapidi possibili. Anche in quell’occasione, si parlò di 4 milioni di euro stanziati dalla Regione Calabria per la bonifica. Che fine hanno fatto quelle risorse? Anche su questo, silenzio assordante.
Quanto all’assessore Calabrese, è bene che si informi adeguatamente prima di annunciare progetti pilota per ‘capire la situazione’. L’Arpacal è intervenuta più volte, e già nel 2011 la relazione Crisci evidenziava concentrazioni di metalli pesanti nettamente superiori ai limiti consentiti, con un pericolo concreto per la salute dei cittadini. Eppure, nessuno ha mai dato seguito a quella perizia che cristallizzava il grave inquinamento ambientale.
Il Comune di Rende, nel 2016, ha sottoscritto una convenzione con l’Università della Calabria per la bonifica dell’area. Ma è la Regione Calabria che, nel 2017, ha inserito ufficialmente il sito nel Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti, riconoscendolo come area contaminata. Dunque, non c’è nulla da capire né da scoprire: l’assessore Calabrese dovrebbe limitarsi a comunicare quando inizieranno finalmente le operazioni di bonifica, visto che nel frattempo i cittadini continuano ad ammalarsi e morire per tumori e altre patologie collegate alla presenza di metalli pesanti. È ora di smetterla con le promesse e passare ai fatti concreti, perché le parole non proteggono la salute dei cittadini né cancellano le responsabilità di chi ha permesso che questa situazione si protraesse per decenni. Sono passati anni, ma l’area resta un pericolo per la salute pubblica e una vergogna per l’intera comunità.
Il Movimento 5 Stelle ha sollevato la questione in ogni sede istituzionale, dal Consiglio Comunale al Parlamento Europeo, passando per la Regione Calabria e il Parlamento Italiano. In dettaglio, sono stati prodotti i seguenti atti:
In sede comunale: interrogazioni in Consiglio Comunale, una petizione firmata da 500 cittadini, due atti stragiudiziali di diffida e messa in mora e un esposto per la mancata attivazione dei poteri sostitutivi ex art. 250 del Dlgs 152/2006.
In Parlamento: tre interrogazioni alla Camera e una al Senato.
In sede europea: due interrogazioni al Parlamento Europeo presentate da Laura Ferrara. Ogni volta si è chiesto conto delle inadempienze, delle promesse non mantenute e delle risorse mai utilizzate per la bonifica.
La verità è una: finché si continuerà a fare propaganda sulla pelle dei cittadini di Rende, nessun intervento serio verrà mai realizzato. Serve trasparenza, serve un’assunzione di responsabilità chiara e inequivocabile da parte di chi ha avuto ruoli di governo in questi anni. Noi non ci fermeremo finché non verrà fatta piena luce su una vicenda che è uno scandalo ambientale, sociale e politico”.
Così Rossella Gallo, candidata Sindaca di Rende.