In una lettera aperta, Francesco Aiello, professore ordinario di Politica Economica dell’Università della Calabria, ha commentato la notizia del ritiro della società Baker Hughes dal progetto di investimento nel porto di Corigliano-Rossano: “La decisione di Baker Hughes di non insediarsi nel porto di Corigliano Rossano rappresenta un’altra opportunità persa per la Calabria. Non è accettabile pensare di creare prospettive di crescita puntando esclusivamente su settori legati alle risorse naturali, come il turismo, l’agroindustria e la pesca. I manuali di Economia di base e l’esperienza di molti paesi insegnano che non esistono economie ricche e in crescita regolare senza un solido e massivo sviluppo industriale. Rispetto all’idea bucolica di un’economia degli “agrumi”, la creazione di valore aggiunto e, quindi, di ricchezza, oggi è un tratto distintivo dei settori “green” che producono beni e servizi ad alta intensità tecnologica, capaci di essere competitivi sui mercati globali. È per tali ragioni che, compatibilmente con l’esigenza di promuovere una crescita sostenibile in termini sociali ed ambientali, non si può accettare che per mere questioni amministrative si rinunci a simili occasioni di sviluppo.
La Calabria ha bisogno non solo di un investimento come quello di Baker Hughes, ma di decine di investimenti simili per costruire una prospettiva solida e duratura. Poiché ci sono fondati motivi per ritenere confermata la decisione di Baker Hughes, ci troviamo di fronte all’ennesima occasione sfumata per invertire il declino che attanaglia la nostra regione. Questa rinuncia si aggiunge alla desertificazione industriale di tutto il territorio calabrese e, in particolare, all’eclatante fallimento dell’industrializzazione nell’area retroportuale di Gioia Tauro.
In queste ore è in atto una disputa tra i principali attori istituzionali, tra cui il sindaco di Corigliano Rossano, Stasi Flavio, il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, i sindacati e gli industriali. Dal caso Baker Hughes si possono apprendere due lezioni. La prima è che i tavoli di condivisione vengano organizzati prima e non dopo le decisioni di disinvestimento. Solo così si potrà costruire una sinergia istituzionale capace di attrarre capitali esteri e creare un ambiente libero e favorevole allo sviluppo. La seconda lezione è legata all’auspicio che le classi dirigenti di questa regione siano consapevoli che l’unico canale per creare sviluppo passa necessariamente dall’attrazione di investimenti extra-regionali. In questa direzione, l’azione delle amministrazioni locali deve essere svincolata dalla tutela di interessi di nicchia e pronta a una pianificazione del territorio che consenta di accogliere proposte di investimento, come quella, purtroppo, svanita della multinazionale Baker Hughes.”