di Roberta Mazzuca – In occasione delle Giornate Europee del Patrimonio Sostenibile 2022, anche il capoluogo bruzio ha voluto fornire il suo speciale contributo con il progetto “All for one”, che la Biblioteca Nazionale di Cosenza, rappresentata dal suo direttore Massimo De Buono, porta avanti insieme al Centro di Alta Competenza CONNESSIONI guidato da Fabio Gallo. Un’occasione di confronto e di sensibilizzazione sul tema del patrimonio sostenibile, e su tematiche attinenti all’Agenda 2030, alla Convenzione di Faro e alla strategia del XXI secolo. Ma, ciò che più di tutti rende merito alla giornata tenutasi ieri proprio presso la Biblioteca Nazionale, è la presentazione ufficiale del primo Ecosistema Digitale della Cultura della Città di Cosenza. Un contenitore mastodontico di bellezza, conoscenza, e fascino, racchiuso in un progetto che non ha eguali nel panorama attuale.
“Quello che vedremo oggi è l’esempio di cosa possa creare la collaborazione tra Stato e privato” – afferma il direttore De Buono. “I beni culturali hanno quasi una necessità di essere comunicati, pubblicizzati, fatti conoscere”. Il periodo pandemico, difatti, insieme al grande sviluppo delle nuove tecnologie, ha inevitabilmente determinato un cambiamento nel realizzare e pensare la cultura. Un cambiamento che spaventa, di fronte al quale tanti sono scettici, ma di cui, invece, il Centro di Alta Competenza CONNESSIONI ha saputo trarre linfa vitale per immaginare e costruire un nuovo modo di intendere il nostro patrimonio culturale, un nuovo modo di fruirne, un nuovo modo di credere che anche la vecchia Atene della Calabria possa riappropriarsi della sua storia e delle sue eccellenze. “Le nuove tecnologie devono rappresentare strumenti preziosi ed imprescindibili per la diffusione e la circolazione della cultura. In questo senso, il processo che noi abbiamo già avviato da un po’ di tempo apre alla ricerca di nuove strade” – conclude il direttore.
Il Museo all’Aperto Bilotti: le “perle nere” della città bruzia
“MetaversoCOSENZA” il nome del nuovo mondo immaginato e realizzato da Fabio Gallo e dal Centro di Alta Competenza CONNESSIONI, trasposizione nel digitale dell’ecosistema naturale, di ciò che esiste già. Un mondo, dunque, che prende le mosse da quel grandissimo patrimonio artistico e culturale della città di Cosenza abbandonato ormai da anni. Un mondo, se vogliamo, utopico, inesistente, chimerico. Un mondo che, a guardarlo, si rimane, allo stesso tempo, incantati e amareggiati. Incantati dall’osservare quanti e quali luoghi, oggetti, patrimoni, abbia racchiusa in sé la vecchia Atene della Calabria. Sconcertati, però, dalla consapevolezza di quanto siano, in realtà, abbandonati e degradati nella vita reale, a dispetto di un mondo digitale che li valorizza infinitamente di più di quanto non abbiano mai fatto le attuali e passate amministrazioni.
A cominciare proprio da “uno dei capitali artistici e culturali che abbiamo in questo momento nella nostra città, il Museo all’Aperto Bilotti (MAB)” – afferma Gallo all’inizio della sua presentazione. “Per molto tempo è stato abbandonato, lo abbiamo visto quando, perfino nei recenti comizi elettorali, qualcuno si è divertito a salire sulle opere. È come se la nostra comunità avesse eliminato il senso del rispetto, con delle ricadute terribili sul sociale. Abbiamo allora deciso di iniziare la costruzione dell’Ecosistema Digitale della Cultura proprio partendo dal MAB”. Il video che esplicita la valorizzazione di questa rivoluzione del concetto stesso di museo, parla già da sé: una definizione qualitativamente altissima, da far sembrare le opere quasi più belle che dal vivo. Un’idea con una logica precisa: escludere tutti gli esseri viventi, entrare nella città di notte, e far parlare le opere attraverso la voce illustre di Roberto Bilotti. “Questo lavoro vuole essere anche un modo per riappropriarci delle cose nostre, di quelle che ci appartengono direttamente, e dobbiamo crederci, amarle, rispettarle e proporle” – afferma Gallo. Un museo che, se rapportato a quello esistente nel principale corso cittadino, non è neanche quasi riconoscibile: alcuni non sanno neanche che esista, altri lo ignorano, altri ancora gli riservano scarso rispetto perché l’indifferenza da sempre destinata alla cultura da chi, per primo, dovrebbe valorizzarla, rende incuranti gli animi di molti, abituati oramai a un mondo in cui, volendo citare il maestro Eduardo Tarsia, “il denaro e l’interesse regnano su tutto”.
“In futuro noi dovremmo relazionarci con il mondo in maniera differente” – spiega ancora Fabio Gallo. “In questo siamo una regione indietro di 40-50 anni, già solo rispetto alle regioni d’Italia che valorizzano i fondi europei, spendendoli fino all’ultimo centesimo. Per questo motivo credo che dobbiamo affrontare seriamente il problema della comunicazione, imparare a comunicare l’eccellenza”. Statue che parlano, che suggeriscono emozioni nuove: “Bisogna reinventare la nostra città, il nostro mondo, perché qualcosa vorrebbe che tutto morisse. Dobbiamo essere noi il fuoco nuovo di una rivivificazione del nostro territorio”.
Nella sezione dedicata al MAB, anche le visite virtuali delle opere, immerse nel nero assoluto per creare una diversa visualizzazione, ispirandosi alle famose “perle nere”, icone di stile e raffinatezza del grande grafico, editore e designer italiano Franco Maria Ricci. Tutto in alta risoluzione, e tutto realizzato di notte, “per far assorbire alle opere la luce della città” – spiega il direttore di CONNESSIONI.
Il MetaversoCOSENZA: la biblioteca digitale della cultura
“MetaversoCOSENZA” funziona come una vera e propria biblioteca in cui poter sfogliare la cultura del territorio, in una struttura ricca, strabordante quasi, di opportunità di conoscenza e arricchimento. Ma cosa contiene nel dettaglio?
I musei digitali. “Vivere all’interno delle cose, camminare all’interno delle cose”. Questo il motto principale alla base della realizzazione dei musei digitali, visionabili anche con i visori di ultima generazione. Primo fra tutti, il museo digitale della Cattedrale di Cosenza, ma anche il Santuario di San Francesco di Paola o la Chiesa di Santa Maria della Sanità. La bellezza del Sacro visionabile a 360 gradi.
800 anni di arte e di fede. “Dedichiamo questo momento a Monsignor Francesco Nolè, dalla cui interazione è nato il famoso progetto ‘Cosenza Cristiana’, apprezzato al punto tale dal ministro Franceschini da far arrivare al centro storico di Cosenza un finanziamento di 90 milioni di euro per la sua riqualificazione” – afferma Gallo, in un applauso tutto dedicato all’arcivescovo.
Cosenza città storica. Un panorama di immagini straordinario, restaurate e curate in maniera digitale. Circa 400 le visite virtuali all’interno del Metaverso, in cui possono essere inserite anche spiegazioni di professori, o performance artistiche di professionisti. “La città storica che vorremmo”, potremmo definirla. Un insieme di riproduzioni di edifici, strade, luoghi storici, così come vorremmo, ahimè, vederli nella realtà. Nessun tetto distrutto, nessuna struttura pericolante, nessun cumulo maleodorante di rifiuti, nessuna scritta a macchiare la tradizione e la storicità di quel piccolo gioiello che è (o meglio era) Cosenza Vecchia. E ritorna, a guardarle, un senso di stupore e di orgoglio misto a profonda tristezza.
E ancora, la Biblioteca Nazionale di Cosenza, il Museo dei Brettii e degli Enotri: “Abbiamo musei bellissimi, ancora magari poco conosciuti. Finalmente si può mostrare a tutti che i locali che ospitano cultura nella nostra città sono locali di assoluto pregio”; o 360 gradi, un’immersione totale nella città di Cosenza. E poi la sezione Anamorfico: “Vogliamo invitare i giovani a fare cinema, e con una semplice lente anamorfica ora è possibile. Ci consente di iniziare anche una fase creativa legata al mondo del cinema, e farlo con costi bassissimi. Doniamo, dunque, filmati di gran parte della città di Cosenza, una quantità infinita di video da un minuto con cui costruire una sceneggiatura e realizzare un film”. Un’idea accattivante e per niente banale che, ancora una volta, offre conoscenza e opportunità per tutti.
I grandi Concerti, la grande Danza, la grande Opera, il grande Teatro. “Magari la tua città ha un Teatro che non funziona affatto, che non chiede neanche i finanziamenti per il teatro di tradizione”, – afferma Gallo, in un chiaro riferimento alla questione di indubbia trasparenza che riguarda la gestione da parte del Comune del grande Teatro Rendano. “E allora puoi guardare le grandi opere sul Metaverso”. In sostanza, una riproposizione di tutte le opere digitalizzate dal Ministero della Cultura, “fino a quando – continua Gallo – un principe azzurro bacerà il nostro teatro e si sveglierà da questo sonno profondo”.
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NFT (Non Fungible Token). Una serie di opere d’arte, che si vendono anche online nella moneta digitale. Così, il Centro CONNESSIONI ha simpaticamente trasformato il MAB in una serie di gadget in cui, ad esempio, “c’è Medusa con gli occhi azzurri e il rossetto, si è fatta bella per noi, perché su MetaversoCOSENZA è tutto più bello”.
Volare. Una serie di voli di droni che consentono di visitare la città storica, di guardarne i pregi e anche i difetti, “quanto è bella e quanto è fragile. Già, perché la verità è dura quando voli con i droni e vedi tetti sfondati, case senza solai, che con un colpo di vento possono caderti addosso. Il messaggio che il Centro di Alta competenza dà lo dà, allora, anche al mondo dell’ingegneria, dell’edilizia, e al Comune”.
Infine, la FineART, l’arte della fotografia realizzata come opera. Sul Metaverso si trovano opere dello stesso Fabio Gallo quotate dai tribunali, affinché si possano vendere online e finanziare il Centro di Alta Competenza e, con esso, i giovani.
Eleonora Cafiero, poi, annuncia, a sorpresa, la digitalizzazione di un testo della Biblioteca Nazionale, il “De Rerum Natura” di Bernardino Telesio: “Anche i libri possono essere donati e diventare oggetto di studio anche a distanza”. “Oggi stiamo festeggiando il momento in cui la memoria incontra il futuro” – conclude Gallo, lasciando a tutti i presenti la curiosità di introdursi in questo incantato e vastissimo mondo, il “MetaversoCOSENZA”.
Dopo la presentazione dell’immenso universo che è il MetaversoCOSENZA, seguono gli interventi della storica dell’arte Elena Capocasale, che spiega perché è importante digitalizzare un’opera d’arte quando è possibile vederla anche dal vivo: “Quando mancano le possibilità di poter provare l’emozione di guardare dal vivo un’opera d’arte, perché privarcene completamente?”; e di Matilde Ferraro, consulente di ANCI Nazionale: “Ho provato oggi emozioni forti. In Italia abbiamo 50 siti Patrimonio dell’Umanità UNESCO, di cui in Calabria solo uno condiviso con altre sette aree, ossia le faggete vetuste del Pollino e dell’Aspromonte. Ecco, se io vedo un video come quello del MAB, penso perché non dovrebbe diventare patrimonio dell’UNESCO? Probabilmente non ne ha tutte le caratteristiche, però il messaggio è di guardare oltre”.
In collegamento direttamente da Roma anche Viviana Normando, storica dell’arte, ex direttrice di AdnKronos Cultura, e penna del noto Vittorio Sgarbi: “Il risultato presentato oggi da voi deriva da tutta una serie di sperimentazioni decennali che riportano le tradizioni della vostra bella Calabria, e che possono oggi restituire in maniera egregia il patrimonio librario, essendo esempio per tutti. Quindi grazie a tutti voi, alla Fondazione Paolo di Tarso, a Fabio Gallo che non dimentica mai la centralità di Cosenza in ambito nazionale e internazionale. Il lavoro della Fondazione è un bene culturale esso stesso, appena l’ho visto ho pensato di venire da voi”.
Ad introdurre, infine, la giornata dedicata alla “Biennale della Dieta Mediterranea per i Diritti Umani al cibo sano, acqua potabile e alla pace”, tenutasi questa mattina presso la Biblioteca Nazionale, il professore Ottavio Cavalcanti, che ha intavolato un divertente e appassionato discorso, ricco di notevoli spunti di riflessione. Dal termine “tamarro”, che etimologicamente deriva dall’arabo “mercante di datteri”, alla definizione stessa di “cultura” intesa come “costellazione di esperienze condivise e convissute trasmesse da una generazione all’altra”, ha accompagnato i presenti in un viaggio sull’alimentazione come aspetto essenziale della cultura umana. “Non c’è governo che non possa essere abbattuto da una pentola vuota” – afferma il professore.
L’Officina delle Arti e il silenzio della politica. Eduardo: “Sto ancora aspettando le istituzioni. Se sarò costretto a chiudere, andrò via dalla Calabria e dall’Italia”
Infine, ma non certo per importanza, in tema di teatri e di cultura, la straordinaria storia del gioiello cittadino di nome “Officina delle Arti” e del suo fondatore, Eduardo Tarsia, che racconta la mortificazione di ritrovarsi abbandonati dalle istituzioni dopo una vita dedita al teatro e alla città. “Innanzitutto, voglio fare una piccola precisazione, io non sono un maestro. Sono un piccolo artigiano, così mi sono sempre definito. Ho creato tanto con le mie mani” – afferma Eduardo. “Anni fa vidi questo vecchio stabile, semidistrutto, e l’ho trasformato in ciò che vedete oggi”. “Quando lo vidi io” – ribatte sua moglie – “era terribile. Non volevo entrare, c’era l’erba alta fino al primo piano, immondizia a dir basta. Poi, però, ho alzato gli occhi al soffitto, e c’era questo meraviglioso soffitto in legno, e in quel momento ho visto anch’io il teatro”.
“Qualcuno lo definì al tempo un reliquiario bellico” – prosegue Eduardo. “Ho investito tutto in quel teatro, ho ipotecato casa, ci ho creduto. Sono andato avanti tanti anni, poi da quella famosa frase ‘con la cultura non si mangia’, ci siamo resi conto che il mondo andava in una direzione diversa, e man mano ci ha chiuso le porte. Poi è arrivato il momento particolare della pandemia, e lì mi sono trovato con le spalle al muro. Ho buttato un grido d’aiuto alle istituzioni politiche, e aspetto, sto ancora aspettando”.
“Eduardo Tarsia ha avuto il genio, o la follia, di realizzare l’Officina delle Arti. Quando si entra in questo teatro ci si commuove, si rimane incantati. Non poteva, allora, morire, essere abbandonato al silenzio della politica, e quindi lo abbiamo digitalizzato” – afferma Gallo.
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Una storia d’amore, quella di Eduardo e della sua Officina, teatro ma anche vero e proprio museo del teatro, che rischia la chiusura definitiva: “Se lo chiudo, me ne vado dall’Italia, non ci voglio stare. Anche se non si vede, sto piangendo da un po’ di tempo”. L’invito ad andare a trovarlo, perché “digitalizzato è bellissimo, ma dal vivo è meraviglioso, c’è tutta la storia dei teatri di Cosenza”. Così, l’impegno da parte di Fabio Gallo di occuparsi di questo gioiello bruzio: “È lì che noi dobbiamo far rinascere tutto, e lo faremo insieme”.
Un lavoro, quindi, quello di “MetaversoCOSENZA” e di tutto il mondo che in sé integra, che non si ferma al suo debutto, ma che ogni giorno continuerà ad essere riempito di contributi, produzioni, e conoscenze, in un continuo restauro e rinnovo della cultura e della sua fruizione.